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martedì 20 agosto 2019

Vitruvio e Leonardo si incontrano a Fano



Nell'ambito delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, dall'11 luglio al 10 ottobre 2019, presso il Museo Malatestiano di Fano, si terrà la mostra "LEONARDO e VITRUVIO. ALLA RICERCA DELL'ARMONIA. I leggendari disegni del Codice Atlantico".

La mostra racconterà il rapporto tra il genio di Vinci e l'architetto romano e verranno esposti eccezionalmente cinque fogli autografi di Leonardo provenienti dal suo "Codice Atlantico".

Marco Vitruvio Pollione fu per Giulio Cesare e Augusto quel che Leonardo fu per Cesare Borgia e Ludovico il Moro ovvero responsabile dell'ingegneristica militare in tempo di guerra e architetto e ingegnere in tempo di pace, la mostra sottolineerà il legame tra i due uomini di ingegno.

L'uomo vitruviamo è probabilmente il disegno più famoso del mondo ma non fu un'idea originale di Leonardo e lui stesso lo ammette quando scrive: 
"Vitruvio architetto mette nella sua opera d'architettura che lle misure dell'omo sono dalla natura disstribuite in questo modo".
Promossa da Comune di Fano, Regione Marche, Mibact e Centro Studi Vitruviano, la mostra offre un'occasione rarissima per vedere le cinque carte del Codice Atlantico e non potranno essere esposte per i prossimi nove anni: poiché infatti l'inchiostro con cui è stato redatto contiene ferro, per non deteriorarsi dovranno restare al buio per un anno per ogni mese di esposizione.

La mostra si svolgerà in Sala Morganti e, oltre alle carte del Codice Atlantico giunte dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, vi saranno supporti multimediali che renderanno più intensa l'immersione nell'opera di Leonardo da Vinci.

Si partirà con il video "Leonardo ed io", una proiezione che consentirà di entrare in alcuni dei fogli più spettacolari del genio che raffigurano macrocosmi, cieli, eserciti, mari, o microcosmi, corpo umano, insetti e fiori.

Un altro video narrerà le radici vitruviane della città di Fano e terminerà con l'uomo vitruviano di Leonardo tracciando il viaggio che unisce i due protagonisti.

In una terza proiezione, "Il Mirroring” dell’Uomo vitruviano di Leonardo, i visitatori avranno la possibilità di sovrapporre il proprio corpo al celebre modello partecipando all'insolita gara che vincerà colui o colei che più si avvicinerà alle proporzioni di Leonardo.

OPERE IN MOSTRA

1. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 1r-a, 1500-1504 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Studi per odometro a una e due ruote
2. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 147 verso, 1485-1492 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Schizzi preparatori per la balestra gigante
3. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 455 recto, 1515 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Fogli di studi geometrici per la quadratura del cerchio
4. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 850 recto, 1487-1490 circa. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Sezione del tiburio del Duomo di Milano con calcoli e annotazioni
5. Leonardo da Vinci (1452-1519), Codice Atlantico, foglio 943 recto, 1508-1510. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Schizzi preparatori per un orologio idraulico


Vi lascio le informazioni dell'evento se pensate di fare un salto.
Biglietto unico mostre Pesaro, Fano e Urbino
Intero € 12
Ridotto € 8 > Card Pesaro Cult, Gruppi min. 15 persone, Possessori di tessera FAI, TOURING CLUB ITALIANO, COOP Alleanza 3.0 e precedenti Adriatica, Nordest, Estense, ISIC, ITIC, IYTC Card, Studenti universitari, Amici del Rof
Ingresso libero > Minori di 19 anni, soci ICOM, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e persona che li accompagna, possessori di Carta Famiglia del Comune di Pesaro.
Valido 15 giorni. Il biglietto unico consente l’ingresso al Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano di Fano e a Palazzo Mosca - Musei Civici di Pesaro; consente inoltre l'accesso all'intero circuito Pesaro Musei (Museo Nazionale Rossini, Casa Rossini, Area archeologica di via dell’Abbondanza, Area archeologica e Antiquarium di Colombarone, Centro Arti Visive Pescheria) al costo aggiuntivo di € 1.
Visite guidate individuali > domenica e festivi h 19 € 3
Laboratori didattici (6-10 anni) > sabato h 18 e martedì h 21 € 4
Prenotazione consigliata per attività in data fissa, possibilità di visite e laboratori su prenotazione. 

Data: 11 luglio – 10 ottobre 2019
Luogo: Fano, Museo del Palazzo Malatestiano, Sala Morganti
Orario: 11 luglio - 8 settembre tutti i giorni 10.30-13 / 17-23; 9 settembre - 10 ottobre tutti i giorni 10.30-13 / 17-20
Informazioni: tel. 0721 887400-401 / cultura@comune.fano.pu.it

domenica 10 febbraio 2019

Falstaff. l'ultima parola di Verdi

Falstaff - Teatro della Fortuna - Fano

Per la prima vola sono andata a teatro senza studiare prima l'opera in scena.
Fino a ieri ogni volta che mi accingevo ad assistere a un'opera lirica mi preparavo con ascolti e letture del libretto mentre questa volta, complice mancanza di tempo, ho solo ripescato nella mia biblioteca la commedia Shakespeariana "Le allegre comari di Windsor" per conoscere la trama (e dopo averla letta credo sia il peggior lavoro di Shakespeare: una commedia su ordinazione, ricca di ricercatezze linguistiche ma terribilmente pesante).
Falstaff - Teatro della Fortuna - FanoLa storia in breve: Falstaff è un dongiovanni dal passato ricco di conquiste ma ormai è vecchio, grasso, povero e patetico. Per racimolare due soldi e pagare i suoi conti medita di ottenere i favori di due gentildonne maritate a uomini facoltosi pensando così di poter disporre della loro borsa a piacimento. Viene tradito: il piano rivelato alle signore e ai mariti, le donne cercheranno di vendicarsi del ciccione, gli uomini vorranno mettere alla prova le consorti. In secondo piano vi è la storia d'amore di Nannetta e Fenton due giovani il cui amore è ostacolato dal padre di lei.

