venerdì 6 settembre 2019

Comma 22 - Come la racconti la guerra?


Come la racconti la guerra?

Come la racconti la seconda guerra mondiale? 
Il desiderio di uccidere qualcuno che non conosci, la paura di essere ucciso da chi non ha motivi personali per farlo. Il susseguirsi degli eventi nel loro essere ripescati dalla memoria?

Per prima cosa attraverso al follia.
La follia di un regolamento, il Comma 22, che recita: solo chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.
Un circolo vizioso perfetto in cui i soli esentati dalle missioni sono proprio quelli che vogliono che la guerra continui.

Ora, spiegare come sia Comma 22 non è semplice e soprattutto non vorrei banalizzarlo utilizzando espressioni tipo "capolavoro della letteratura postmoderna" o "un libro che ha segnato e definito il Dopoguerra" o altre frasi sicuramente correte ma riduttive: per spiegarvi perché è davvero un'opera d'arte (e anche perché è divertente) voglio scomporlo come di solito non faccio, prendendo in considerazione i personaggi, la struttura e il linguaggio.

I personaggi

Il protagonista, Yossarian, è un ufficiale dell'aeronautica militare americana, pilota bombardiere di stanza a Pianosa, nell'arcipelago toscano. 
Yo-Yo, così lo chiamano, proprio non riesce a comprendere perché persone sconosciute vogliano ammazzarlo e trascorre la maggior parte del suo tempo nell'ospedale da campo per un immaginario disturbo al fegato. A fare da contorno alle sue più che giustificate paranoie, un insieme variegato di personaggi, ognuno con le sue manie, ossessioni, distorsioni.
C'è il dottor Daneeka inc... nero perché in America stava iniziando a fare soldi con la sua professione quando gli hanno comandato di partire per l'Italia e spera ardentemente che la situazione nel Paese non si sblocchi almeno fino alla fine della guerra perché altrimenti lo manderanno nel Pacifico, c'è Milo Minderbinder che dalla guerra sta traendo profitto con il traffico di merci di tutti i tipi di cui beneficia la cooperativa "E tutti hanno una quota", il tenente Nately, di ottima famiglia, che si innamora di una puttana italiana che lo disprezza e spende tutto il suo denaro, c'è il tenente e poi colonnello e forse in futuro generale Scheisskopf (letteralmente "testa di merda") talmente ossessionato dalle parate da impegnare tutte le sue risorse per inventare il miglior modo per sfilare ricorrendo persino agli studi anatomici di Leonardo, c'è Orr, il pilota pazzo che continuamente viene abbattuto, continuamente finisce in mare e continuamente viene recuperato e c'è il vecchio romano, senza nome, che filosofeggia sulle guerre, sugli italiani e sugli americani.
Infine c'è questo soldato in bianco in corsia, ricoperto dalla testa ai piedi di gesso e garza, una bottiglia collegata a una cannula infilata nel gomito gli fornisce i liquidi necessari, un'altra bottiglia raccoglie quelli di "scarico" e quando la prima bottiglia è vuota e la seconda piena gli infermieri si premurano di invertire le due perché l'importante è mantenere la circolazione dei liquidi all'interno del corpo. Un po' la sintesi di questa guerra assurda: non importa chi faccia cosa e cosa si faccia: quel che conta è perpetrare il movimento. È anche un po' il soldato di Schrödinger: nessuno sa davvero se sia vivo o morto finché l'infermiere non legge la temperatura segnata sul termometro.

La Struttura

La struttura circolare dell'opera è, dal mio punto di vista, la caratteristica più interessante dell'opera e la più realista. C'è chi ha voluto definire Comma 22 uno dei primi romanzi post-moderni (è del 1961) e non a torto. Cito da Treccani:
"in contrasto con il carattere utopico, con la ricerca del nuovo e l’avanguardismo tipici dell’ideologia modernista, la condizione culturale p. si caratterizza soprattutto per una disincantata rilettura della storia, definitivamente sottratta a ogni finalismo, e per l’abbandono dei grandi progetti elaborati a partire dall’Illuminismo e fatti propri dalla modernità."
Più ancora che circolare direi che il libro presenta una struttura a chiocciola: la narrazione si dipana come la crescita del guscio di una lumaca: con fasce di accrescimento che diventano sempre più larghe verso l'esterno in una spirale che si arrotola sempre in senso antiorario. 
Non c'è una narrazione lineare: inizio, svolgimento e finale sembrano buttati a casaccio come il corpo di un soldato smembrato dalle bombe. Lo stesso evento principale del libro, citato spesso tra le pagine che suscita la curiosità del lettore e determina gran parte della presa di coscienza del protagonista, è descritto solo alla fine dell'opera ma l'autore ne dissemina i pezzi lungo tutta la narrazione coinvolgendo il lettore nei continui spostamenti temporali della mente di Yossarian.
Parlo di narrazione a chiocciola e non circolare perché la circolarità dà una sensazione di chiuso e suggerisce comunque un'idea di linearità ovvero una linearità che inizia in un punto e termina in un altro per poi ricominciare, un po' come la Recherche di Proust.
No, qui siamo di fronte a una narrazione diversa perché in ogni punto della narrazione si riescono a toccare in sezione tutti i punti della storia e ognuno di quesi punti è legato indissolubilmente agli altri.
Dalla proporzione aurea dell'uomo vitruviano di Leonardo studiato da Scheissekopf per le sue parate, alla sezione aurea utilizzata come struttura portante del romanzo. Davvero ben ben ben congeniato, ci ho messo un pochino per realizzare la cosa e l'illuminazione è arrivata nel momento ho visualizzato l'immagine della chiocciola nella mia mente crearsi dal nulla.

