Sulla vetrata di una chiesa della città di Hamelin figurava l'immagine di un uomo nell'atto di suonare un piffero, seguito da molti bambini vestiti di bianco. La vetrata sembra essere descritta in alcuni testi del XIV e XVII secolo, tra i quali il "De miraculis sui temporis" di Jobus Fincelius.
Aiutata dall'immagine sulla vetrata si diffuse la leggenda del Pifferaio Magico che fu ripresa dai fratelli Grimm nel XIX secolo. La leggenda narra di una città tedesca della bassa Sassonia, Hamelin, preda di un'invasione di topi; a liberare la città interviene un uomo, munito di un piffero che, avendo ricevuto la promessa di un degno compenso, conduce i ratti, ipnotizzati dalle note dello strumento, fino al fiume Wesser dove annegano. Tornato in città per riscuotere il compenso, questo gli viene negato e il pifferaio, per vendetta, riprende a suonare il piffero ma questa volta non lo seguono i topi ma i bambini del paese che verranno rinchiusi in una caverna e non torneranno mai più a casa.
La leggenda sembra risalire a un tragico episodio realmente accaduto al quale si aggiunse solo in seguito la parte dell'invasione di topi. A coadiuvare questa teoria vi è un'iscrizione databile del 1602-1603 ritrovata a Hamelin che recita così:
Nell'anno 1284, il giorno di Giovanni e Paolo
il 26 di giugno
Da un pifferaio, vestito di ogni colore,
furono sedotti 130 bambini nati ad Hamelin
e furono persi nel luogo dell'esecuzione vicino alle colline.
Cosa avvenne dunque nel 1284? per rispondere a questa domanda sono fiorite delle ipotesi.
La prima ipotesi vuole che i bambini siano stati vittime di un'epidemia, allontanati per evitare che si infettasse tutto il villaggio. Poteva trattarsi di peste o di ballo di san Vito, in questo caso il Pifferaio si fa metafora del Diavolo mettendo in scena una sorta di danza macabra.
La seconda ipotesi si riferisce a quella che è nota come la "Crociata dei fanciulli" che ebbe origine dalle visioni di un bambino di Cloyes-sur-le-Loir il quale provò a convincere il re Filippo II di Francia a imbarcarsi in questa impresa ma restò inascoltato. Noncurante delle esortazioni del re a lasciare perdere il progetto il bambino prese a predicare la necessità di questa crociata, dicendo che il mare si sarebbe aperto davanti a loro come il Mar Rosso davanti a Mosè. Raccolse proseliti che si diressero con lui alla volta di Marsiglia dove il mare non si aprì ma venne loro offerto un passaggio per la Terra Santa da un gruppo di mercanti. Alcune delle navi affondarono con il loro giovane carico nel Mediterraneo, i bambini che arrivarono alla meta furono invece venduti ai Saraceni come schiavi. Ricerche recenti parlano di due crociate di fanciulli, una partita dalla Francia e l'altra dalla Germania, avviata da un pastore tedesco di nome Nikolaus, poi fuse insieme nelle cronache di storia. Potrebbe essere questa un'ipotesi valida, e in effetti rimase quella più accreditata almeno fino agli anni 50 del XX secolo. Tuttavia le date non coinciderebbero: l'iscrizione cita come riferimento temporale il 1284, la Crociata dei Fanciulli nel 1212.
La terza ipotesi, che oggi gode del favore maggiore, vede i bambini non più protagonisti di una tragedia ma esuli volontari, protagonisti del progetto di colonizzazione della Germania orientale, reclutati dai proprietari terrieri di Moravia, Pomerania e Prussia Orientale.
Aggiungo una curiosità. Non so da dove mi viene questo ricordo, probabilmente dal Teo, ma sembra avere un riferimento anche in Wikipedia. Dal 1404 al 1797 (Campoformio) Vicenza fu dominata dalla Repubblica di Venezia che si occupava di tutte le necessità del territorio. A seguito della peste del 1630, immortalata dal Manzoni ne "I Promessi Sposi", la questione più pressante per la Repubblica veneziana era l'eliminazione dei topi, principale veicolo di propagazione del male, il Doge Nocolò Contarini si premurò di inviare a Vicenza una buona fornitura di gatti per debellare i piccoli untori e, nonostante le richieste del Doge i felini non tornarono mai a Venezia. Ecco perché si dice Vicentini magnagatti.