Ho cercato di fare mente locale sull'opera verdiana e finendo col rendermi conto che non ricordavo nessuna aria tratta dal Falstaff, sono andata su Wikipedia per cercare un'accenno ad arie celebri e niente, scorrendo l'elenco non ne ho trovata nessuna di familiare.

Ebbene, è stato un idillio!
La storia si srotolava in scena in un crescendo di comicità ed equivoci accompagnati da una musica sempre più incalzante. La partitura del Maestro corre, corre infuriata, siamo lontanissimi qui dalla distensione dell'"Amami Alfredo" appoggiata sugli archi: nel Falstaff la partecipazione dell'orchestra è totale e si può prendere fiato solo a tratti: durante i monologhi patetici del protagonista per esempio e nei dialoghi idilliaci della coppia Nannetta-Fanton dove la poesia viene però costantemente interrotta dall'intrusione di altri personaggi cosicché l'ascoltatore non può godere pienamente e fino in fondo.
Eppure proprio questa giovane e pura coppia  rappresenta l'ideale di gioventù e sincerità cui sembra anelare il compositore, a loro riserva musiche di sublime nostalgia
"Bocca baciata non perde ventura / Anzi rinnova come fa la luna"
che in questa messa in scena Maria Laura Iacobellis rende lunghissimo e dolcissimo strappando applausi e un'ovazione durante gli applausi finali.
Falstaff - Teatro della Fortuna - Fano
Verdi è anziano, ha settantatre anni quando va in scena la prima al Teatro ala Scala, si riconosce in quel mondo di inganni e finzione rappresentato dalle comari, dai loro mariti e da Falstaff nel cui nome risiede il concetto di finzione e inganno (molti nomi, nella commedia di Shakespeare richiamano caratteristiche umane: Mme Quickly, Simple, Pistol, Shallow), sembra guardarsi indietro e rievocare giovinezza e candore. E' un dolce ricordo tuttavia, non c'è rimpianto, solo tenerezza.
E anche verso il personaggio di Falstaff non c'è biasimo ma commiserazione.

L'orchestrazione dicevo, ha un'andatura indiavolata, trascina la storia che diventa mero pretesto per comporre l'opera d'arte definitiva. Le atmosfere richiamano valchirie e divina dannazione ma il soggetto è farsesco e il risultato è un divino grottesco, un ironico stridore che richiama poemi eroicomici dei secoli passati come La secchia rapita del Tassoni o Il riccio rapito del Pope (tutti rapiti a quanto pare).
E' arte per l'arte, svincolata dal messaggio e persino dal pubblico, fine a sé stessa e al suo autore.

Falstaff - Teatro della Fortuna - Fano
La regia di questa messa in scena è del giovane Roberto Catalano che ambienta la storia nei salotti e nei circoli tennis anni Cinquanta: Falstaff è un vecchio Dongiovanni decadente persuaso di essere ancora desiderabile, le comari somigliano alle protagoniste delle commedie anni Cinquanta che avevano per protagoniste Marilyn Monroe e Jane Russel e i mariti... beh, i mariti contan poco qui, Ford, il potenziale cornuto, fa la sua parte ma è Falstaff che giganteggia su lui: esilarante è il loro duetto che vede Falstaff metter le mani sulla testa del rivale in incognito e massaggiargliela quasi a voler favorire la nascita delle ramificazioni e la scena seguente che vede Ford meditare sulla purezza della moglie possiede il lirismo tragico dell'Otello paranoico reso grottesco dal doppio inganno di Falstaff e delle comari.
Ho pensato e ripensato al finale di questa scena, al leitmotif della gelosia di Ford, il suo "E poi diranno che un marito geloso è un insensato" (minuto 52:45 del video inserito giù giù giù) ripreso per due volte, nel monologo e in chiusura, il motivo musicale mi girava e rigirava in testa poi questa mattina mi sono riascoltata l'opera e ho riprovato la stessa sensazione di déjà vu finché non me la sono canticchiata e canticchiando si è trasformata nel walzer di Musetta di Puccini. Alla prima rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano nel 1893 Puccini c'era e ritengo assai probabile che quel motivetto appena accennato, una decina di note appena, gli sia entrato in testa per trasformarlo in quel capolavoro di leggerezza e passione che è l'aria "Quando men vo" della Bohème.


Sicuramente il fatto di non essermi preparata all'ascolto-visione ha avuto una certa importanza nel farmi scoprire l'opera a poco a poco e lasciarmi senza fiato. Il vero problema in questi casi è che non si è pronti sull'applauso: a teatro ci sono tempi e modi per applaudire e chi frequenta i foyer lo sa e per ogni messa in scena s quando deve applaudire. La mia impreparazione si è palesata in tutta la sua ingenuità sul finale del secondo atto quando Falstaff, per sfuggire al marito geloso e ai suoi amici che cercano la prova del tradimento, si nasconde in una cesta di panni sporchi e puzzolenti e viene poi rovesciato nel Tamigi. M'è partito l'applauso troppo in fretta forse o forse il pubblico era un po' freddino, non so (cioè... il pubblico era freddino, su questo niente forse) comunque sia su quel "Patatrac" finale mi si è rovesciato il cervello in una sonora sghignazzata di gran gusto e ho iniziato ad applaudire sola e imbarazzatissima seguita di lì a poco dai vicini di balconata. Fortunatamente l'atto era terminato e il resto del teatro ha evitato la clamorosa figura di m.
Un avviso al pubblico teatrale: si può applaudire eh! Ci si può scaldare anche per l'opera! 
Questo è il mio vero problema con l'opera: la vivo come fosse un concerto rock, vorrei cantare e ballare con gli attori, prendo tutto un po' troppo di pancia... pazienza. Pazienza soprattutto per i miei accompagnatori che subiscono l'imbarazzo della mia vicinanza.
Decisamente il mio posto è il rumoroso loggione!