E poi c'è il grande, grandissimo colpo di scena finale, anche questo preannunciato lungo tutto il romanzo, che lascia letteralmente senza fiato il lettore, spiazzato tra incredulità, felicità e una grossa, grassa risata liberatoria come acme indiscusso dell'assurdo. 
Questa è la straordinaria maestria di Joseph Heller che non ci fa minimamente capire la rivelazione finale e ci lascia sbalorditi e speranzosi come il protagonista Yo-Yo. non dico nulla a riguardo ma la sensazione che lascia è molto simile a quella della "Versione di Barney" o de "I soliti sospetti"

Le Parole

Potevano bastare anche solo i personaggi raccontati per fare di questo libro un inno all'assurdo ma Heller fa di più: rende l'idea del paradosso con le parole e con l'andamento circolare della narrazione.
E per rompere la monotonia si mise a inventare dei giochi. «A morte tutte le espressioni qualificative» dichiarò un giorno, e dalle lettere che passavano per le sue mani scomparvero tutti gli avverbi e tutti gli aggettivi. Il giorno seguente dichiarò guerra agli articoli. Un più sublime livello di creatività fu raggiunto il giorno seguente, quando cancellò tutto a eccezione degli articoli. Ciò produceva, egli sentiva, un più dinamico equilibrio di tensioni fra linea e linea, e dava quasi sempre al messaggio un carattere di universalità. Dopo un certo tempo cominciò a bandire dalle lettere i saluti e le firme, lasciando il testo intatto. Un’altra volta cancellò tutto fuorché l’inizio: «Cara Maria», e in calce alla lettera scrisse: «Ti bramo tragicamente. R. O. Shipman, Cappellano, Esercito degli Stati Uniti». Il cappellano del gruppo si chiamava appunto R. O. Shipman.Quando ebbe esaurito tutte le possibilità offerte dal testo delle lettere, partì all’attacco dei nomi e degli indirizzi sulle buste, distruggendo intere case o strade, annientando, con un disinvolto colpetto di mano, intere metropoli, come un Dio. Il Comma 22 prescriveva che ogni lettera censurata portasse il nome dell’ufficiale incaricato. Gran parte delle lettere, Yossarian non le leggeva affatto. Su quelle che non leggeva scriveva il suo nome. Su quelle che invece leggeva, apponeva la firma: «Washington Irving». E quando anche questo divenne monotono, cominciò a scrivere: «Irving Washington».
Quel che a un lettore appare assurdo diventa una banalità per Yossarian che gli permette di rimanere sano: "assurdizzare" il banale, banalizzare l'assurdo, questa è la chiave di lettura del libro perché in guerra tutto deve apparire perfettamente normale anche se è  tutto incredibilmente straordinario.

