Oggi in Irlanda è festa nazionale, per noi è un'occasione in più per bere Guinness a ritmo di U2 e Cramberries.
E postare foto di libri verdi, ovviamente.
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San Patrizio è soprattutto noto per una leggenda cristiana conosciuta come Pozzo o Purgatorio di San Patrizio, appunto, basata su un sostrato di leggende celtiche.
La leggenda cristiana narra di Cristo che mostra mostra al santo una grotta in cui gli avventori avrebbero potuto vedere le pene del Purgatorio e in cambio ricevere la remissione dei propri peccati.
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Dalla leggenda si fa presto a creare letteratura: il monaco H. di Saltrey narrò in latino di un cavaliere al servizio di re Stefano d'Inghilterra che tra il 1135 e il 1154 avrebbe compiuto un viaggio in Purgatorio attraverso questo leggendario pozzo.
Il testo è stato tradotto in volgare anglo-normanno da Maria di Francia, la prima donna di lettere di lingua francese di cui si abbia notizia, visse in Inghilterra nel XII secolo, probabilmente alla corte di Enrico II ed Eleonora d'Aquitania. Oltre al Purgatorio di San Patrizio tradusse anche le favole di Esopo e i celebri Lais, brevi componimenti in versi di origine celtica sulla materia di Bretagna che in seguito avrebbero diffuso il mito di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda in tutta Europa.
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Di Maria di Francia, curiosamente, si sa poco o nulla: solo quel che lei stessa scrisse nell'epilogo delle Favole:
Marie ai num, si sui de France
Maria ho nome, sono di Francia
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Dal punto di vista della tradizione cristiana questo testo è importantissimo perché contribuì a diffondere l'idea di un terzo luogo dell'Aldilà quando ancora era diffusa la convinzione che oltre la morte vi fossero solo vita o morte eterna, nessuna possibilità di scontare i peccati.
(Dante era ancora lontanuccio e si limitò a scrivere della tripartizione dell'Aldilà quando era ormai cosa acquisita).
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NOTA: per i Celti era molto caro il tema dell'Aldilà: regno dell'eterno in cui la vita continua in modo meraviglioso tra bevute, mangiate e sesso e i racconti delle visioni di questo Luogo oltre la morte erano abbastanza comuni.
Uno di questi scritti ci è stato lasciato da Lóegaire, auriga di Cuchulain (eroe mitologico celtico) in cui cerca di descrivere la visione che gli si presenta quando entra nei sacri regni:
All porta verso l'Occidente
Sul lato verso il tramonto del sole,
Vi è un gruppo di cvalli grigi con criniere screziate
E un altro gruppo di cavalli bai
Alla porta verso l'Oriente
Vi sono tre alberi di vetro purpureo.
Sulle loro cime uno stormo di uccelli canta una dolce, lunga canzone
Per i bambini che vivono nella regale fortezza.
All'ingresso del recinto vi è un albero
Dai cui rami viene una musica bella e armoniosa.
È un albero d'argento, che il sole illumina.
E brilla come oro.
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NOTA2: scrive Caitlin Matthews nel suo I Celti, Xenia 1993, che
Nella topografi celtica, certi siti sono stati sempre creuti i luoghi d'ingresso nell'Aldilà. Molto spesso il poggioè l'entrata o il confine naturale dove i due mondi s'incontrano.
(...)
Si osservano qualche volta modi diversi per raggiungere i mondi interni, per esempio in "La logorante malatti di Cuchulainn", dove Leogaire, l'auriga di Cuchulainn, va a esplorare il sidhe. "Essi videro una barca di bronzo che attraversava il lago e veniva verso di loro. Salirono sulla barca e si diressero verso l'isola; là trovarono un'entrata, e un uomo apparve". Tra i mondi esistono anche ponti particolari. Bran il Beato trasforma sé stesso in uno di questi ponti tra le terre della Britannia e l'Aldilà, rappresentao come l'Irlanda. Per raggiungere l'Isola delle Donne, Maelduin attraversa un ponte di cristallo.
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