Ritornando al Falstaff il terzo atto si svolge nel parco di Windsor dove il grasso rubacuori riceve una punizione esemplare dalle comari e dai loro mariti che, travestiti da fate e folletti, lo pizzicano, lo pungolano, lo schiaffeggiano e lo coprono di improperi e insulti. La scena è bellissima e ricorda le atmosfere di Sogno di una notte di mezza estate: al posto del bosco c'è una gigantesca coperta appoggiata su due cuscini, il coro del teatro della Fortuna si presenta munito di guanciali preannunciando ciò che non dovrebbe accadere su di un palcoscenico eppure accade: la fuga di Falstaff passa quasi in secondo piano quando sul palco si scatena il più irriverente dei pigiama party sulle note di
Tutto nel mondo è burla / L'uom è nato burlone / La fede in cor gli ciurla, / Gli ciurla la ragione. / Tutti gabbati! Irride / L'un l'altro ogni mortal. / Ma ride ben chi ride / La risata final.
"Signora con piedi in vista"
E' una genialata! Non intendo la battaglia a cuscinate ma proprio il finale: quel "Tutto nel mondo è burla" che parafrasa il celebre "Tutto il mondo è un palcoscenico" della shakespeariana "Come vi piace". E' il congedo del Maestro, il superiore distacco dalle critiche, il lazzo definitivo: Verdi è tornato dopo anni di silenzio in cui ha ascoltato critiche alla sua musica e alla sua musica lascia il verdetto finale, la chiosa di una carriera inarrivabile. 

Un'ultima parola: la sua.

Negli anni precedenti all'attenzione del pubblico musicale e letterario si era mostrata una corrente letteraria fortemente critica verso tutto quello che sapeva di romanticismo e si proponevano, scrisse Boito librettista di Falstaff, di far scappare l'arte italiana "dalla cerchia del vecchio e del cretino". Il melodramma verdiano venne preso di mira: quei giovani scapigliati si erano invaghiti di Wagner e della cultura mitteleuropea, Wagner rappresentava il futuro, Verdi il passato.
Verdi detestava questi giovani rancorosi che volevano rivoluzionare il suo mondo, due su tutti: il librettista Boito e il compositore Faccio, tuttavia il buon senso e il comune obiettivo di generare arte li unì: Boito diventò librettista degli ultimi capolavori verdiani, Faccio il suo direttore d'orchestra e Verdi rispose all'accusa di vecchiaia lasciando ai melomani la più perfetta delle sue opere: il Falstaff.


sabato 29 dicembre 2018

Giro in libreria


- Ciao, sono Maria Vittoria, ho trentatroppi anni e non posso entrare in libreria!
- Ciao Maria Vittoria!

Giornata splendida oggi, ne ho approfittato per fare un giro in centro a Fano alla ricerca di Nabokov.
Ne giro due, in una non sanno nemmeno chi sia, nella seconda mi dicono - Ah! Adelphi, non ce l'ho, se ne prendo di quelli ne tengo uno poi se lo vendo via, non lo riordino. -
Un'aria di sufficienza da fare imbufalire Ghandi. Me ne sono andata.

Entro alla Mondadori in piazza, non ci mettevo piede da un anno per il totale disinteresse dei gestori nei confronti dei libri e dei lettori. L'ultima volta avevo telefonato per chiedere di mettermi da parte un libro, quando sono andata per ritirarlo non si trovava, spaesata tra centinaia di libri novità superpatinati presenti al piano terra osai chiedere dove fossero i classici, la commessa mi rispose che non ne avevano, quindi mi incamminai al piano superiore per controllare e ovviamente li trovai lì ad aspettarmi, in ordine assolutamente casuale, come se non avessero idea di come gestirli. Non dovevo comprare nulla oltre a quello ordinato e non trovato ma trovai Lo cunto de li cunti di Basile e Anabasi di Senofonte e decisi di salvarli, non era posto per loro, quello!

La gestione è cambiata e si vede!
Chiedo il libro e in due secondi mi dice piano e scaffale in cui trovarlo, lo raggiungo e trovo tutti i classici e la saggistica deliziosamente allineati e ordinati in una di quelle disposizioni armoniche che ti consentono, cercando un autore, di scoprirne altri altrettanto interessanti. Un vero balsamo per l'anima del lettore, un supplizio per il portafogli.
Mi reco alla cassa con tre libri per bottino: 
- Lezioni di Letteratura di Nabokov, scopo dell'incursione, 
- Finzioni di Borges e 
- l'Avvelenatrice di Dumas che cercavo da tempo e non ero riuscita a trovare.
Non ho resistito! Le ho dovuto fare i complimenti per la nuova gestione, per la disposizione dei libri e per la scelta dei titoli, ero in estasi!
Le ho detto che avrei avvisato immediatamente il gruppo di lettura dell'Isola al che mi dice che per tutti gli aderenti a gruppi di lettura è destinato uno sconto del 10% 😍😍😍
E...
Ci offre la possibilità di incontrarci da lei, anche la sera, in un'area dedicata che è una robina deliziosa, con tè e caffè e io non vedo l'ora!
Non vedo l'ora!

domenica 25 marzo 2018

Turisti per Fano: Palazzo Bambini, Museo Archeologico e Museo di Scienze Naturali

Domenica turisti.

Bimbe in vacanza dai nonni a venti metri da casa e noi a spasso per il centro della domenica della Primavera del Fai.