Gli stessi dialoghi tra i personaggi echeggiano quelli tra Vladimir ed Estragon dell'"Aspettando Godot" di Beckett, si avvolgono a chiocciola nel tentativo di giustificare sé stessi e non c'è speranza di renderli esplicativi anzi, si assiste a un'involuzione del significato, alla trasformazione della parola da vettore di significato a mero suono. I dialoghi, le parole vengono aperti e svuotati come un uovo alla coque del quale, alla fine, non resta che il guscio vuoto, come l'insieme di garza e gesso che contengono il soldato in bianco, o forse non lo contengono e dell'uomo non hanno che a forma e ci fanno credere che chissà cosa contengano.
"Nominate, per esempio, un poeta che fa soldi.»«T. S. Eliot,» disse l’ex caporalmaggiore Wintergreen dal cubicolo dove selezionava la posta al Quartier Generale del Ventisettesimo Air Force e sbatté giù il telefono senza dichiarare la propria identità.Il colonnello Cargill, a Roma, rimase perplesso.«Chi era?» chiese il generale Peckem.«Non lo so,» il colonnello Cargill rispose.«Che cosa voleva?»«Non lo so.»«Insomma, cosa ha detto?»«T. S. Eliot,» il colonnello Cargill lo informò.«Che cosa?»«T. S. Eliot,» il colonnello Cargill ripeté.«Soltanto T. S...»«Signorsì. Questo è tutto quello che ha detto. Soltanto ‘T. S. Eliot’.»«Mi domando cosa voglia dire,» il generale Peckem rifletté. Il colonnello Cargill se lo chiese anche lui. «T. S. Eliot,» il generale Peckem meditò.«T. S. Eliot,» il colonnello Cargill gli fece eco con lo stesso tono di funerea perplessità.Il generale Peckem si risollevò dopo un momento con un sorriso mellifluo e benevolo.La sua espressione era astuta e sofisticata. Gli occhi gli brillavano di malizia. «Fammi chiamare da qualcuno il generale Dreedle,» ordinò al colonnello Cargill. «Senza fargli sapere chi lo chiama.»Il colonnello Cargill gli passò il telefono.«T. S. Eliot,» il generale Peckem disse, e attaccò il ricevitore.
Ed eccolo qua il Comma 22 che compare per la prima volta con tutta la sua lucida contraddizione, una trappola perfetta cui nulla può sfuggire:   
«Non puoi esonerare dal volo uno che è pazzo?»«Oh, certo. Devo farlo. C’è una regola che prescrive di esonerare dal volo tutti quelli che sono pazzi.»«E allora perché non esoneri me? Io sono pazzo. Prova un po’ a chiederlo a Clevinger.»«Clevinger? E dove è Clevinger? Trovami Clevinger e io glielo chiederò.»«E allora chiedi a uno qualsiasi degli altri. Te lo diranno loro che io sono pazzo.»«Loro sono pazzi.»«E allora perché non li esoneri?»«Perché non mi chiedono di esonerarli?»«Perché sono pazzi, ecco perché.»«Certo, che sono pazzi,» rispose il dottor Daneeka. «Te l’ho appena detto che sono pazzi, no? Ma, dimmi un po’, come si fa a lasciare decidere a quelli che sono pazzi se tu sei pazzo o no?»Yossarian lo guardò con calma e provò a fare un approccio da un altro angolo. «E’ pazzo Orr?»«Certo che lo è,» disse il dottor Daneeka.«Puoi esonerarlo?»«Certo che posso. Ma prima lui deve chiedermelo. Questo fa parte della regola.»«E allora perché non te lo chiede?»«Perché è pazzo,» disse il dottor Daneeka. «Deve essere pazzo, per il fatto stesso che continua a volare dopo aver sfiorato la morte così tante volte. Certo, posso esonerare Orr. Ma prima deve chiedermelo lui.»«Questo è tutto quello che deve fare per essere esonerato?»«Questo è tutto. Basta che me lo chieda.»«Allora, dopo che lui te l’ha chiesto, puoi esonerarlo?» Yossarian domandò.«No, dopo non posso esonerarlo.»«Vuoi dire che c’è un comma?»«Certo che c’è un comma,» rispose il dottor Daneeka. «Il Comma 22. ‘Tutti quelli che desiderano di essere esonerati dal volo attivo non sono veramente pazzi’.»
Anche il sarcasmo disilluso viene sfruttato per rappresentare l'assurdo:
Tutto quello che gli chiedevano di fare in un ospedale era di morire odi sentirsi meglio, e poiché lui stesso stava perfettamente bene, tanto per cominciare, non era affatto difficile sentirsi meglio.Stare all’ospedale era molto meglio che stare nel cielo di Bologna o volare su Avignone con Huple o Dobbs ai comandi e con Snowden agonizzante nella coda dell’aereo.Di solito non c’erano quasi mai così tanti ammalati dentro all’ospedale quanti ce n’erano fuori dall’ospedale, e Yossarian si era accorto che generalmente c’erano ancor meno persone dentro l’ospedale che fossero malate seriamente. Dentro l’ospedale c’era un indice di mortalità molto più basso che fuori dall’ospedale, e un indice di mortalità molto più igienico. Ben poche persone morivano senza che ce ne fosse bisogno. Si sapeva molto di più dentro l’ospedale su come si deve morire e di solito si riusciva a farlo in un modo pulito e ordinato. Dentro l’ospedale non si poteva certamente vincere la Morte, ma si poteva indurla a comportarsi bene. Le avevano insegnato le buone maniere.Non si poteva tenere la Morte fuori dall’ospedale, ma quando stava dentro l’avevano indotta a comportarsi come una signora per bene.La gente, dentro l’ospedale, rendeva l’anima a Dio con delicatezza e buon gusto. Non c’era segno di quella rozza, antipatica ostentazione nel morire che era invece così diffusa fuori. Non si esplodeva in mezzo all’aria come avevano fatto Kraft o il morto nella tenda di Yossarian. Non ci si irrigidiva nel freddo della morte in piena calura estiva come aveva fatto Snowden, irrigidendosi nel freddo della morte subito dopo aver confidato il suo segreto a Yossarian nella coda dell’aereo.
E infine la parabola del vecchio italiano nel bordello, l'uomo meno probabile per esprimere un pensiero ragionevole:
«Dai tanta importanza al vincere le guerre» il vecchio sporco e malvagio lo schernì. «Il vero trucco consiste nel perdere le guerre, nel conoscere quali guerre vadano perdute.

L’Italia ha continuato a perdere guerre per secoli, e guarda come ce la siamo splendidamente cavata malgrado tutto. La Francia vince le guerre ed è in perpetuo stato di crisi. La Germania perde e prospera. Da’ un’occhiata alla nostra storia recente.

L’Italia ha vinto una guerra in Etiopia e subito s’è trovata in un mare di guai. La vittoria ci ha ispirato tali stupide illusioni di grandezza che abbiamo aiutato a iniziare una guerra mondiale che non avevamo la minima probabilità di vincere. Ma ora abbiamo ripreso nuovamente a perdere, e ogni cosa comincia ad andar meglio, e certamente ne usciremo
ottimamente se riusciamo veramente a essere sconfitti.»
Nately lo guardò a bocca aperta, senza celare la propria confusione. «Ora non capisco proprio cosa sta dicendo. Parla come un folle.»
«Ma vivo come uno che folle non è. Quando Mussolini era al potere, io ero fascista e ora che è stato deposto sono antifascista. Ero fanaticamente in favore dei tedeschi quando i tedeschi erano qui a proteggerci dagli americani, e ora che gli americani sono qui a proteggerci dai tedeschi sono un fanatico partigiano degli americani. Posso assicurarti, mio giovane amico indignato» (gli occhi accorti e sprezzanti del vecchio brillarono con maggiore vivacità, mentre la balbettante confusione di Nately cresceva) «che tu e il tuo paese non troverete in Italia un partigiano più fedele di me... ma solo fin quando resterete in Italia.»
Insomma, più lo leggo, più ci penso e più questo romanzo non romanzo mi appassiona. Sono anche sicura che se trascorressi ancora qualche ora a pensarci vi troverei altri sublimi spunti da analizzare e non escludo di accennarvi in futuro. 