Immagine: dipinto di Augustin von Moersperg (1592), copiato dalla vetrata della chiesa di Hamelin Germania
Niente da fare: Blogger si ribella alla mia formattazione... ormai smetto di perderci tempo.
RispondiEliminaBel post.
RispondiEliminaDella crociata dei fanciulli del 1212, due in verità, quella francese e quella tedesca, ne ho ampiamente parlato nel mio precedente libro Passeggiando per la storia, un fatto, una cronaca che ha destato scalpore. In ogni modo, il pifferaio magico resta nella mia mente come uno dei primi libri assaporati da piccolo e ricordarlo mi ha portato ai fanciulleschi giorni estivi quando, seduto all'aperto, sotto una grande pianta di caccamo, mio nonno me lo leggeva con la sua possente e sicura voce.
Buon pomeriggio.
Rino.
Non avrei mai immaginato che il caccamo fosse una pianta.
RispondiEliminaDevo dire che a me questa fiaba ha sempre fatto paura... immaginavo di essere ipnotizzata e rapita anch'io.
Tutte le leggende sono messaggi del passato, difficili da codificare. Io ho sempre pensato alla prima delle tre ipotesi.
RispondiEliminaLa mia immagine riporta proprio alla danza macabra, com acnhe tu scrivi.
A presto
p. s. Scopro anche io solo ora l'esistenza della grande pianta di "caccamo". Chissà magari l'ho vista mille volte e non l'ho riconosciuta. Ma di Rino, massimo esperto, ci si può fidare :)
RispondiEliminaCaccamo, oltre ad essere una graziosa cittadina della nostra splendida perla del Mediterraneo, la Sicilia, è chiamato botanicamente Celtis australis, gran bell'albero, dal legno forte, sicuro, robusto apparato radicale. Bagolaro, spaccasassi, altri volgarismi con cui è conosciuto nelle nostre regioni.
RispondiEliminaUna buona giornata da una Pistoia leggermente infreddolita.
Rino.
@ Vautrin: io sto a metà tra la danza macabra e la crociata, anche se la tesi della colonizzazione sembra la più probabile... però è così poco coinvolgente.
RispondiElimina@ Rino, confesso: il solo Caccamo che conoscevo era quello di Teocoli ma grazie del nome tecnico, vado a vedere se la conosco.
Ci sono riuscito!
RispondiEliminaSono riuscito a vincere la battaglia contro la dottoressa Google che non mi voleva far presentare come 'pipo'.
Ufff, ma è stata dura.
Marmott79,
scusa per questo post che ha dell'adolescienziale (forse demenziale), ma le lotte che sostengo da quasi 20 anni contro questi strumenti 'intelligenti' che si chiamano computer mi hanno quasi snervato.
Prometto che con il prossimo post ritorno a essere serio.
:)
E bravo Pipo, credevo che l'unica soluzione fosse quella di venire da te e sistemare io la faccenda... è raro che si perda la pw.
RispondiEliminaMacché, non era questione di password, ma mi dovevo creare un nuovo account sulla posta della dottoressa Google. Lasciamo stare; ritorno in argomento Pifferaio magico.
RispondiEliminaFermo restando che su quanto scrive Marmott79 sull'argomento non ho niente da dire, ma solo da imparare e prendere appunti, faccio qualche considerazione sulla espressione 'Pifferaio magico'.
Mi sembra che sia entrata nel linguaggio comune, ma in senso positivo. Mentre cioè da ciò che scrive Marmott79 sembra che le origini della leggenda siano drammatiche, nel linguaggio di oggi il termine 'Pifferaio magico' ha assunto un aspetto positivo.
Faccio un esempio molto personale. Dopo avere fondato un webzine, mi sono accorto che con il passare del tempo varie persone si proponevano come collaboratori della testata. A nulla valeva la mia precisazione che la testata non pagava. Niente, volevano collaborare.
Visto questo continuo affluire di aspiranti collaboratori - dovuto anche alla serietà della testata - cominciò a frullare nella mia testa l'immagine del Pifferaio magico. E così cominciai a dire di me: "Non sarò mica una specie di Pifferaio magico?".
Ora - e qui mi piacerebbe leggere l'opinione di qualche altro frequentatore di questo blog - mi chiedo: è veramente possibile che una espressione che è nata da un fatto negativo si trasformi in positiva? E se questo avviene, perché? Perché il Pifferaio magico che porta i bambini alla morte si deve trasformare con il tempo in una persona che invece accoglie altre persone nella sua avventura positiva?
