E per lui il senso di un episodio non stava dentro come il gheriglio ma fuori, ad avvolgere il racconto che lo sprigionava solo come una luminescenza rivela una foschia, a somiglianza di quegli aloni nebulosi che talora la spettrale illuminazione della luna rende visibile.
Joseph Conrad - Cuore di Tenebra
Non riesco a ricordare, devo avere qualche tara nascosta.
Non riesco a ricordare i fatti, l'accaduto, le cronologie.
Riesco solo a ricordare le emozioni.
Così come quando leggo un libro non ne trattengo la trama i nomi, i personaggi. Il narrato mi sfugge e filtro solo il sottotesto, quello che creo io. I passi che portano la mia mente a liberarsi in fantasie, quelli che mi portano a riflettere, quelli che mi portano a ricordare,
Tanto tempo fa cominciai ad annotare su un diario le frasi e le pagine che mi colpivano maggiormente. Non ho più smesso, adesso è diventato un database.
Ogni volta che li rileggo mi perdo in nuove riflessioni. I pezzi di racconti si separano per poi ritrovarsi nella mia mente e costruire un romanzo tutto mio. Nulla più appartiene alla penna che li generò, sono tutti miei.
Non la considero bieca lettura, è meditazione.
E detesto essere interrotta o disturbata, come accade sui treni all'arrivo di un nuovo viaggiatore che puntualmente inizia a conversare. Non mi reputo asociale: io non leggo per ingannare il tempo, leggo perché voglio leggere, voglio pensare.
Ma forse è colpa mia: quando mi chiederanno "Leggi?" risponderò "No, sto meditando"
Sono un pacifista. Ho deciso definitivamente di essere un pacifista. Non mi va, infatti, di combattere tutte le volte con il dottor Google che non riconosce il mio nickname e/o la mia password e mi fa ricominciare la procedura daccapo. Perciò, da ora in poi entrerò come 'Anonimo' e mi firmerò con il mio vero nome: Pipo.
RispondiEliminaSì, il mio vero nome, perché è stato creato da un atto d'amore e non imposto perché-il-nonno-si-chiama-così. Mi chiamo come mi chiamo per il resto del mondo, per gli amici, per i famigliari, per l'anagrafe, ma il mio vero nome è Pipo.
Il senso
Dare un senso a ciò che si fa, che si ascolta, che si vive, che si scrive, che si legge: è il senso della vita. La vita, per essere vissuta, ha bisogno di un senso. Qui ho la presunzione di ritenere di completare il pensiero di Marmott79: dare un senso a un viaggio in treno.
Da parte sua, il senso consiste - mi sembra di capire - nel riuscire a stare con se stessa e con il suo libro, invece di dover guidare l'automobile e fare cose che non danno ricchezza. La ricchezza di Marmott79 è il libro. E allora libro sia, e il treno sia libro.
Per quanto mi riguarda, invece, il treno ha costituito ricchezza per diverso tempo. Non lo prendo da un po', ma tutte le volte che ho viaggiato in treno mi sono arricchito di gente. Io ho bisogno della gente per arricchirmi, perché dalla gente - più che dai libri - vivo il presente.
Di libri ne ho letti non so quanti: avventure verso la fine dell'infanzia e prima adolescenza; romanzi e commedie nella adolescenza; saggi nella maturità. Ogni libro mi ha dato almeno uno spunto di riflessione. Non tutti. Infatti, all'ultimo trasloco ne ho gettati via alcuni: quelli che non erano mai diventati miei.
Di norma, quando leggo un libro, diventa mio e non mi piace prestarlo: sono geloso. Così come non mi piace ricevere libri in prestito. Quale amante darebbe in prestito la donna amata a un altro uomo? E quale uomo prenderebbe in prestito una donna amata? Se pure qualcuno lo fa, io no. Rispetto l'amore degli altri ed esigo rispetto per il mio amore. Il libro è un amore.
Sul libro mi piace lasciare traccia del mio seme, del mio amore (le mie annotazioni), e non desidero che altri lo facciano con me. Dal libro desidero ricevere l'atto d'amore più sublime che un uomo possa desiderare: la spinta alla meditazione; il nuovo pensiero; il frutto dell'amplesso; il figlio.
Pipo