Curiosità:

  • Il primo capitolo fu scritto sul luogo di lavoro il giorno dopo aver iniziato a stendere la trama ma il secondo capitolo fu scritto solo un anno dopo.
  • Lo spunto per alcuni dei personaggi furono suoi conoscenti e il personaggio Milo è disegnato proprio sui ricordi di un suo amico d'infanzia
  • Al principio Yossarian doveva essere armeno ma poi Heller lo fece Assiro. Alcuni ipotizzarono che potesse essere ebreo ma Heller non lo specifica e, in realtà, la sua religione è del tutto ininfluente nella trama, come a dire che potrebbe essere di qualsiasi religione.
  • La Marvel tributò omaggio al libro in World War II chiamando una base militare Camp Cathcart dal nome del personaggio del colonnello Cathcart che nella serie TV prodotta da Sky è interpretato da Kyle Chandler (già conosciuto per essere stato il protagonista nella serie Uno sguardo dal cielo in cui un gatto gli portava il giornale del giorno dopo).
  • Anche Bonvi raccolse il significato del Comma 22 nel suo Sturmtruppen.
  • Per la sua valenza antimilitarista il testo divenne un'icona pacifista durante la guerra del Vietnam e molti manifestanti davanti alla Casa Bianca portavano sul petto una spilla con lo slogan "Yossarian lives"

venerdì 30 agosto 2019

Bookhaul agosto



Agosto, almeno per la mia famiglia, è il mese delle ferie: nelle due settimane di pausa da lavoro, scuola e campo estivo non siamo stati un giorno a casa e non vediamo l'ora di riprendere gli impegni annuali per riposarci.

Anche il bookhaul ha risentito di queste attività, tanto che metà dei nuovi arrivati riguarda esposizioni e viaggi.
⭐ Per quanto riguarda le esposizioni la parte del leone la fa Leonardo e la mostra "LEONARDO e VITRUVIO. ALLA RICERCA DELL'ARMONIA. I leggendari disegni del Codice Atlantico" di cui vi ho già parlato in un post precedente, nelle storie e sul blog e che ho già visitato due volte.
🌙 "Leonardo e Vitruvio. Oltre il cerchio e il quadrato": catalogo della mostra
🌙 "Perfecto e virtuale. L'uomo vitruviano di Leonardo": incentrato proprio sulle proporzioni geometriche e naturali studiate dall'artista
🌙 "Gioca con Leonardo da Vinci" souvenir scelto dalle le mie bimbe
⭐ In seconda posizione si piazza Giacomo Leopardi e l'esposizione permanente presso la sua casa natale a Recanati. Ci ritornavo dopo quasi venti anni dalla prima visita ma la magia è stata la stessa. Sottolineo inoltre che il Museo Leopardi nel 2015 è cambiato perciò chi l'ha già vista può tornare per apprezzarne le novità. Invece io tornerò sugli acquisti leopardiani più in là quando avrò terminato almeno il primo libretto portato a casa
🌙 "Giacomo dei libri": la storia della biblioteca di Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, e delle tracce lasciate dal Poeta che testimoniano l'ampio studio condotto tra quelle "sudate carte"
🌙 "Con pieno spargimento di cuore": lettere di Giacomo ai suoi cari
🌙 "Lettere da Giacomo" che racchiude alcune immagini dei manoscritti del Poeta
🌙 "In giro con Leo a Recanati" souvenir scelto dalle le mie bimbe
⭐ Terza posizione per Urbisaglia, una deliziosa cittadina nel maceratese che coniuga un impianto medievale classico con un'area archeologica vasta e ancora in buona parte da esplorare, se vi trovate nei paraggi andatela a visitare perché è davvero notevole.
🌙 "Urbissaglia": guida storico-artistica ai gioielli della città
🌙 Due libri bellissimi sull'Abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra
🌙 "101 perché sulla storia delle Marche che non puoi non sapere"
🌙 "Traveller Condé Nest che in questa uscita parla proprio delle Marche.
In teoria dovevo fermarmi qui ma ho avuto la brutta idea di entrare in una libreria di remainders della mia città dove ho trovato tante cosine interessanti che mi sono portata a casa per 11€. In seguito, per par condicio, ho visitato anche l'altra libreria di Fano e lì c'erano altri tre titoli deliziosi e irresistibili e altri due me li ha regalati la mia amica libraia che adesso non so come ringraziare.

Per quanto riguarda i libri di ieri ce ne sono alcuni davvero bellini tipo i due editi da Le Tascabili e quelli di Edizioni e/o che ho ricevuto in regalo.
⭐ Colette - "Hotel Bella Vista": un racconto divertito sulla vita di un albergo in Provenza
⭐Marina Cvetaeva - "Il racconto di Sonecka": narra della sua amicizia con l'attrice Sofia Gollidej, autobiografico
⭐ Anton Cechov - "Racconti umoristici"
⭐ Mark Twain - "Racconti comici"
⭐ Michail Bulgakov - "Il mio ritratto letteraio": ovvero come Bulgakov sia riuscito a farla franca nonostante la censura sovietica
⭐ Valerio Aiolli - "Il carteggio Bellosguardo": carteggio tra Henry james e la scrittrice sua fan Constance F. Woolson
⭐ Stephen Greenblatt - "Il Manoscritto": sulla scoperta, da parte dell'editore Aldo Manuzio, del "De rerum naturae" di Lucrezio
⭐ Niccolò Machavelli - "La mandragola" e "Clizia": due pièce teatrali che espongono con ironia le teorie presenti nel "Principe"
⭐ Plauto - "Aulularia", "Miles gloriosus" e "Mostellaria" per ripercorrere le origini della commedia
⭐ Carolina Brook - "Delacroix": letteralmente tirato dietro la schiena, non potevo lasciar lì un libro su uno dei miei pittori preferiti

Insomma resto a pancia piena e credo proprio che per settembre non siano previsti altri ingressi se non qualcosa dal Festival del Medioevo di Gubbio che si terrà dal 25 al 29 settembre.

Troverò il tempo per leggere tutto questo? Probabilmente sì visto che per la maggior parte si tratta di libri piccini che verranno diluiti nel tempo.