La risposta non ce l'ho. Forse qualcuno...
Sto pensando... so per certo che ci sono altre espressioni nate con un significato positivo e diventate negative nella loro evoluzione, e vice versa... solo che al momento non me ne ricordo neanche una... ci penserò ancora.
RispondiElimina...
RispondiEliminaTorno sull'argomento per fare una ipotesi. Rileggiamo Marmott79:
RispondiEliminaAiutata dall'immagine sulla vetrata si diffuse la leggenda del Pifferaio Magico che fu ripresa dai fratelli Grimm nel XIX secolo. La leggenda narra di una città tedesca della bassa Sassonia, Hamelin, preda di un'invasione di topi; a liberare la città interviene un uomo, munito di un piffero che, avendo ricevuto la promessa di un degno compenso, conduce i ratti, ipnotizzati dalle note dello strumento, fino al fiume Wesser dove annegano. Tornato in città per riscuotere il compenso, questo gli viene negato e il pifferaio, per vendetta, riprende a suonare il piffero ma questa volta non lo seguono i topi ma i bambini del paese che verranno rinchiusi in una caverna e non torneranno mai più a casa.
A mio avviso, il tema di questa leggenda si può individuare nella 'ingratitudine'. Proviamo a pensare a quante volte nella nostra vita ci è accaduto di non essere grati a chi ci ha fatto del bene. In qualche occasione lo avevamo forse richiesto; in altre forse no. Il bene che ci arriva da altri va riconosciuto, anche se espresso in forma diversa da quella che noi ci aspettiamo.
Nel caso di Hamelin, il bene era stato richiesto in forma chiara ed esplicita. Quando non è stato ricompensato, la risposta è stata una punizione.
E quando il bene non viene richiesto e viene donato come atto d'amore, cosa può accadere? Può accadere che venga respinto, se non riconosciuto come bene. E venga ricompensato con una punizione.
E se la punizione è un atto di ingiustizia nei confronti di chi ha donato il bene, questi cosa deve fare? Niente. Deve semplicemente attendere che chi ha ricevuto il bene se ne renda conto e lo apprezzi.
Non la punizione, quindi, ma l'attesa.
Ciao Elena, un bacione.
RispondiElimina@Pipo: se qualcuno chiede e non dice grazie quando ottiene è un ingrato e forse una piccola vendetta la merita (detto da una molto vendicativa a parole e poco a fatti). Molto spesso però il nostro egoismo ci porta a fare del bene, magari di nascosto. Beh, quando avviene, io personalmente mi aspetto un piccolo riconoscimento, se non avviene un po' di delusione ce l'ho.
Forse fare il bene è vanità?
Vanitas Vanitatis.
Carissimi,
RispondiEliminaSpero anch’io di essere riuscito a crearmi un’identità da sperimentato utente della rete, ma ho faticato con Google le tradizionali sette camicie.
La crociata dei bambini (ted. Kinderkreuzzug) in Germania è un affare molto serio nel senso che parecchi scrittori tedeschi hanno fatto numerosi riferimenti alla cosa, ultimo anche Bertold Brecht che descrive in una poesia bambini tedeschi ed ebrei che fuggono insieme dalla guerra in Polonia. Nikolaus in questa poesia viene un po’ manipolato, ma emerge netto nella sua immagine di guida dell’eterogeneo gruppetto.
Ho letto anch’io dell’ipotesi che i bambini fossero stati in un certo senso ‘reclutati’ per popolare i territori oltre l’Oder e quindi dietro questa operazione ci sarebbero stati i Cavalieri Teutonici, che bene o male dovevano rendere abitabile la Prussia orientale, dato che, secondo alcuni storici, i ‘pagani’ ci erano rimasti fino al Mille e le conversioni erano state fatte a fil di spada (A proposito, un inciso che chiudo rapidamente: dei Templari crediamo di sapere ormai tutto, grazie anche a tanta letteratura fantastica, ma dei Tutonici non si dice mai niente, escluso Alexander Nevskji, il film di S. Eisenstein, in cui si prendono una bella botta in testa).
Ad ogni modo una delle varie storie tedesche finisce con la cattura dei bambini superstiti a Brindisi da parte di un certo ‘Frido il norvegese’, abietto mercante di schiavi. I bambini finiscono in Nord Africa, mentre le bambine fanno un'altra brutta fine.