Le nostre guide turistiche saranno i ragazzi delle scuole di Fano, medie e superiori che, vinta la timidezza iniziale, ci accompagnano lungo il percorso museale.

Prima tappa Museo Archeologico, fresco di un restauro che ha coinvolto gli ambienti, l'impianto elettrico e soprattutto l'installazione di deumidificatori e, finalmente dico io, di nuove teche con un'adeguata illuminazione a LED e l'aggiornamento degli apparati didascalici finalmente anche in inglese.

Il Museo Archeologico come è oggi

Unica nota stonata di questo restyling è il fatto che non si sia provveduto a tradurre in inglese anche i cartelloni riassuntivi presenti nelle sale e che le brochures a disposizione dei turisti siano tutt'ora solo in italiano. Nonostante questo dettaglio il museo trasmette un'idea di luminosità e pulizia di cui si sentiva davvero il bisogno, un grande passo avanti per inserire Fano nel circuito museale nazionale a testa alta.
Il Museo Archeologico come era
Seconda tappa: Palazzo Bambini. Nei sotterranei della ex Cassa di Risparmio di Fano si trovano i resti di una domus dell'Antica Fanum Fortunae che mantengono parzialmente conservate alcune murature, pavimenti a mosaico, una vasca di raccolta di acqua piovana e una canaletta fognaria. Palazzo Bambini non è aperto al pubblico di solito, giornate come questa sicuramente offrono ai cittadini curiosi l'opportunità di godere di opere altrimenti inaccessibili. 

La domus romana nei sotterranei di Palazzo Bambini



Mentre ci troviamo nel palazzo una responsabile del Fai ci invita a seguirla per fruire di altre opere in teoria escluse dal percorso, senza pensarci due volte la seguiamo con l'acquolina alla bocca e veniamo accompagnati in quelli che sembrano uffici di rappresentanza sulle cui pareti trovano posto opere di arte contemporanea.
Non millanterò una conoscenza che non ho: non li conoscevo ma ho trovato il tutto armonico, sapientemente dosato nei colori e nelle dimensioni, sicuramente meriterebbe un approfondimento ma mi è difficile immaginare come e quando visto che queste sale non sono accessibili al pubblico e non rientrano nei percorsi culturali. Sulle pareti l'autoritratto di un Pietro Arrigoni sonnecchiante, un ritratto del compositore Gioacchino Rossini di Tullio Pericoli, una natura morta di Alfieri e una scultura di Apolloni.

Ritratto del compositore Gioacchino Rossini di Tullio Pericoli





Se qualcuno capitando su questa pagina dovesse riconoscere le opere qui fotografate lasci un commento per spiegarmi di chi e cosa si tratta, ne sarei ben felice.

Lasciamo il nucleo museale di Piazza XX Settembre e ci incamminiamo verso il Caffè Centrale quando la nostra attenzione viene catturata da un totem che segnala il museo di Scienze naturali di Palazzo Bracci Pagani, come un furetto Matteo si infila nel portone e ritrova improvvisamente energie. DEVE assolutamente vedere qualcosa di scientifico altrimenti tra la Lucrezia Lante della Rovere di ieri sera e i ruderi e i dipinti di oggi potrebbe commettere una pazzia.

... E il museo è sorprendente!
Al Circolo Culturale “G. Castellani” spetta l'onore della gestione scientifica e operativa di una collezione di circa 5.000 reperti fra fossili e minerali derivanti da donazioni del Circolo Castellani e di privati cittadini. Curato nei minimi dettagli dall'apparato informativo alle teche emerge l'enorme passione con cui i volontari si dedicano al mantenimento del museo. E' davvero un ottimo esempio di sinergie tra Fondazioni, volontariato e Pubblico, il fruitore ha la possibilità di godersi l'esposizione semplicemente e quella di approfondire con una guida scaricabile grazie a un QRCode. Decisamente pollici in alto!
Collezione di fossili
Collezione di fossili


Collezione di minerali

Collezione di minerali
Per maggiori informazioni qui si accede al sito del Palazzo Bracci Pagani.

Si conclude la mattinata Fai al Caffè Centrale ad osservare il passeggio dei Fanesi che escono dalle chiese, quelli che hanno goduto come noi dei musei aperti e dei ragazzi ciceroni per un weekend che si raccontano a vicenda la mattinata pronti a ricominciare nel pomeriggio.

venerdì 23 febbraio 2018

Fano al tempo dei Malatesti - Visita guidata


Domenica 18 Febbraio, pioviggina, gli inglesi la definirebbero pouring rain, in italiano è praticamente intraducibile ma sembra di essere più a Londra che a Fano.

Ore 10.20 arrivo in Piazza XX Settembre e mi sistemo sotto i portici del Palazzo della Ragione, ora Teatro della Fortuna, aspetto che si raduni il gruppo e incrocio lo sguardo di una signora, ombrello giallo, cuffiette alle orecchie, macchina fotografica al collo e capelli scomposti... potrei essere io tra qualche anno. Non è di Fano, è di Verona, aveva quattro giorni di ferie e ha ben pensato di partire per Ferrara per poi continuare sulla costa fino a Urbino e ritorno con una guida del Touring in mano, giunta a Fano ha scoperto per caso di questa visita guidata e si è accodata con piacere. Quattro chiacchiere con cadenza veronese sul sindaco, l'università, la città e poi inizia il tour.

Il percorso è il seguente:
  • Palazzo Malatestiano con visita alla pinacoteca e al farsetto originale di Pandolfo III Malatesti e della sua riproduzione
  • Chiesa San Francesco e tombe Malatestiane dove fu ritrovato il farsetto
  • Sala dei Globi della Biblioteca Malatestiana dove sono esposti codici malatestiani
  • Case torri
  • Rocca Malatestiana

Un poco di storia, approfittando del riparo che offre il loggiato del Podestà...

