Un Dumas cronista, inaspettatamente crudo ma anche generoso di spunti di riflessione.
E' un librino piccino picciò, trattato con amorevole cura dalla Abeditore, non solo per la grafica di copertina ma anche per la scelta della carta, scorrevole, sensuale e per le illustrazioni talvolta ironiche, talvolta curiose, sempre ricche di particolari. Interessante poi la scelta dell'illustrazione della contessa di Brinvilliers: non quella di cui parla Dumas nel capitolo undicesimo, eseguita da Lebrun e oggi conservata al Louvres ma quella straziante e orripilante (nel senso che fa letteralmente rizzare i peli sulle braccia) del momento della tortura.
PS doveroso: coloro che accostano l'idea della tortura a quella i medioevo rimarrebbero stupiti dall'apprendere che questo simpatico metodo per estorcere confessioni (più spesso false che vere) ebbe il suo più largo utilizzo proprio nel Rinascimento e nel Seicento.
Charles Le Brun
Per riassumere la sinossi dirò che la contessa, insoddisfatta della sua parte di eredità, decide di far fuori metà della sua famiglia con il veleno, viene beccata, viene arrestata, viene torturata e condannata a morte. La storia è vera, Dumas alterna alla sua narrazione documenti dell'epoca, agghiacciante è leggerne l'assoluta freddezza con cui viene descritto il supplizio lasciando trapelare tutta la malattia di chi lo governava. A volte si pensa che la crudeltà, l'abominio sia proprio del XX secolo, leggendo questo breve scritto viene un ragionato sospetto che sia proprio nella natura dell'uomo.
Curioso ho trovato che concluso il supplizio con l'esecuzione e il rogo del suo cadavere essa sia stata quasi immediatamente santificata dal popolo che aveva assistito alla sua processione verso il supplizio e al riconoscimento della sua colpevolezza...
Come sono strani gli uomini: un momento prima la ricoprivano di verdura e insulti, un momento dopo cercavano reliquie da adorare tra le braci ancora calde.
Non so se sia per preferenze stilistiche dell'autore o perché manchi tra i documenti ma non traspare alcun senso di rimorso per aver ucciso i suoi cari in orribili tormenti, piuttosto emerge il terrore della dannazione eterna e ansia di espiare il più possibile in questa vita per evitare l'inferno e ridurre al minimo il tempo di permanenza in purgatorio.
Ci sono poi alcuni temi appena sfiorati che rendono filosoficamente interessante questo breve racconto. Del tipo "Poiché il fuoco del purgatorio e dell'inferno sono della stessa natura e ciò che distingue la pena è la durata, come può un'anima riconoscere in quale luogo si trovi? Come fa a sapere che si trova in purgatorio e non all'inferno?" il confessore di Madeleine risponde che al momento della morte si è portati a giudizio celeste dove la pena viene dichiarata.
Les Crimes célèbres - edizione E. Blot (Paris) - 1871
Oppure il tema della confessione dei propri peccati che deve essere totale e coinvolgere anche i complici dei delitti e tutti quelli che potrebbero esserne al corrente poiché se, lei morta, venissero commessi altri peccati a causa sua per qualcosa che lei sapeva o faceva, allora, non potendo espiare e confessare in morte, la dannazione la inseguirebbe nell'aldilà e le si spalancherebbero le porte dell'inferno. Forse sono paturnie mentali mie ma mi domando come debba essere inteso questo passaggio. Il concetto è chiaro: i peccati commessi da altri per causa nostra finirebbero per dannare anche noi, ma se siamo già morti e, per dire, già in purgatorio come funziona? Ci vengono a prendere e ci portano all'inferno? Oppure rimarremmo in una sorta di limbo (non il limbo dantesco ma un altro tipo ancora) prima del purgatorio in attesa che tutti quelli che hanno vissuto insieme a noi muoiano? Oppure attendiamo tutti insieme in questo limbo fino al giudizio universale che avverrà alla fine del mondo? Dante trova già popolati i tre cieli perciò tenderei a escludere questa terza possibilità. Tuttavia Dante non era infallibile perciò...
Sembra proprio che più il racconto sia breve e più io provi la necessità di approfondire.