Sul blog vi lascio l'approfondimento per chi vuole curiosare gli altri titoli.

martedì 20 agosto 2019

Vitruvio e Leonardo si incontrano a Fano



Nell'ambito delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, dall'11 luglio al 10 ottobre 2019, presso il Museo Malatestiano di Fano, si terrà la mostra "LEONARDO e VITRUVIO. ALLA RICERCA DELL'ARMONIA. I leggendari disegni del Codice Atlantico".

La mostra racconterà il rapporto tra il genio di Vinci e l'architetto romano e verranno esposti eccezionalmente cinque fogli autografi di Leonardo provenienti dal suo "Codice Atlantico".

Marco Vitruvio Pollione fu per Giulio Cesare e Augusto quel che Leonardo fu per Cesare Borgia e Ludovico il Moro ovvero responsabile dell'ingegneristica militare in tempo di guerra e architetto e ingegnere in tempo di pace, la mostra sottolineerà il legame tra i due uomini di ingegno.

L'uomo vitruviamo è probabilmente il disegno più famoso del mondo ma non fu un'idea originale di Leonardo e lui stesso lo ammette quando scrive: 
"Vitruvio architetto mette nella sua opera d'architettura che lle misure dell'omo sono dalla natura disstribuite in questo modo".
Promossa da Comune di Fano, Regione Marche, Mibact e Centro Studi Vitruviano, la mostra offre un'occasione rarissima per vedere le cinque carte del Codice Atlantico e non potranno essere esposte per i prossimi nove anni: poiché infatti l'inchiostro con cui è stato redatto contiene ferro, per non deteriorarsi dovranno restare al buio per un anno per ogni mese di esposizione.

La mostra si svolgerà in Sala Morganti e, oltre alle carte del Codice Atlantico giunte dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, vi saranno supporti multimediali che renderanno più intensa l'immersione nell'opera di Leonardo da Vinci.

Si partirà con il video "Leonardo ed io", una proiezione che consentirà di entrare in alcuni dei fogli più spettacolari del genio che raffigurano macrocosmi, cieli, eserciti, mari, o microcosmi, corpo umano, insetti e fiori.

Un altro video narrerà le radici vitruviane della città di Fano e terminerà con l'uomo vitruviano di Leonardo tracciando il viaggio che unisce i due protagonisti.

In una terza proiezione, "Il Mirroring” dell’Uomo vitruviano di Leonardo, i visitatori avranno la possibilità di sovrapporre il proprio corpo al celebre modello partecipando all'insolita gara che vincerà colui o colei che più si avvicinerà alle proporzioni di Leonardo.

OPERE IN MOSTRA

1. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 1r-a, 1500-1504 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Studi per odometro a una e due ruote
2. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 147 verso, 1485-1492 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Schizzi preparatori per la balestra gigante
3. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 455 recto, 1515 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Fogli di studi geometrici per la quadratura del cerchio
4. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 850 recto, 1487-1490 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Sezione del tiburio del Duomo di Milano con calcoli e annotazioni
5. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 943 recto, 1508-1510. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Schizzi preparatori per un orologio idraulico


Vi lascio le informazioni dell'evento se pensate di fare un salto.
Biglietto unico mostre Pesaro, Fano e Urbino
Intero € 12
Ridotto € 8 > Card Pesaro Cult, Gruppi min. 15 persone, Possessori di tessera FAI, TOURING CLUB ITALIANO, COOP Alleanza 3.0 e precedenti Adriatica, Nordest, Estense, ISIC, ITIC, IYTC Card, Studenti universitari, Amici del Rof
Ingresso libero > Minori di 19 anni, soci ICOM, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e persona che li accompagna, possessori di Carta Famiglia del Comune di Pesaro.
Valido 15 giorni. Il biglietto unico consente l’ingresso al Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano di Fano e a Palazzo Mosca - Musei Civici di Pesaro; consente inoltre l'accesso all'intero circuito Pesaro Musei (Museo Nazionale Rossini, Casa Rossini, Area archeologica di via dell’Abbondanza, Area archeologica e Antiquarium di Colombarone, Centro Arti Visive Pescheria) al costo aggiuntivo di € 1.
Visite guidate individuali > domenica e festivi h 19 € 3
Laboratori didattici (6-10 anni) > sabato h 18 e martedì h 21 € 4
Prenotazione consigliata per attività in data fissa, possibilità di visite e laboratori su prenotazione. 

Data: 11 luglio – 10 ottobre 2019
Luogo: Fano, Museo del Palazzo Malatestiano, Sala Morganti
Orario: 11 luglio - 8 settembre tutti i giorni 10.30-13 / 17-23; 9 settembre - 10 ottobre tutti i giorni 10.30-13 / 17-20
Informazioni: tel. 0721 887400-401 / cultura@comune.fano.pu.it

venerdì 9 agosto 2019

Lezioni Americane - architettura in letteratura


Un'opera di letteratura è come un castello di carta che per reggersi ha bisogno di una combinazione di elementi tra i quali la leggerezza, la rapidità, l'esattezza, la visibilità e la molteplicità.
Fondamentale è anche e soprattutto iniziare e finire bene.

Lezioni americane l'ho recepito come un manifesto non solo della scrittura del Calvino narrativo ma anche del Calvino maestro, c'è una lezione sottotraccia che non viene discussa ma corre lungo tutte le sue lezioni: la semplicità.

1) Leggerezza: per descrivere la pesantezza del mondo c'è bisogno di scostarcene e reagire, innalzarsi con un balzo e narrare con distacco. Tra gli esempi citati da Calvino più di tutti ho apprezzato la sua lettura dell'amore in Romeo e Giulietta di Shakespeare che contrappone il fardello sotto cui si trova il cuore di Romeo alle ali ai piedi di Mercuzio che gli permettono di volare. 