Non ricordo dove ho letto che l’idea della crociata dei fanciulli, ovvero degli innocenti e in buona fede per definizione, fosse nata in contrapposizione al saccheggio di Costantinopoli (Quinta crociata, inizio XIII secolo) e dopo che Innocenzo III aveva sostenuto che le crociate andassero fatte anche in Europa contro gli eretici. Il richiamo all’entusiasmo dei fanciulli in realtà sarebbe poi quello della purezza originaria dello spirito dei crociati e diretto quindi alla liberazione dei luoghi santi e non a lotte all’interno della Cristianità. Se non ricordo male tra l’altro la Quinta crociata fu anche quella che fece ‘sparire’ i bogomili bulgari (una sorta di manichei), da non confondere con quelli bosniaci (altrettando manichei) che invece resistettero più a lungo.
Scusate la prolissità… Milesalpinus
Benvenuto Milesalpinus, mi piacciono gli interventi prolissi, un po' perché, come forse si è capito, mi piace leggere, un po' perché contribuiscono attivamente alla costruzione della pagina.
RispondiEliminaCrociate: credo che siano state, e che siano ancora, il miglior mezzo di propaganda per nascondere altri fini, non credo che lo scopo principale fosse quello di restituire la Terra Santa alla Cristianità, al massimo poteva essere una buona scusa per l'arruolamento, credo che lo scopo principale fosse quello di conquistare i porti del Medio oriente, facilitare i commerci, aumentare la ricchezza. Le stesse motivazioni poi hanno spinto i regnanti a indire crociate contro gli eretici: non credo che i Catari dessero poi tanto fastidio ma, stavano diventando molto ricchi grazie ai lasciti, erano a capo di conventi (comunità economiche a tutti gli effetti), in più erano tollerati dalla corte di Tolosa, anch'essa molto ricca, molto più di quella del re di Francia Filippo Augusto. Quest'ultimo approfittò della situazione e, con la scusa di far contento il papa che non tollerava i frati predicatori, incamerò ibeni di Tolosa e dei Catari.
Per quanto riduarda la colonizzazione della Germania orientale, il metodo di insediare popolazione propria credo si sia perpetrato a lungo nella storia, se non sbaglio anche l'URSS lo ha utilizzato: faceva deportare i cittadini dei territori a essa soggetti per insediarvi colonie di origine russa.
Ma qui si va nella storia contemporanea e le mie conoscenze cominciano a scarseggiare.
Marmott79,
RispondiEliminaGrazie del benvenuto a un neofita che per di più adesso è molto lusingato per l'attenzione che gli è rivolta. Fine dei convenevoli.
Gli argomenti toccati (crociate e spostamenti di popolazione) non sono facili, tutt'altro. Mettono in discussione tutto un impianto storiografico occidentale, o almeno quello che abbiamo studiato, sebbene negli ultimi anni l'approccio sia stato sempre più critico. Qualcuno lo chiama anche ‘revisionismo’, ma la Storia è in sé revisionismo, almeno quella che si basa sulla ricerca di fonti nuove e non sulla mera compilazione.
Posso dirti che ad esempio Venezia (citata sopra a proposito dei magnagatti vicentini) deve alle crociate una grossa parte della sua fortuna commerciale in quanto i noli marittimi le permettevano un doppio guadagno: i veneziani all'andata imbarcavano pellegrini (paganti, e anche bene) e al ritorno merci preziose (da rivendere a un prezzo stabilito da loro). Una nave insomma non viaggiava mai vuota, ma questo è un discorso che vale più o meno per tutte le nostre cosiddette repubbliche marinare. Le crociate come buon affare quindi, ma non solo…
Basta pensare allo scambio culturale, nel senso che – seppure buona parte dei rapporti si svolgessero armi alla mano lasciando poco spazio alla filosofia –, c’è stato un’arricchimento culturale anche da parte nostra. La medicina in Europa era arrivata a livelli bassissimi e l’incontro con gli arabi pare abbia prodotto non tanto grandi scoperte ma piccoli cambiamenti che col tempo hanno modificato le credenze medioevali.
Per collegarmi adesso al tema degli ordini cavallereschi (Gerosolimitano, Templare, Teutonico, etc) ho però dei dubbi che sul piano culturale abbiano rappresentato effettivamente qualcosa: la loro regola era molto rigida e imponeva quasi che i cavalieri non sapessero leggere e scrivere. Difficile immaginare che, con tutto il greco e il latino indispensabili a capire quello che trovavano, fossero in grado di farlo. E qui cade uno dei grandi assunti di tanti romanzi fanta-storici: i cavalieri non erano affatto persone colte. La loro organizzazione fu invece un’altra cosa: essendo strutture centralizzate (un Gran Maestro al vertice con poteri assoluti) e dovendo assicurare i collegamenti dall’Europa alla Palestina e viceversa ecco che col tempo nacquero le lettere di credito, le stazioni di posta, la sorveglianza sulle strade di grande comunicazione, etc. Se vogliamo però non si trattava affatto di novità assoloute perché i romani avevano già istituzioni analoghe.