Les Crimes célèbres
SOCIETE' BELGE DE LIBRAIRE, BRUXELLES, 1841
Insomma! Brevissimo e succosissimo anzi, brevissimo neanche tanto visto che il suo centinaio di pagine se lo porta a casa.
E se ancora non vi bastano i particolari raccapriccianti della tortura, la morte in odor di santità e le pippe filosofiche a proposito della vita eterna resta un ultimo succulento accenno a certi personaggi storici che, si dice (e quindi probabilmente ci troviamo nell'ambito della fuffa storica) siano stati avvelenati: Luigi, delfino di Francia e fratello di quel che sarebbe diventato Re Francesco primo nel suo nome (cit.), ucciso da un fazzoletto avvelenato e Giovanna d'Albret, consuocera di Caterina de' Medici regina madre di Francia che morì di tubercolosi ma ai detrattori dell'italiana è piaciuto diffondere la menzogna che fosse stata Caterina ad avvelenarla con un paio di guanti.
That's all folks!
Il resto leggetevelo da soli, ho solo cercato di fornire qualche motivo in più per portarvi a casa questo gioiellino. PS: chi ha desiderio di possedere una copia dell'opera del 1841 (tomi I-IV) la può trovare su AbeBooks
Finalmente qualche minuto per dedicarmi al #wrapup di gennaio! Cominciamo col dire che il primo dei buoni propositi per il 2019 è andato felicemente a farsi benedire: volevo leggere meno, ho letto di più. Però ho anche pensato di più, meditato di più e probabilmente il merito è stato anche del Megagdl su Nabokov che mi ha spronata a un confronto con altri lettori sullo stesso libro, non ci avevo mai provato, non so se e quando accadrà di nuovo di trovare un simile stimolo alla lettura condivisa ma per questo 2019 ormai l'impegno è preso e verrà mantenuto. 📖📖📖 Andiamo però in ordine e procediamo con la sintesi del mese: 📖 Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore: FA-VO-LO-SO! Di sicuro il miglior libro di gennaio e azzardo la previsione che possa essere il miglior libro del 2019.Un'opera sulla lettura, sulla scrittura, sull'editoria, sulla narrazione, insomma un capolavoro di metaletteratura divertente e divertita. 📖 Stevenson - Lo strano caso del Dr Jekyll e del Sig. Hyde (rilettura): prima lettura del Megagdl. La discussione corale mi ha spinta a cercare di vedere oltre la storia e dedicarmi a tutte le sfumature narrative in previsione anche del confronto con la lezione di Nabokov. Una vera riscoperta 📖 Poe - I delitti della rue Morgue (rilettura): se siete appassionati lettori di gialli questo libro non può assolutamente mancare nella vostra biblioteca personale, è breve, brevissimo ma è qui che ha origine la narrazione d'investigazione e Dupin è il padre di tutti i Maigret, gli Sherlock, i Montalbano che popolano le librerie. Da leggere assolutamente. 📖 Gaskell - Mary Barton: uno sguardo compassionevole ma accurato sull'Inghilterra industriale del XIX secolo. Temi come il lavoro minorile, la riduzione dell'orario di lavoro, i conflitti di classe tra padroni e operai, la sordità della politica ai lamenti del popolo caratterizzano il primo romanzo di questa autrice. Commovente. 📖 Dumas - L'avvelenatrice: un racconto disturbante di cronaca Seicentesca, molto crudo a tratti tuttavia cela tra le pagine interessanti spunti di riflessione. Ci ritornerò 📖 James - Giro di vite (rilettura): letto ennemila anni fa ammetto che allora non ci avevo capito molto, quasi nulla e forse era proprio questo lo scopo di James ma non ero pronta, adesso sì e ne apprezzo tutta la magnificenza stilistica e tutta la grandezza del finale aperto.
- Ciao, sono Maria Vittoria, ho trentatroppi anni e non posso entrare in libreria!
- Ciao Maria Vittoria!
Giornata splendida oggi, ne ho approfittato per fare un giro in centro a Fano alla ricerca di Nabokov.