2) Rapidità: prendendo spunto dalle narrazioni popolari Calvino si sofferma sulla velocità data dalla selezione delle parti del racconto, dalla concatenazione logica degli eventi tra di loro, e dalle transizioni da un episodio all'altro che fungono da collante della struttura. Un esempio estremo di velocità nella narrazione è Le mille e una notte in cui Sherazade riesce a catturare l'attenzione del re incatenando una storia all'altra e interrompendosi al momento giusto.

3) Esattezza: significa un disegno dell'opera ben calcolato e l'evocazione di immagini visuali nitide con un linguaggio che sia il più preciso possibile in cui nessuna parola o espressione possa essere considerata sostituibile. L'immagine che racchiude in sé queste caratteristiche è quella del cristallo: estremamente complesso eppure lo si può tenere in una mano e ammirarne la complessità. Calvino sottolinea come, nel XX secolo, in un'epoca in cui il linguaggio perde progressivamente la sua forza conoscitiva, ci sia estrema necessità di utilizzare parole precise e insostituibili.

4) Visibilità: l'essenza visiva della letteratura. Per Calvino ogni narrazione inizia con una visione ed è questa visione che si deve trasmettere al lettore attraverso la scrittura. Calvino fa riferimento soprattutto a San Tommaso d'Aquino, a Loyola, a come il primo teorizzasse una visione proveniente da Dio e il secondo invitasse, nei suoi Esercizi spirituali, alla contemplazione di Dio come visibile. L'autore, nel capitolo, si interroga su cosa possa accadere all'immaginazione in un mondo in cui le immagini ci bombardano quotidianamente. 

5) Molteplicità: ambizione di un'opera dovrebbe essere quella di contenere in sé stessa l'intera realtà conosciuta, se la letteratura non si ponesse obiettivi inarrivabili non potrebbe sopravvivere. Il problema potrebbe insorgere nel momento in cui non si riuscisse a contenere la materia all'interno dei confini del testo, per questo è indispensabile progettare l'opera letteraria sin dall'inizio. Come fece Proust: la sua Recherche  nacque tutta insieme, inizio e conclusione, per poi espandersi dall'interno.

6) Cominciare e finire: questa lezione avrebbe dovuto aprire il ciclo di conferenze ma venne poi scartata per confluire nella sesta lezione che rimase incompiuta. Iniziare uno scritto significa per prima cosa distaccarsi dalle innumerevoli possibilità letterarie, stabilire i confini e la posizione in cui si dovrà collocare l'opera. 

In questo testo Calvino ha spiegato con una semplicità disarmante i meccanismi che fanno di un romanzo (o un racconto) un'opera d'arte, un classico: l'ispirazione è quasi secondaria, c'è attesa, dedizione, minuzia, cesello, ampliamento. 
C'è coerenza, c'è tensione verso un punto ben preciso che mai deve essere dimenticato.
C'è un che di matematico in questa opera, una scienza della letteratura. 
Fare di ogni parola una parola insostituibile, di ogni evento una necessità.

mercoledì 7 agosto 2019

Il ballo di Sceaux - I gioielli di Balzac

Il ballo di Sceaux è inserito nell'immensa Commedia Umana di Balzac, negli studi di costume che trattano di vita privata, e può rientrare nel genere degli "exempla" ovvero racconti in cui il protagonista, grazie o a causa del suo comportamento, raggiunge (o non raggiunge) il risultato sperato.

Èmilie, figlia prediletta, bellissima e viziatissima del conte de Fontaine, deve prendere marito e tutta la famiglia si affanna per trovargliene uno alla sua altezza ma lei li rifiuta tutti trovando a ognuno un difetto. Quando il padre getta la spugnala Émilie inizia a interessarsi a un giovane sconosciuto dai modi raffinatissimi e, aiutata da uno zio molto sopra le righe, riuscirà a fare la sua conoscenza.

La storia vera e propria inizia in realtà a metà del racconto: la prima parte è dedicata a introdurre l'argomento e Balzac ci fa letteralmente da Cicerone nel complesso mondo della corte reale francese della prima metà dell'Ottocento.
Il conte de Fontaine è sempre stato un grande sostenitore della casa reale dei Borboni e durante le guerre di Vandea che videro le popolazioni della Vandea sollevarsi contro il governo rivoluzionario per restaurare la monarchia assoluta si schierò sempre a favore dei vecchi monarchi rifiutando gli impieghi vantaggiosi offerti dall'imperatore Napoleone.
Sposò una de Kergarouët, priva di fortuna ma appartenente a una delle famiglie più antiche di Bretagna.

Con la Restaurazione del 1814 il conte ottiene finalmente i favori e la simpatia del nuovo re Luigi XVIII (fratello minore del decapitato Luigi XVI) e quando Napoleone torna dall'esilio dell'isola d'Elba segue il re nel rifugio di Gand
"uno dei cinquecento fedeli servitori che condivisero l'esilio della corte di Gand, e uno dei cinquantamila che ne ritornarono"
Sono queste frasi, questi commenti caustici disseminati lungo il racconto, che rendono tanto gradevole la lettura: Balzac cosparge la narrazione con pungente ironia strizzando l'occhio al lettore che si sente immediatamente messo a conoscenza dei veri pensieri dell'autore creando così sintonia e simpatia.

