domenica 3 agosto 2008

Medioevo - Una passione contagiosa






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Ki Deus ad duné escience
E de parler bone eloquence
Ne s’en deit taisir ne celer,
Ainz se deit voluntiers mustrer
Maria di Francia – Lais

Colui che ha avuto da Dio la scienza e una buona eloquenza per esporla non deve tacere né nascondersi ma mostrarsi volentieri.

Johan Huizinga è stato certamente dotato di una buona eloquenza e di una mente capiente per accogliere cultura. Nella sua più celebre opera, l’Autunno del Medioevo, dottrina, poesia, favola e sogno sembrano costituire parti fondanti della Storiografia di questo particolare periodo storico scardinando totalmente la visione della storiografia canonizzata. Ivi abbondano simbolismi e leggende che si integrano alla perfezione con il multi sfaccettato pensiero medievale.
Non si può davvero considerale un libro di storia, piuttosto un romanzo storico in cui il protagonista è il tempo stesso, la sua epoca, le cronache e le favole che donano colore a quest’epoca generalmente definita come “Secoli bui”.
Nello scenario da lui dipinto la civiltà nasce come gioco, come distacco dalla vita reale nella quale entrano i Cavalieri con il loro codice d’onore, i loro stemmi, la loro divisione il caste, anche loro avvinti dallo spirito dei giochi e dei tornei e, contrariamente a quanto si pensa, spinti da un forte desiderio di individualismo, desiderio che viene generalmente negato allo spirito medievale e consegnato interamente all’anima rinascimentale. Ma è qui che prende forma il Rinascimento, dalle ceneri del medioevo che volge al termine e che si distacca dalla realtà bidimensionale nella quale viene relegato dalla storiografia. Nella visione di Huizinga tutto è correlato, il basso con l’alto medioevo, il medioevo con il rinascimento, e tutto prende forma dall’anima di Roma che ha dettato i canoni dell’umanistica. Siamo figli del Medioevo come siamo figli di Roma e di Atene, le stesse leggi morali ci legano, nella pantomima religiosa leggiamo le tracce della rappresentazione romana e del romanzo del Seicento. Con Huizinga acquistano valore la microstoria, le usanze popolari, la vita quotidiana, non solo imprese ed eroi dunque ma la normalità che si fa foriera di tendenze, mode ed eventi storici, la vera spinta data all’umanità per distaccarsi dalla realtà trascendente ed entrare nell’immanente.
Dopo una breve introduzione sulla vita quotidiana si descrive la vita cavalleresca, l’idea di amore, di morte, di religione e di arte.
Fino all’alba dei vent’anni ho considerato il Medioevo un’epoca buia, triste, priva di avvenimenti degni di nota e di cultura.
Il Medioevo mi è stato raccontato come un succedersi di avvenimenti nei quali non riuscivo a intravvedere un filo conduttore, un’interminabile sequenza di date da imparare a memoria e gestire in qualche modo. Carlo Magno, Pipino il Breve, Avignone e il doppio Papa, Barbari che si riuniscono in regni. Il tutto era confuso, dieci secoli di passaggio tra l’Età romana e il Rinascimento nei quali non accadde sostanzialmente nulla degno di nota.
Poi cominciai a studiarne le lingue e le loro evoluzioni, dal latino al francese, allo spagnolo, all’inglese che non si capiva da dove venisse. Questo mi aprì tutta una sequenza di connessioni impensabili fino a poco tempo prima… quella disarmonica sequenza di date e nomi cominciava a prendere una fisionomia.
Venne il tempo poi della letteratura medievale, un mondo di fiabe e sogni, di viaggi reali e immaginari, di Marco Polo e Mandeville. Esseri reali e storici che prendevano vita nel medesimo contesto, unicorni e viaggiatori, draghi e santi, cavalleria e religione… un mondo variopinto che sbucava fuori dalla fuliggine della storiografia convenzionale propugnata nei licei. Non era così bello ai tempi di scuola… perché ogni cosa sembra prendere forma e colore solo al di fuori delle quattro mura del liceo? Perché i miei professori non hanno saputo trasmettermi la visione di questo mondo incantato?
E venne il tempo dello studio della cultura, del modo di trasferirla da un uomo all’altro, da un’epoca all’altra… tra le mura dei conventi benedettini si elaboravano opere d’arte, miniature preziosissime di oro e lapislazzuli che consegnavano alla storia le vite dei santi e le opere dei maestri antichi, considerate inviolabili e ricopiate con estremo rigore.
Possibile che non si sappia che la nascita delle edizioni tascabili ebbe origine allora, così come le edizioni scolastiche, gli assegni, la Borsa, la prospettiva, il colore.
Se guardo nella mia enciclopedia tascabile, la voce Medioevo è spiegata in diciassette righe nelle quali viene racchiuso un periodo di mille anni, la voce Rinascimento in ottantacinque, ottantacinque per meno di un secolo.
E’ troppo tardi per rivalutare questa epoca storica? Per renderle giustizia? Per riconsegnarla alla gloria che merita?
Io spero di no, è contagiosa questa epoca, quando la si scopre la si ama, quando la si ama la si vorrebbe condividere con altri. Speriamo che basti.

Foto: miniatura da "I Viaggi di Jean de Mandeville"

2 commenti:

  1. E' vero, sacrosantamente vero (odio gli avverbi in ...mente, ma per questa volta faccio una eccezione). Medioevo: secoli bui. Ma a chi sarà mai venuta in mente questa espressione imbecille! Offendere mille anni di storia in questo modo. Me ne convinsero tanto che identificai gli anni della scuola media con i secoli bui del Medioevo. Ma quelli sì che erano secoli - anzi anni - bui. Prima e primo trimestre della seconda media a Napoli in una scuola ricavata in un palazzo e le aule che erano stanze di appartamenti. Continuazione della seconda e terza a Roma (Monte Sacro) in un'altra scuola tristissima. A fattor comune, i doppi turni. Passi per quelli di Napoli (lunedì-mercoledì, pomeriggio; giovedì-sabato, mattina). Ma quelli di Roma erano tristissimi (lunedì-mercoledì, mattina; giovedì-sabato, pomeriggio). Avevo solo la domenica per studiare; e i professori non facevano sconti. Così si è rappresentato il Medioevo nella mia vita: gli anni bui. Per fortuna dopo venne il liceo. Ma forse ora è arrivato il momento che anche io rivaluti i miei anni bui. Non ci sarebbe stato il liceo se non ci fosse stata la media. Così come non ci sarebbe stato il Rinascimento se non ci fosse stato il Medioevo.

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  2. Mi piace l'idea di Medie-Medioevo e Liceo-Rinascimento.
    Mi piace ancor di più pensare al periodo universitario come Illuminismo, la scienza che si svela, si comprende, diventa lucida da opaca che era.
    Perché il liceo non è lucido? Perché non c'è chiarezza

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