lunedì 8 dicembre 2008

L'uomo che ride



"L'uomo che ride" è un romanzo fuori tempo.

Fu pubblicato nel 1866, a quel tempo il pubblico francese aveva già conosciuto "Il rosso e il nero" si Stendhal e "Madame Bovary" di Flaubert, i temi della letteratura stavano evolvendosi svelando il lato domestico della vita.

Hugo ritorna al passato e si inventa una storia gotica che avrebbe suscitato interesse e passione, se solo fosse stata pubblicata tre decadi prima.

La storia

Un bambino viene abbandonato da un gruppo di comprachicos, vagabondi che acquistavano bambini per sfigurarli e farne, secondo le richieste, dei buffoni o dei contorsionisti. E' buio ed è freddo sulla punta meridionale di Portland ma il piccolo, guidato dall'istinto di sopravvivenza, riesce a trovare la strada per un villaggio e raccoglie sulla strada innevata un'infante che poppa ancora dal seno della madre morta congelata.
Bambino e infante vengono accolti nella capanna di un saltimbanco.
L'infante è una bambina meravigliosamente candida e pura, resa cieca dal riverbero del sole sulla neve, viene chiamata Dea.
Il bambino è forte e bruno, sulla faccia una mostruosa maschera incisa da mani esperte, fissa su di un ghigno perenne. Si chiama Gwynplaine.
"Bucca fissa usque ad aures, genzivis denudatis, nasoque murdridato, masca eris, et ridebis semprer"

"Un osservatore che li avesse veduti avrebbe avvertito che la propria riflessione su quei due esseri si concludeva in un senso di incommensurabile pietà. Come dovevano soffrire! Un decreto di sventura pesava visibilmente su quelle due creature umane, e mai fatalità, intorno a quelle due esistenze che non avevano alcuna colpa, aveva meglio reso il destino una tortura e la vita un inferno.
Eppure essi erano in paradiso.
Si amavano"

"Una sola donna sulla terra vedeva Gwynplaine. Ed era quella cieca"

La strana famiglia prospera grazie all'attività di attori ambulanti, gli anni passano e un giorno Gwynplaine viene portato via da un importante funzionario di giustizia gettando nella disperazione Dea e Ursus, l'uomo che per quindici anni ha fatto loro da padre.

In un sotterraneo Gwynplaine viene a conoscenza della sua origine di erede di un pari d'Inghilterra, Lord Clancharlie, fedele alla repubblica di Cromwell, cui re Giacomo I aveva fatto rapire il figlio per venderlo a una banda di comprachicos.

Abbagliato dalla luce della nobiltà inglese Gwynplaine dimentica la sua famiglia, l'uomo che lo ha cresciuto, la donna che ha amato. Si veste di tessuti pregiati e si piega alla voluttà delle cortigiane ma giunto nella Camera dei Lord per l'investitura ufficiale non dimentica il suo mondo e attacca l'aristocrazia per la sua indifferenza nei confronti del popolo sofferente.

"Quel che è stato fatto a me. è stato fatto al genere umano. Gli hanno deformato il diritto, la giustizia, la verità, la ragione, l'intelligenza, come a me gli occhi, le narici e le orecchie; come a me, gli è stata posta nel cuore una fogna di collera e di dolore e sulla faccia una maschera di contentezza."

Deriso e insultato dall'assemblea pensa di ritornare dalla sua famiglia adottiva ma non la trova più: hanno ricevuto l'ordine di lasciare la città. Li ritrova per pura fortuna, Dea è malata e spira tra le sue braccia.

La vita di Gwynplaine è cominciata nel momento in cui ha raccolto la piccola Dea in fasce e decide di terminarla con lei, nelle acque della Manica.

Create da Dio o create dall'uomo il destino delle creature mostruose, almeno quelle letterarie, sembra essere segnato: Quasimodo, Frankenstein, Gwynplaine, dalla maturità all'oblio in un battito di ciglia e in questo tempo esiguo il potere di sconvolgere le vite di coloro che li circondavano.

Curiosità: la descrizione della deformità di Gwynplaine mi ricordava qualcosa ma non afferravo cosa... o chi.

Scava che ti scava la Rete alla fine dà una mano.

Con tutto il rispetto per gli altri, per me Joker è e rimane Jack Nicholson.







7 commenti:

  1. E' la metafora di ciascuno di noi: la vita che siamo costretti a vivere e che forse non avremmo voluto mai.

    Io stesso sono stato costretto a vivere una vita che non avrei voluto mai, ma è stata quella che è stata. Annullarsi nelle acque della Manica non serve a niente. Se abbiamo sopportato la sofferenza del nascere, sopporteremo anche quella del vivere e quella del morire. Così come Dio vorrà.

