Il Fanciullino - Giovanni Pascoli |
In un periodo di letture mooooooooolto pesanti (Mme Bovary, Lolita, Wide Sasrgasso Sea) mi sono voluta concedere un'oasi di serenità e pace.
È stato meraviglioso!
Confesso che era dai tempi della maturità che desideravo leggere e possedere questo scritto e quando lo ho trovato in libreria edito da Abeditore sono stata felicissimissima.
La veste grafica della collana Piccoli Mondi è ormai conosciuta. Apprezzo tantissimo il bianco e nero scelto per la copertina quando, in modo più kitsch, si sarebbero potuti scegliere i colori pastello: bianco e nero è perfetto, non perché vecchio o antico ma perché è un testo che non ha età e che per la sua semplicità nelle immagini evocate si rivolge a tutti.
In questo testo Pascoli ripercorre i temi di Omero, Virgilio, Orazio e Dante per riscoprire l'anima della poesia, il suo battito primordiale originale prima che venisse riproposto e sfigurato nei secoli successivi.
Nel tributare onore al passato spiega anche cosa sia la poesia per lui, chi sia il poeta e quale sia il fine ultimo della poesia.
Chi è dunque questo fanciullino?
E' un essere gentile che vive dentro di noi, scopre il mondo per la prima volta, se ne meraviglia e canta; e noi udiamo forte la sua voce e la ascoltiamo condividendone stupore e bellezza. Noi cresciamo e lui rimane giovane e la sua voce squillante ascoltiamo sempre meno ma
"l'uomo riposato e saggio ama parlare con lui e udirne il chiacchiericcio".
Con enfasi ed entusiasmo come chi vede il mondo per la prima volta, con ripetizioni per sottolineare i pensieri, con digressioni e con paragoni tratti dalla vita e dalle esperienze comuni affinché più facilmente si intenda.
Parla una lingua semplice come quella dei primi uomini
"che non sapevano niente". "Il mondo nasce per ognun che nasce al mondo. (...) Tu sei antichissimo, o fanciullino! (...) E primitivo il ritmo col quale tu, in un certo modo, lo culli o lo danzi"
A chi parla il fanciullino?
Non al poeta ma attraverso il poeta al fanciullino che è in noi, in tutti noi, perché Pascoli è convinto che in tutti gli esseri umani risieda questa meraviglia.
"Parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle (...) popola l'ombra di fantasmi e di dèi".
Trovo bellissima questa immagine: che sia il fanciullino che è in noi a popolare il cielo di dèi.
Quale è lo scopo del fanciullino?
Non convincere, non persuadere ma far scoprire o ritrovare ciò che in realtà già sapevamo da sempre ma non ci eravamo mai soffermati a considerare.
Il fanciullino non inventa: scopre!
"Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta."
Non l'utile, non la gloria di apporre il proprio nome:
"Non miete chi non s'inchina, si deforma, si fa gobba. (...) E tu devi essere diritta, serena, semplice, anima mia!"
"Tu scopri, s'è detto, non inventi; e ciò che scopri, c'era prima di te e ci sarà senza di te. Vorresti scriverci il tuo nome su? (...) Dunque che importa a te del nome?"
Il nome? Il nome? L'anima io semino,
ciò ch'è di bianco dentro il nocciolo,
che in terra si perde,
ma nasce il bell'albero verde
Ciò che in terra si perde,
ma nasce il bell'albero verde
Nascere transitivo. Bellissimo.
Dicendo cosa è poesia, Pascoli dice anche e soprattutto cosa non lo è: la retorica, gli inni alla patria e le esortazioni alle armi perché il fanciullino è universale e non si rivolgerebbe mai contro un suo fratello. Perché il fanciullino ama e desidera condividere, non sopraffare. Poesia non è il bello stile che si apprende a scuola, tutto infiorettato, teso a vedere l'effetto che fa sul pubblico e a modulare i propri scritti in base a ciò che più piace.
Poesia non è imitazione, non sono gli stucchi dorati apposti sulle classiche statue di marmo per camuffarle e renderle più splendenti:
"Lo studio deve essere rivolto a togliere più che ad aggiungere"
Piccola nota personale: è un diario, non posso non accennarvi.
Il mio incontro con il fanciullino risale a ventuno anni fa, non perché lo sentissi in me: ho sempre ascoltato più i fanciullini altrui del mio; ma perché lo studiai, come molti, a scuola. Però lo studiai come teoria accedendo solo ai capitoli I e III del testo orignale, come credo facciano in molti.
Rileggendo oggi quello che Cesare Segre scriveva per definire il manifesto della poesia pascoliana, solo adesso trovo, ahimé, un errore: un importante errore che può falsare la stessa immagine del fanciullino.
Scrive Segre:
Rileggendo oggi quello che Cesare Segre scriveva per definire il manifesto della poesia pascoliana, solo adesso trovo, ahimé, un errore: un importante errore che può falsare la stessa immagine del fanciullino.
Scrive Segre:
Il poeta cioè coincide con il "fanciullino"
"Coincidere", Treccani: corrispondersi esattamente.
Il fanciullino e il poeta non si corrispondono ma sono l'uno all'interno dell'altro.
Non so, non cambia tantissimo ma se Pascoli scrisse "È dentro noi un fanciullino" voleva significare esattamente quello e mi stupisce che, avendo a disposizione le parole dirette e senza il filtro della traduzione, abbia scelto un'altra parola.
"Coincidere", Treccani: corrispondersi esattamente.
Il fanciullino e il poeta non si corrispondono ma sono l'uno all'interno dell'altro.
Non so, non cambia tantissimo ma se Pascoli scrisse "È dentro noi un fanciullino" voleva significare esattamente quello e mi stupisce che, avendo a disposizione le parole dirette e senza il filtro della traduzione, abbia scelto un'altra parola.
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