I Malatesti non arrivarono a Fano in maniera legittima ma approfittando delle lotte intestine tra le due più illustri famiglie della città: i Guelfi di Guido del Cassero e i Ghibellini di Angiolello da Carignano. Le prime incursioni nella politica fanese si ritrovano ai primi del Trecento quando Malatestino I Malatesta nel 1304 fa uccidere "i due migliori di Fano", mazzerati ovvero annegati in sacchi piombati

« E fa sapere a' due miglior da Fano,
a messer Guido e anco ad Angiolello,
che, se l'antiveder qui non è vano,
gittati saran fuor di lor vasello
e mazzerati presso a la Cattolica
per tradimento d'un tiranno fello.

Tra l'isola di Cipri e di Maiolica
non vide mai sì gran fallo Nettuno,
non da pirate, non da gente argolica. »
(Dante, Inferno XXVIII, 76-83)

I Malatesta da Verucchio riescono dunque in pochi anni ad estendere la loro influenza da Rimini a Fano a partire dai primi anni del Trecento venendo nominati podestà per un anno, poi di nuovo qualche anno dopo per più tempo fino a che nel 1357 Galeotto I Malatesta, figlio di Pandolfo I, finì con l'ottenere il governo di Fano col titolo di Vicario pontificio.
La signoria dei Malatesti governò su Fano fino al 1463 quando papa Pio II che aveva scomunicato Sigismondo chiese a Federico da Montefeltro duca di Urbino di scacciare definitivamente la signoria riminese.
PS: diciamo malatesta ma loro si firmavano maltesti perciò entrambe le versioni sono corrette (cfr. Wiki)

Palazzo Malatesta

La rosa malatestiana
Galeotto I sceglie di stabilire la sua residenza accanto al Palazzo della Ragione, in un luogo che era frequentato da secoli sin dagli antichi romani; dove oggi sorge la sede della Carifano era il corpo più antico del palazzo dei Malatesta e ancora si possono vedere all'interno frammenti di affreschi e volte a crociera trecentesche. La parte al di là della corte malatestiana, l'ampio portico con colonne in pietra dal capitello ornato dalla caratteristica rosa malatestiana a quattro petali fu fatto innalzare in un secondo momento per ordine di Pandolfo III tra il 1414 e il 1421 mentre l'appariscente parte destra con scalone e loggia fu opera di papa Paolo III dunque non appartiene all'epoca dei Malatesti ma rifacimento di altra loggia più antica distrutta in un incendio e vi ha oggi sede il Museo Archeologico e Pinacoteca di Fano
Curiosità: nel 1655 Cristina, regina di Svezia, si recò a Roma dopo essersi convertita al cattolicesimo. Fece tappa a Fano e per lei si aprì un varco nelle mura della corte malatestiana, lì dove adesso c'è la Sala Morganti.
Pandolfo III diventa signore di Fano a quindici anni e lo rimarrà fino alla sua morte a 57 anni nel 1427. Questi 42 anni di governo si segnalano per la vivacità nelle committenze artistiche e letterarie, la cura nei confronti dell'urbanistica e quella che viene definita l'addizione malatestiana ovvero l'ampliamento della città  che va da via Garibaldi a San Paterniano. In realtà la città di Fano e i Malatesti vivevano in uno stato di guerra continuo e questo era causa di instabilità economica e sociale.

Il Farsetto

Fu ritrovato nella tomba di Pandolfo III nel 1995 e restaurato. Il corpo fu ritrovato supino, era alto circa 1.83 con un accenno di barba rossiccia e tracce di tutti i danni fisici tipici di chi andava a cavallo. La tomba era stata già profanata ma il corpo fu ritrovato integro insieme alla spada e al farsetto un giubbotto imbottito che si usava portare sotto l'armatura, caratterizzato da proprietà ergonomiche che per quel tempo potevano essere considerate tecnologiche in quanto già a prima vista ricorda un giubbotto da motociclista con la parte superiore delle maniche larga per agevolare i movimenti e la sagomatura a gomito che facilitava la posizione delle braccia nel tenere le redini, più corto davanti e più lungo dietro con una fascia lombare per proteggere la schiena. Trattandosi di corredo funerario non si badò a spese: il farsetto è di pregiato velluto rosso e i bottoni sono in legno, ricoperti del medesimo tessuto.
Il farsetto restaurato
Si ipotizza, poiché i vestiti della parte inferiore del corpo non sono stati ritrovati, che l'abbigliamento fosse completato da calze lunghe rinforzate nella parte bassa a  a mo' di suola anche se nei libri contabili malatestiani sono già presenti note di acquisto di calzature, accessorio relativamente recente.
Il farsetto ricostruito
Il Museo Civico di Fano ospita non uno ma due Farsetti: l'originale, gelosamente custodito all'interno di una teca in plexiglass in cui temperatura ed umidità sono controllate, e la ricostruzione che le restauratrici ne hanno fatto cercando di riempire i vuoti delle parti mancanti, indossata da un manichino. In generale il ritrovamento di questo farsetto costituisce un momento importante per lo studio dell'abbigliamento medievale in quanto si tratta dell'unico esemplare al mondo giunto fino ai giorni nostri e nel 2009, alla fine del restauro, il museo civico ospito la mostra esclusiva “Redire: 1427-2009. Ritorno alla luce” di cui custodisco ancora geloasmente il volantino promozionale.
Volantino promozionale della mostra Redire: 1427-229
Per approfondire gli aspetti di anatomopatologia relativi al ritrovamento del corpo di Pandolfo rimando a questo documento sul Le tombe monumentali medievali e postmedievali della divisione di paleopatologia dell'Università di Pisa, pagine 18-24.
Pandolfo si ammalò a Rimini di febbre malarica e visto che non era certo tipo che si poteva tenere a letto decise di intraprendere un pellegrinaggio a Loreto. A Loreto non ci arrivò mai, morì a Fano, il corpo fu esposto nella Sala Grande e poi sepolto in San Francesco.
Alla sua morte Fano visse un periodo di passaggio che determinò una crisi economica e sociale, prova ne furono le leggi che vennero emanate in quegli anni come per esempio l'istituzione di controllori alla fiera d'agosto contro i ladri, la riapertura della caccia nel contado per sopperire alla mancanza di carne nei mercati e la concessione ai bottegai di tenere uncini per difesa personale.
Tempi di crisi che fecero aumentare gli episodi di microcriminalità...