    No, non è una proclamazione di fede la mia. E' solo una constatazione. Si nasce, si vive, si muore. E nel frattempo cerchiamo di cavarcela come meglio possiamo. Nessuno di noi è responsabile della propria nascita. Cerca di sopportare la vita come meglio può. Si rassegna alla morte perché non si può altrimenti.

    Se qualcuno ti ha deformato nel corso dell'infanzia, pazienza. Non puoi prendertela con nessuno, tanto meno con i tuoi genitori, che innocentemente cercavano di tirare avanti anche loro. Ma forse non sapevano, non vedevano.

    Se del figlio ne hanno fatto un mostro, non so quanta colpa può essere attribuita a loro. Vagavano anch'essi nelle sfere del creato e cercavano di capire. Se non hanno capito, pazienza.

    Ma il bambino non deve cedere; deve anzi continuare a combattere, anche quando sarà diventato grande, magari sessantenne, e con tutte le forze che gli rimangono continuare a vivere una vita che non ha voluto e qualcuno gli ha deformato.

    Con la bocca che ride.

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  2. Ci sono persone che vivono con la loro deformazione per anni e non se ne accorgono, Hugo va oltre e ci parla di una società deformata, mostruosa.
    Qualcuno se ne rende conto subito, altri mai.
    "Nessuno di noi è responsabile della propria nascita." E' vero, ma sai anche che io penso che si deve essere responsabili della propria vita, anche qui è stato un libro a illuminarmi: "La Storia Infinita", quando a Bastian viene detto "Fa ciò che vuoi" e l'autore è stato tanto carino da spiegare anche cosa voglia dire quella frase: non vuole spingere a fare ciò che salta per la testa ma ciò che davvero si desidera.
    Forse la maschera che ride ce l'ho avuta anch'io per un po' ma ritengo presuntuosamente di essermene liberata... e adesso le risate me le faccio davvero.

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  3. "Nessuno di noi è responsabile della propria nascita."
    In merito alla frase di cui sopra non ci possono essere dubbi come potrebbe essere diversamente...

    Sono pero' d'accordo con te Marmott, tutti dobbiamo essere responsabili della nostra vita.
    Questo non ci immunnizza dagli errori che ovviamente tutti commettiamo, importante e' assumerci sempre le nostre responsabilita', non accantonare i principi morali che ci guidano e non calpestare la nostra dignita'.

    Come diceva sempre il buon Conte di Cavour "Il primo bene di un popolo e' la sua dignita' "...
    In un mondo dove tutti sono disposti a barattarla per quattro soldi questo e' un bellissimo principio...

    La citazione di Gwynplane oltre ad essere bellissima temo sia anche terribilmente attuale...
    "Quel che è stato fatto a me. è stato fatto al genere umano. Gli hanno deformato il diritto, la giustizia, la verità, la ragione, l'intelligenza, come a me gli occhi, le narici e le orecchie; come a me, gli è stata posta nel cuore una fogna di collera e di dolore e sulla faccia una maschera di contentezza."

    Sono d'accordo, a parte quello delle pagine fumettistiche, che e' l'unico vero ed originale Joker, nessuno lo ha interpretato meglio di Jack Nicholson...

    Ale

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  4. C'é un'altra frase di commento davvero interessante, *si rassegna alla morte perché altrimenti non può*, finanche stoica per taluni, giustizia vera della superbia per gli altri. Una maschera deforme non sarà capace di accettare la morte più di chiunque altro, si rassegna e basta. Marmotta, molto bello questo post.

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  5. Se vogliamo possiamo aggiungere un altro punto ancora.
    "Una sola donna sulla terra vedeva Gwynplaine. Ed era quella cieca"
    Al di là della maschera sono poche le persona che riescono a vedere, sono quelli che guardano dentro e vedono il bene e il male, non importa la maschera che si porta.
    Se queste persone non ci sono più, per qualsiasi motivo, noi stessi non esistiamo più, così come, se nessuno vede un fiore che sboccia, è come se questo fiore non esistesse per l'umanità.
    La scelta di Gwynplaine di gettarsi nella Manica può essere così interpretata sia letteralmente sia metaforicamente, la morte di Dea non è solo la spinta verso la sua morte fisica ma soprattutto la morte come essere umano, quello che si cela dietro la maschera.
    Grazie a tutti.
    E' bellissimo conversare con voi, mi arricchisce ogni giorno di più.

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  6. Io come al solito non mi intrometto nella discussione, ma non posso che concordare con te quandi affermi che l'unico Jocker è, e sempre sarà, Jack Nicholson

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  7. Credo non ci fosse nemmeno bisogno di truccarlo

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