Insomma, tra le profonde motivazioni della cristianità (come ci è stato insegnato) e il saccheggio sistematico del Medio Oriente (ivi compreso lo sterminio di popolazioni intere, come sostengono oggi gli storici del mondo arabo) c’è un tessuto connettivo di rapporti a vario livello molto complesso e tutto da ricostruire. Ai miei tempi si leggeva Pirenne che se ricordo bene fu il primo a parlare di unità del Mediterraneo almeno fino alla conquista araba, poi ci hanno fatto leggere Braudel … cosa leggono adesso le nuove generazioni?
A presto, e tiratemi per la giacchetta se continuo a sproloquiare. Milesalp.
Ignoro cosa leggano i giovani e non voglio parlare dei testi sui quali ho dovuto studiare al liceo e all’università perché ne provo orrore (pagine lucide, colori ovunque e poca sostanza). Io ho amato Huizinga, Bloch e Le Goff perché parlavano di uomini, non di date, di pensieri più che di dinastie.
RispondiEliminaPer quanto concerne l’apporto delle crociate nella cultura europea credo si possa considerare una rivoluzione silenziosa: la cultura araba ha permeato quella occidentale con le sue rivelazioni, ad esempio aprendo nuove frontiere alle scienze matematiche. Penso poi a quella montagna di classici latini e greci conservata nelle biblioteche arabe e poi portata in Europa e a Roma soprattutto durante la sesta crociata, quella di Federico II, testi dimenticati che mancavano dall’Europa da quasi un millennio.
Credo che l’incontro di culture porti solo ricchezza.
Certo. L'incontro con culture diverse alla fine porta ricchezza, se non altro anche per una migliore comprensione e valorizzazione della propria, ma il primo impatto genera di solito paura. Basta guardarsi intorno e vedere quali sono le conseguenze della paura a tutti i livelli. (Non volevo farlo ma mi è sfuggita una considerazione attuale…)
RispondiEliminaCordoba prima di Ferdinando e Isabella era molto più multi-etnica di quello che ci appare. Il bello è che oggi qualcuno vorrebbe 'vendicarsi' della riconquista e qualcun altro sostiene l'oppressione araba e giustifica la cacciata dei Mori. Ambedue gli assunti non sembrano corretti dato che a Cordoba si parlava arabo, latino, greco e persiano e si leggevano i classici da Aristotele ad Avicenna.
Il problema diventa allora quello della mescolanza: è buona o cattiva?.
Adesso però mi fermo perchè sto andando fuori tema: il pifferaio e la crociata dei bambini, nella sua doppia versione franco-tedesca, sono prodotti che vengono dall'Europa post-carolingia e medioevale e qui ci bagniamo invece nel Mediterraneo.
O dobbiamo rivedere anche questi concetti?
Certo. L'incontro con culture diverse alla fine porta ricchezza, se non altro anche per una migliore comprensione e valorizzazione della propria, ma il primo impatto genera di solito paura. Basta guardarsi intorno e vedere quali sono le conseguenze della paura a tutti i livelli. (Non volevo farlo ma mi è sfuggita una considerazione attuale…)
RispondiEliminaCordoba prima di Ferdinando e Isabella era molto più multi-etnica di quello che ci appare. Il bello è che oggi qualcuno vorrebbe 'vendicarsi' della riconquista e qualcun altro sostiene l'oppressione araba e giustifica la cacciata dei Mori. Ambedue gli assunti non sembrano corretti dato che a Cordoba si parlava arabo, latino, greco e persiano e si leggevano i classici da Aristotele ad Avicenna.
Il problema diventa allora quello della mescolanza: è buona o cattiva?.
Adesso però mi fermo perchè sto andando fuori tema: il pifferaio e la crociata dei bambini, nella sua doppia versione franco-tedesca, sono prodotti che vengono dall'Europa post-carolingia e medioevale e qui ci bagniamo invece nel Mediterraneo.
O dobbiamo rivedere anche questi concetti?