Quando subentrò Sigismondo il suo governo si segnalò per il lusso e le feste per ingraziarsi la popolazione e i signori locali e che portarono ben presto a un indesiderato aumento delle tasse tanto che nel 1431 il popolo fanese, capeggiato da Don Matteo Buratelli, si sollevò, entrò nella Rocca Malatestiana che allora era sede dell'ufficio delle tasse e gabelle e bruciò i libri contabili. La sommossa finì nel sangue con l'impiccagione del Buratelli in piazza a Rimini.

I rapporti con il Papa erano di costante conflitto tanto che nel 1460 Pio II lo scomunicò, e sciolse i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà. Ne conseguiva inoltre il decadimento dello status di vicario nei territori della Santa Sede che portò alla formazione di una Lega anti Malatesti che vide Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, assediare e scacciare Sigismondo e i Malatesti da Fano nel 1463.
La Collezione Cartografica, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro - Tav. 69 F.Titti, Legatione del Ducato d'Urbino, 1697 (n.66) - Come si può vedere ancora alla fine del Seicento Fano costituiva territorio a sé stante rispetto al resto del territorio, risalta in rosa in alto nella pagina
Diversamente dal resto del territorio circostante la città di Fano non aveva mai avuto una signoria predominante come i Montefeltro o i Della Rovere, era sempre stata di diversa dominazione rispetto al resto del territorio e tale tornò a essere. Questa diversità è attestata e anzi sottolineata in praticamente tutte le mappe fino all'Ottocento.

Fu così che il territorio di Fano tornò sotto la dominazione del Papa tramite un governatore di nomina pontificia, era l'avvento della cosiddetta Libertas Ecclesiastica, celebrata nell'arco Borgia Cybo che oggi segna l'ingresso al Palazzo Malatestiano la cui costruzione iniziò sotto papa Cybo e terminò sotto papa Borgia. 

San Francesco - Tombe dei Malatesta

Ingresso della ex-Chiesa di San Francesco con il caratteristico arco strombato
Quello che resta di Trecentesco è ovviamente la struttura e lo splendido portale ad arco strombato decorato a tortiglioni, da principio le tre tombe malatestiane si trovavano presso l'altare poi nel Settecento furono trasportate nel portico e furono addossate alle mura decorazioni nuove che  si suppone abbiano contribuito a rendere inagibile la chiesa dopo il terremoto del 1930 cosicché per sicurezza fu tolto il soffitto della chiesa consegnandoci uno spettacolo rarissimo in Italia, più comune forse in Inghilterra, sicuramente bellissimo.
Interno della ex-Chiesa di San Francesco
Sembra che ci siano progetti per ridare una copertura alla chiesa per preservare le opere che rimangono sulle pareti esposte costantemente agli agenti atmosferici, personalmente spero proprio che questo non accada perché questa opera d'arte creata in parte dall'uomo in parte dalla natura non ha praticamente eguali in Italia.
Le tre tombe sono quelle di Paola Bianca, prima moglie di Pandolfo Malatesti, quella dello stesso Pandolfo e quella del medico di corte.

Biblioteca Federiciana - Sala dei Globi

La Biblioteca Federiciana conserva  112 codici malatestiani più una busta di miscellanea riordinati cronologicamente da Mons. Zonghi a fine ottocento. Si tratta principalmete di libri contabili, entrate e uscite tenute dal cancelliere di corte e l'esposizione di questi giorni, visto il legame con il farsetto di Pandolfo, si concentra sulle note di spesa che riguardano l'abbigliamento, panni, tessuti e calzature

Di seguito alcuni dei codici esposti
Giovanni da Cremona - Victoria d[omi]ni Ducis mediolani in d[omin]um Pandulphum de Malatestis. Sec XV - BIF, Manoscritti Amiani, 74

Francesco Gaetano Battaglini - Armi ed imprese Malatestiane. - Tavola contenuta in Memorie istoriche di Rimino e de' suoi signori artatamente scritte ad illustrare la zecca e la moneta riminese di F.G.B. pubblicate e corredate di note da Guid'Antonio Zanetti. - Boogna: Lelio dalla Volpe, 1789 - BIF, Raccolta Giuseppe Castellani e stampe, A/10/61

Statua civitatis Fani, a. 1450, lib. V, c.63, De vestibus et ornamentis mulierum et de prohibitis tempore nuptiarum - Sezione Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Statuti, 1, c.99r - manoscritto membranaceo, mm. 370x260, di cc.116. Copertina moderna in pergamena applicata nel corso dell'ultimo restauro. Scrittura: minuscola umanistica. Murilo delle prime 31cc. e delle cc. originariamentenumerate 40-42 e 48-50 (tutto il primo libro e 40 capitoli del II). il manoscritto era integro all'epoca della edizione a stampa del Soncino del 1508, che ne riporta il proemio originale. la stesura degli Statuti terminò l'8 marzo 1450; furono approvati daSigismondo pandolfo Malatesta i 1 novembre 1451 (c.115v). I capitoli 63-64 e 66 sono dedicati al contenimento del lusso, per quanto riguarda specialmente il vestire femminile.