Al secondo ritorno dall'esilio il conte de Fontaine entrò a far parte del consiglio di Stato
A causa dell'intelligente attenzione con cui il conte ascoltava i sarcasmi del regale amico, Sua Maestà faceva il suo nome ogniqualvolta fosse necessario creare una commissione i cui membri dovessero venire lautamente stipendiati, (...) Grazie al buonsenso ogni membro della sua numerosa famiglia finì col posarsi come un baco da seta sui fogli del bilancio statale". 
Balzac ci racconta anche come sta cambiando il suo paese: il desiderio di re Luigi XVIII era di fondare una nuova Francia fondendo i partiti, accontentando tanto il Terzo stato quanto gli uomini dell'Impero e tenendo a freno il clero. Il re iniziò a nominare i "pari" di Francia che entravano a far parte della Camera aristocratica sul modello di quella inglese e la loro dignità era ereditaria, le loro famiglie erano le sole a possedere privilegi e i loro privilegi dipendevano direttamente dal re. Allo stesso tempo invitava a lanciare i giovani nella libera professione o nell'industria mentre il conte de Fontaine si impegnava a consigliare matrimoni tra aristocratici e borghesi per creare legami tra le due classi sociali.

La seconda storia, quella della signorina Émilie è molto didascalica ma riserva comunque momenti di leggerezza per il lettore: la bella contessina si mette in testa di sposare un pari di Francia o qualcuno che lo diventerà a breve e perseguirà il suo scopo ciecamente, senza ascoltare il proprio cuore.

Non è il capolavoro di Balzac ma è un'opera che per la sua semplicità e sottile ironia si legge con grande piacere.

giovedì 1 agosto 2019

Henry James - Il carteggio di Aspern


Fino a che punto è lecito spingersi per amor di letteratura?

Una Venezia gotica emerge dalle pagine di James, in questa città è conservato il carteggio amoroso di uno dei più importanti poeti del XIX secolo: Jeffrey Aspern.

Aspern è un personaggio fittizio ricalcato sulla figura del poeta Lord Byron, un ricercatore  scopre quasi per caso che il suo carteggio si trova a Venezia, in possesso dell'anziana signorina, Bordereau.
L'anonimo protagonista è disposto a tutto pur di impossessarsi di quelle lettere e con stratagemmi e un falso nome si stabilisce in casa dell'anziana signorina che, si rumoreggiava, aveva avuto in gioventù una relazione con il grande poeta.

Lungo tutto il racconto lo studioso pensa solo a come appropriarsi di quelle carte, riconosce la meschinità del suo comportamento ma non può trattenersi: il fine che persegue è troppo importante, per sé stesso e per la letteratura mondiale.

James ci pone di fronte, di nuovo, al tema a lui caro di Americani in Europa, dello sradicamento, del vivere in limine tra i due mondi e sentirsi estranei a entrambi.

Il soggetto principale del racconto è il dubbio: quanto sia moralmente corretto indagare nella vita dei grandi che ci hanno preceduti e quali atti si possano compiere in nome della cultura, se si possa arrivare a calpestare i sentimenti delle persone e se questo lo si faccia per amor di letteratura o per consegnare sé stessi alla storia.

L'anziana signorina Bordereau custodisce quelle lettere impedendone la diffusione, le difende con le ultime energie che le sono rimaste e con il proprio corpo, incutendo un discreto disagio nel protagonista e nel lettore.
Il racconto è immerso in un'atmosfera goticheggiante, la mente del protagonista trasforma l'anziana signora e gli ambienti trasfigurandoli in immagini minacciose e si immerge in questo inferno fatto di stanze disadorne e personaggi inquietanti da lui stesso creati. L'atmosfera perturbante emerge solo dalle impressioni del protagonista, voce narrante del racconto, e ogni avvenimento, ogni mutamento di atteggiamento negli altri viene filtrato dai suoi sentimenti del ricercatore, gli altri personaggi sono visti attraverso la sua percezione e, in ultimo, il suo senso di colpa.
Da questa visione colpevole scaturisce un senso di inquietudine, di disturbo e l'immagine della signorina Bordereau giganteggia imperiosa su tutti, ultimo ostacolo che il ricercatore deve superare per raggiungere il suo Graal.

Altro soggetto del racconto è Venezia, in descrizioni lunari che sfiorano il gotico si dispiegano i mille canali percorsi da gondole, piazza san Marco risplende in tutta la sua luce e il Florian assurge a simbolo di Venezia diventando una delle mete turistiche più desiderate. Le descrizioni di James hanno riportato in vita la curiosità per la città lagunare, Venezia deve molto a James.

Pungente, altero, James ha un talento unico nello svelare i suoi personaggi attraverso il dialogo che è sempre estremamente efficace e reale: con poche, brevi battute riesce a descrivere precisamente gli attori del suo racconto, meglio ancora riesce a farci vedere, sentire e provare le stesse emozioni del protagonista.

La deliziosa tecnica di Henry James consiste nello schierare tutte le sue pedine in una breve introduzione e poi farci attendere e attendere che accada qualcosa così come attende il ricercatore, così come attende il cacciatore nascosto tra le foglie la sua preda. A metà del racconto gli eventi subiscono una brusca accelerazione, la preda si mostra e fugge, il cacciatore si mette all'inseguimento. La preda infine si volta e fronteggia il suo inseguitore guardandolo negli occhi... sublime, James ha un tocco sublime.

Al termine, come spesso accade nei racconti di James, al lettore rimangono più domande che risposte: James pone sottilmente domande morali cui il lettore dovrà rispondere frugando in sé stesso.

Un ottimo articolo su "Aspern Papers" e il legame con Venezia si può trovare a questo link di Openedition.