Ne giro due, in una non sanno nemmeno chi sia, nella seconda mi dicono - Ah! Adelphi, non ce l'ho, se ne prendo di quelli ne tengo uno poi se lo vendo via, non lo riordino. -
Un'aria di sufficienza da fare imbufalire Ghandi. Me ne sono andata.
Entro alla Mondadori in piazza, non ci mettevo piede da un anno per il totale disinteresse dei gestori nei confronti dei libri e dei lettori. L'ultima volta avevo telefonato per chiedere di mettermi da parte un libro, quando sono andata per ritirarlo non si trovava, spaesata tra centinaia di libri novità superpatinati presenti al piano terra osai chiedere dove fossero i classici, la commessa mi rispose che non ne avevano, quindi mi incamminai al piano superiore per controllare e ovviamente li trovai lì ad aspettarmi, in ordine assolutamente casuale, come se non avessero idea di come gestirli. Non dovevo comprare nulla oltre a quello ordinato e non trovato ma trovai Lo cunto de li cunti di Basile e Anabasi di Senofonte e decisi di salvarli, non era posto per loro, quello!
La gestione è cambiata e si vede!
Chiedo il libro e in due secondi mi dice piano e scaffale in cui trovarlo, lo raggiungo e trovo tutti i classici e la saggistica deliziosamente allineati e ordinati in una di quelle disposizioni armoniche che ti consentono, cercando un autore, di scoprirne altri altrettanto interessanti. Un vero balsamo per l'anima del lettore, un supplizio per il portafogli.
Mi reco alla cassa con tre libri per bottino:
- Lezioni di Letteratura di Nabokov, scopo dell'incursione,
- Finzioni di Borges e
- l'Avvelenatrice di Dumas che cercavo da tempo e non ero riuscita a trovare.
Non ho resistito! Le ho dovuto fare i complimenti per la nuova gestione, per la disposizione dei libri e per la scelta dei titoli, ero in estasi!
Le ho detto che avrei avvisato immediatamente il gruppo di lettura dell'Isola al che mi dice che per tutti gli aderenti a gruppi di lettura è destinato uno sconto del 10% 😍😍😍
E...
Ci offre la possibilità di incontrarci da lei, anche la sera, in un'area dedicata che è una robina deliziosa, con tè e caffè e io non vedo l'ora!
Potrei scrivere causticamente "male" e fermarmi qui.
Invece no; parafrasando il buon vecchio Tyrion Lannister che si chiedeva dove vanno le puttane io mi chiedo come muoiano... per lo meno quelle della letteratura e vediamo se riesco a dare un'idea con gli esempi di Zola, Dumas padre e figlio, Laclos, Sue e Austen.
E per puttane in realtà non intendo solo quelle che letteralmente esercitano il mestiere dietro compenso ma in generale quelle che tradiscono la moralità a favore di un guadagno che sia esso economico (Nana, Margherita Gautier, la Goualeuse), sociale (Mercédès Herrera) o narcisistico (Marchesa de Merteuil, la duchessa della Castellana di Vergy, Lady Susan)
Nanà - Emile Zola
Nana - Edouard Manet
Si parte da Nana di Zola, la puttana fresca se così si può dire, quella di più recente lettura e che ha scatenato la curiosità del titolo.
Nata e cresciuta nel fango trova la gloria grazie alla sua fisicità dirompente e alla totale dissolutezza. Quel fango, quella putredine come ama chiamarla Zola, Nana la spargerà in tutti i meandri dell'alta società parigina: banchieri, nobili, ereditieri, giornalisti, impresari. Tutto verrà lordato dalle sue perfette mani sottili e nella sua morte, come scrive Zola "Sembrava che il veleno preso nei rigagnoli, sulle carogne, quel fermento col quale aveva avvelenato un popolo, le fosse risalito fino al volto, e glielo avesse imputridito."