Comune di Fano - Statuta civitatis Fani. Fano: Girolamo Soncino, 1508 - BIF, Armadio B, Edizioni Soncino, 6



"Spesa fata per lee tovaglie de l'altaro del segnore", 1415 maggio 19 - 1416 ottobre 21 - Registro cartaceo, mm430x310, di cc. 347 (359 con gli allegati). Coperta moderna in pergamena, realizzata nel corso dell'ultimo restauro, che ingloba parte della coperta originale in pergamena (piatto anteriore e tre rinforzi dorsaliin cuoio). Scrittura: minuscola cancelleresca corsiva. - Libro di entrata e uscita, 27 novembre 1415-16 giugno 1416. Depositari del signore a Fano: Andrea bettini (fino al 30 settembre 1415) e Lorenzo Bettini (14 ottobre 1415- 1416). - Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano 21, c.327r.
Trascrizione:
A dì 19 de mazio 1415.
A Lunardo de Simone de Bezze per libre 4 d'oro filato e libre 4, onze 5de seta biancha e libre 2, onze 3 de seta verde elibre 1 a5 de seta de grana òla quale conperò in Vinexia de comandamento del segnore per fare le tovaglie de l'altaro del segnore, monta in summa comeapare in questo a folio 323 ducati setantactri, bolognini .X., denari .IIII.° di bolognini, vaiono a la moneta de Fano - I. 256 - 8
d.l
A dì 9 de mazio 1416.
A mastro Severino de Franzeschino da Rimino ducati diexe d'oro sono per parte de quello che de' avere madona Antonia soa mogliere che fa le tovaglie d'oro e de seta per l'altaro del segnore, posti a conto de ser Tomasso da Montefano dipositario del s. a libro T, a folio 6 vaiono - I. 35 - s.0 - d.0
A dì 28 deto.
A ser Ziane Savino e per lui a Michiele, so nevode, ducati quaranta sie a bolognini 40 l'uno, son per libre .IIII.° d'oro filato ch'el mandò da Vinexia per le dite tovaglie del segnore, posti a conto del dito ser Tomaso al libro T a folio 3 - I.161 - s.0 - d.0
A dì 21 d'octobre.
A mastro Severino sopradecto ducati .III 1/2 a bolognini 40 l'uno sono per parte de quelo che de' avere madona Antonia soa moglie per fatura de le dite tovaglie, posti a conto del dito ser Tomasso al libro T, a folio ***vaiono - I. 12 - s.5 - d.

Membri di datii del comuno de Fano dechiarati et reformati per li prudenti homini et egregii Tadiolo decelle, Nicola de Vanni, Simone de beccie, Stefano de Ugulinello, a questo spetialmente deputati al tempo del nobele homo ser Molduccio di Bochacci da meldola honorevele refferendario et officiale maiore de le gabelle del dicto comuno per lo magnifico et excelso signore nostro meser pandolfo de Malatesti. - Manoscritto membranaceo, mm 310x230, di cc.30. Coperta in cuoio che riveste i due piatti in legno, restaurata successivamente alla redazione dell'inventario dello Zonghi. Il manoscritto contiene i "Capitoli de la gabella del comune di Fano", emanati daPandolfo nel 1386 e stampati dal Soncino nel 1508in appendiceagli Statuti di Fano, ealtri ordini e decreti promulgati dallo stessopandolfo, daSigismondo Pandolfo Malatesti e da altri, e via via aggiunti nel manoscritto. Da c. 9r a c.11v: sono riportati elenchi di merci ("membri di datii"), cominciando con i "Membri del datio de la merciaria", compilati all'epoca di pandolfo Malatesti. -
Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano 3, c.9r.

Liber sive quaternus continens in se deputationes offitialum, commissiones, bannimentorum relationes et alias diversas scripturas, 1367 - 1368  --  Quaderno cartaceo, mm 300x240, di cc. 44. Coperta in pergamena originale. Di mano del notaio Barnabuctius Oddonis de Ripatransone, notaio ufficiale di Cortesia del Lambertinis di Bologna, vicario della città e comitatodi Fano per conto di Galeotto Malatesti (... + Cesena 1385). Contiene una raccolta di ordini, bandi, nomine ed elenchi di pubblici ufficiali, sentenze, emanati da Cortesia Lambertini, in qualità di vicario di Fano. E' il più antico dei Codici malatestiani, testimone della dominazione di Galeotto Malatesti du Fano. - Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano .

Spese fatte per il ritiro di due giornee guarnite d'argento date in pegno a Firenze, 1421 maggio - Quaderno cartaceo, mm 310 x 240, di cc.36. Coperta moderna in pergamena applicata nel corso dell'ultimo restauro. Scrittura: minuscola cancelleresca corsiva. Come gli altri quaderni che compongono il codice 24, contiene le tavole delle ragioni, cioè i riassunti delle entrate e delle uscitye, compilati mensilmente dal depositario del signore in Fano, in questo caso Tommaso di Montefano. La registrazione di c.17r è relativa a due capi di abbigliamento preziosi, due giornee (sopravvesti maschili aperte davanti e sui fianchi ma strette in vita) rifinite d'argento, che proprio pe rla loro preziosità erano state date in pegno a tale Ixaie Martelini da Firenze. - Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano 24/6, c.17r.

Pagamenti a calzolaio e sarti, 1423 febbraio 8-10 - manoscritto cartaceo, mm 310x240, di cc. numerate 400. Coperta moderna in pergamena applicata nel corso dell'ultimo restauro. Scrittura: minuscola cancelleresca. Registro di entrate e spese del massaro Maxio da Cesena, 1 dicembre 1421-2 gennaio 1426. Le uscite per acquisto di calzature, tanto per il signore quanto per altri membri della corte, sono così frequenti nei Codici malatestiani da far ritenere che l'uso di scarpe fosse diffuso alla corte di Pandolfo III Malatesti. Nella stessa carta è ricordato anche l'acquisto di uno "zubarello" (zuppatello) per un paggio del signore. Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano .

1423 febbraio 8 - Michilino calzolaro per otto para de scarpe per li famigli da la stalla, ducati uno, bolognini vinti quatro - d.1 - s.24 - d.0

1243 febbraio 10 - Iacomo d'Arimino et magistro Christovano sarti per uno zubarello de pignilato bianco novo comperato da lui per Ghalaotto de francino da Arimino pagio del signore, bolognini vinti otto - d.1 - s.24 - d.0

Libro de tutte le musstre de y soldati da pè et da chavallo, 1406-1409 - Manoscritto cartaceo, mm 410x300, di cc.200 (di cui scritte solo le prime 104). Coperta originale in pergamena, in buono stato di conservazione, con due nervi passanti sul dorso in pelle rossa a sezione piatta; sul piatto anteriore cuciture in pelle rossa, così come sul margine del risvolto del piatto posteriore. Sul piatto anteriore titolo originale e segnatura "B" in caratteri onciali. Scrittura: mnuscola cancelleresca. Contiene le mostre (ispezioni periodiche) di podestà e castellani al servizio dei malatesta nel territorio di Fano e del suo comutato.
Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano .8

Pagamenti a Zannecta de Franza ricamatrice, 1421 settembre. Quaderno cartaceo, mm320x240, di cc.64. Coperta moderna in pergamena applicata nel corso dell'ultimo restauro. Scrittura: minuscola cancelleresca. Come gli altri quaderni che compongono il codice 24, contiene le tavole delle ragioni, cioè riassunti delle entrate e delle uscite, compilati mensilmente dal depositario del signore in Fano, in questo caso Tommaso di Montefano. Oltre ai pagamenti alla ricamatrice, nella stessa carta: "A Antonello pilizaro per quindexe pelle de martora comparate da luy per lo segnore bol. 10 l'una monta duc. 3 bol. 3.0 vagliono, i.13 - s.2 - d.6".

A maestra Zannecta de franza recamadrixe ducati quatro fo de comandamento del segnore, vagliono i, 14 - s.0 - d.0

Spese per acquisto di stoffe, vestiti, pellicce "de chomandamento del segnore", 1418 agosto 21 - 1419 settembre 26 - Registro cartaceo, mm 430x300, di cc. numerate 306. Coperta moderna in cuio bruno. Scrittura: minuscola cancelleresca corsiva di una sola mano. Libro di entrata e uscita, 27 novembre 1416-22 agosto 1426. Depositario del Signore a Fano: Tommaso di francesco da Montefano. Le cc. 2-154 sono dedicate alle entrate; le cc. 160-294 alle uscite. A c.160r inizia la lista dei "Denari pagati per chomandamento del Segnore". tra questi, numerosi sono i panni acquistati per farne dono: a ser Piero Turco per farne un vestito, a serAntonio da Meldola perconfezionare una pellanda (ampia sopravveste aperta davanti e sul fianco) per la moglie; ai fraticelli della selva di San Biagio per farne vestiti. A c.161r dello stesso codice figurano varie altre spese per acquisto di pelli, stoffe e altro, questa volta per l'abbigliamento del Signore (161r). Sezione di Archivio di Stato di Fano, Antico Archivio Comunale, Codice Malatestiano 33, cc.167v-168r.

1419 settembre 26 - A guido da Imola pilizaro in Fano e ai compagni per 3 pelede martore comparate da loro per lo segnore, bolognini 36 e per conzidura de III pele de martore bolognini 19, in summa bolognini LV posti a libro T, a folio ***, vaiono - I.4 - s.16 - d.3

A se Molduzio se Bochazzi da meldola, referendario del segnore, ducati novanta sono per una pelanda ch'el segnore donò a la dona de messer Antonio figliolo del dito ser Molduzio, come apare per letera del segnore, fata in Vinexia, a dì 4 de luglio 1419, posti a libro T, a folio ***, vaiono - I.315 - s.0 - d.0

A mastro Cristofano da Rimino sarto per la fatura de doi penoni da tronbe per li tronbadori del chomune e de 11 bandiere dei fanti a pié e per seta e franze e pano de lino, in summa ducati quatro bolognini vinte nove posti a conto del dipositario, a libro T, folio ***, a la moneta de fano I.16 - s.10 - d.9


Dopo la visita alla splendida Sala dei Globi che proprio questa estate aveva visto l'esposizione Mirabilia di cui ho già trattato qui ci siamo diretti verso la Rocca Malatestiana, un po' di corsa in verità perché iniziava a piovere con intensità, una pioggia fredda, quasi neve.
Tra una goccia e l'altra ci siamo soffermati a osservare due delle cinque case-torri rimaste in città e delle quali ammetto che ignoravo totalmente l'esistenza: una è quella della Farmacia Bartolelli in via Nolfi e la torre di S.Elena, anche questa in via Nolfi, nata come casa-torre e diventata in seguito torre campanaria della Chiesa di S. Croce dell’Ospedale degli Infermi.

Rocca Malatestiana

Opera dell'architetto Matteo Nuti aveva in origine una struttura diversa, nei secoli rimaneggiata per adeguarsi alle diferse esigenze belliche soprattutto con l'avvento della polvere da sparo. In origine esisteva una rocchetta che fu in seguito inglobata nell'edificio.
Oltre all'episodio del rogo dei libri contabili del 1431 citato sopra fu luogo di un'altra sommossa nel settembre del 1791 sulla scia delle campagne napoleoniche quando la popolazione si ribellò al Governatore pontificio, entrò nella Rocca e diresse i cannoni contro la città.

La visita si conclude qui.
Tra un mese aprirà, restaurata, la sala archeologica del Museo Civico, ogni seconda domenica del mese vengono organizzate visite guidate al Museo Archeologico e Pinacoteca con ritrovo in Piazza alle 10.30... io ve l'ho detto...