Questo racconto ha un'ispirazione davvero suggestiva: nei suoi quaderni Henry James racconta di aver avuto un'informazione curiosa da Eugene Lee-Hamilton, poeta tardo-vittoriano. Eugene conosceva il capitano Edward Augustus Silsbee di Salem, Massachusets, un marinaio mercantile con una passione illimitata per il poeta inglese Percy Bysshe Shelley. Silbee gli svelò che l'anziana signorina Claire Claremont, sorellastra di Mary Wollstonecraft Shelley, conosciuta per la sua relazione con il poeta romantico Lord Byron e per aver dato alla luce sua figlia Allegra, viveva a Firenze.
All'epoca Clare Clairmont aveva ottanta anni e viveva in compagnia di una sua nipote che di anni ne aveva circa cinquanta. Silbee venne a conoscenza che l'anziana signorina era in possesso di carte interessanti che riguardavano Shelley e decise di impossessarsene a ogni costo: pianificò di recarsi a Firenze per conoscere le signorine sperando che, visto l'avanzata età, Claire morisse durante la sua visita permettendogli così di mettere le mani sul carteggio.
I fatti si svolsero esattamente come sperato: durante il periodo che Silbee trascorse a Firenze la signorina Clairmont morì ma quando Silbee si recò dalla nipote cinquantenne e le chiese le carte, la risposta della signorina fu "Vi darò le lettere se mi sposerete!"
James restò visibilmente attratto da questa storiella e ne fece un racconto trasferendo però l'azione a Venezia e non a Firenze per due ragioni: in primo luogo per delicatezza "Sentivo che il mio appropriarmi della leggenda fiorentina dovesse ripulirla dai riferimenti troppo ovvi". Il secondo motivo è che Venezia, storica città di amore e intrigo, era più adatta al tipo di racconto che l'autore americano stava scrivendo, del resto Byron visse a Venezia dal 1816 al 1819 e la Giuliana di questa storia sarebbe stata più credibile nella laguna piuttosto che tra i palazzi rinascimentali di Firenze.

Questa storia è racchiusa nei quaderni di Henry James, "Florence, 12 January 1887, Notebooks 33".

mercoledì 24 luglio 2019

Canne al vento - tra verismo e fiaba


Canne al vento è la storia di un delitto e della sua espiazione attraverso un castigo autoimposto (suona familiare?).
È anche la conclusione di una saga familiare la cui storia precedente emerge dalle pagine poco a poco: le nobili sorelle Pintor, un tempo padrone rispettate sono cadute in disgrazia mentre la borghesia emerge come il ceto sociale dominante. A prendersi cura delle sorelle è rimasto solo un servitore che a loro dedica tutta la sua vita.

È attraverso gli occhi di questo servo che impariamo a conoscere le sorelle Pintor quasi nel momento in cui la stantia quotidianità viene travolta dalla notizia dell'arrivo del nipote, figlio della quarta sorella Pintor fuggita anni prima in Continente.

Il mondo è mutato negli anni e l'arrivo del giovane nipote impone un'accelerazione al declino economico delle Pintor ma allo stesso tempo le metterà di fronte alla necessità di adattarsi, di imparare a conoscere la nuova realtà, di piegarsi come fanno le canne al vento per scoprire che non è così male.

Adattarsi.
Non opporsi ma non lasciarsi nemmeno sradicare o rompere.
È la cedevolezza che vince la forza nella filosofia judo, così lontana dalla nostra cultura alimentata da eroi che si ribellano al proprio destino. È la filosofia dei campi e della terra, della natura che vede l'alternarsi di tempi di abbondanza e privazioni e l'uomo nei campi, che non si può ribellare, impara ad accettare, pianificare, assecondare.

La storia a vocazione verista della è inserita in un'atmosfera favolistica governata da spiriti, nani, fate tessitrici di stoffe d'oro (le janas), giganti con cavalli enormi e draghi. Gli elementi fantastici emergono con estrema discrezione a ogni passo, sono lì, accanto alla narrazione, discretamente si affacciano nei detti, nelle sensazioni, nelle immagini della natura di Sardegna dipinta a parole come un quadro di Turner.
Le descrizioni nel libro sono la parte più bella, la prosa semplice e delicata comunica l'incanto bucolico dei luoghi con periodi brevi e il lettore è immerso nella sardegnitudine senza alcuno sforzo di immedesimazione.
In questo libro la natura è, non appare.

Vi lascio il link per scaricare il libro e, sotto, un estratto

Clicca qui per accedere alla pagina e scaricare il testo

"E un silenzio grave odoroso scendeva con le ombre dei muricciuoli, e tutto era caldo e pieno d'oblio in quell'angolo di mondo recinto dai fichi d'India come da una muraglia vegetale, tanto che lo straniero, arrivato davanti alla capanna, si buttò, steso sull'erba ed ebbe desiderio di non proseguire il viaggio.
Fra una canna e l'altra sopra la collina le nuvole di maggio passavano bianche e tenere come veli di donna; egli guardava il cielo d'un azzurro struggente e gli pareva d'esser coricato su un bel letto dalle coltri di seta.
Vedeva Efix aprire la capanna, volgersi richiamandolo con un gesto malizioso dell'indice, poi ritornare con qualche cosa nascosta dietro la schiena e inginocchiarsi ammiccando. Sognava? S'alzò a sedere cingendosi le ginocchia con le braccia e si fece un po' pregare prima di prendere la zucca arabescata piena di vino giallo che il servo gli porgeva.
Infine bevette: era un vino dolce e profumato come l'ambra e a berlo così, dalla bocca stretta della zucca, dava quasi un senso di voluttà.
Efix guardava, inginocchiato come in adorazione: bevette anche lui e sentì voglia di piangere.
Le api si posarono sulla zucca; Giacinto strappò di mezzo alle sue gambe sollevate uno stelo d'avena, e guardando per terra domandò:
— Come vivono le mie zie?
Era giunto il momento delle confidenze. Efix sporse la zucca di qui e di là, a destra e a sinistra.
— Guardi, vossignoria, fin dove arriva l'occhio la valle era della sua famiglia. Gente forte, era! Adesso non resta che questo poderetto, ma è come il cuore che batte anche nel petto dei vecchi. Si vive di questo.