"Una vivida luce rischiarò bruscamente il viso della morta. Lo spettacolo era orribile. Tutte fremettero e fuggirono. (...) Nanà restò sola, col viso all'aria, nel chiarore della candela. Era un carnaio, un ammasso di pus e di sangue, una palettata di carne marcia, buttata là, su un cuscino. Le pustole avevano invaso tutto il volto, i bubboni si toccavano l'uno con l'altro, e, avvizziti, disfatti, grigiastri come il fango, sembravano già una muffa della terra, su quella poltiglia informe, nella quale non si distinguevano più i lineamenti. Un occhio, il sinistro, era completamente sparito nel gonfiore della purulenza, l'altro, semiaperto, s'incavava come un buco nero e marcio. Il naso suppurava ancora. Una crosta rossastra partiva da una guancia, e invadeva la bocca, che tirava in un riso orrendo. E, su quella maschera spaventevole e grottesca del nulla, i capelli, i bei capelli, conservavano il loro fiammeggiare di sole, e si spargevano in un'onda d'oro. Venere si decomponeva. Sembrava che il veleno preso nei rigagnoli, sulle carogne, quel fermento col quale aveva avvelenato un popolo, le fosse risalito fino al volto, e glielo avesse imputridito."
Ricorda niente?
Mi spiace caro Zola ma hai scopiazzato barbaramente Choderlos de Laclos aggiungendo solo pedanteria.
La Marchesa de Merteuil - Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos - Le relazioni pericolose
Glenn Close interpreta la Marchesa
Sfrenata libertina (quanto detesto questa parola), animata dal desiderio di vendetta ordirà le sue trame per gettare nel fango la casta Cécile de Volanges e convincerà il suo attuale amante a sedurla e svergognarla.
L'intento di Choderlos de Laclos è quello di scrivere un'opera morale, come lui stesso ammette nella prefazione "Mi sembra che sia perlomeno un servizio reso alla moralità lo svelare i mezzi usati dai dissoluti per corrompere coloro che hanno buoni costumi" e serberà per la sua protagonista la più terribile delle punizioni: il vaiolo
"CLXXV • M.ME DE VOLANGES A M.ME DE ROSEMONDE
La sorte di Mme de Merteuil sembra compiuta, mia cara e degna amica, ed è tale che i suoi più accaniti nemici sono divisi tra l'indignazione che merita e la pietà che ispira. Avevo ben ragione di dire che sarebbe stata una fortuna per lei morire di vaiolo. i: guarita, è vero, ma è rimasta spaventosamente sfigurata; inoltre ha perso un occhio. Come potete immaginare non l'ho vista, ma mi hanno detto che è repellente.
La Marchesa di S... che non perde mai un'occasione per dire qualche malignità, diceva, ieri, parlando di lei, che la malattia l'ha come rovesciata e che adesso ha l'anima sul volto. E purtroppo tutti han trovato che l'espressione era giusta."
Diverso trattamento avranno altre prostitute celebri dell'ottocento francese, più comprensivo, compassionevole
Margherita Gautier - Alexandre Dumas figlio - La signora delle camelie
Margherita secondo Charles Chaplin
Le ultime ore della prostituta più famosa della letteratura francese e dell'Opera Italiana sono descritte da Julie Duprat con tenerezza e compassione in una lettera destinata all'amato di Margherita, Armand.
"20 febbraio, alle cinque della sera. "Tutto è finito. Marguerite è entrata in agonia questa notte verso le due. Nessun martire ha mai sofferto simili torture, a giudicare dalle grida che emetteva. Due o tre volte si è alzata sul letto, come se volesse riprendere la vita che saliva verso Dio. Due o tre volte ha anche pronunciato il vostro nome, poi tutto è stato silenzio, ed ella è ricaduta sfinita sul letto. Lacrime silenziose le sgorgavano dagli occhi, ed è morta. Allora mi sono avvicinata a lei, l'ho chiamata, e poiché non mi rispondeva, le ho chiuso gli occhi e l'ho baciata sulla fronte. 'Povera cara Marguerite, avrei voluto essere una santa, affinché il mio bacio potesse raccomandarti a Dio'. Poi, l'ho vestita come mi aveva pregato, sono andata a cercare un prete a Saint-Roch, ho acceso dei ceri per lei, e ho pregato in chiesa per un'ora. Ho dato ai poveri un po' del suo denaro. Non mi intendo molto di religione, ma penso che il buon Dio riconoscerà che le mie lacrime erano vere, la mia preghiera fervida, la mia elemosina sincera, e che avrà pietà di colei che, morta giovane e bella, non ebbe altri che me per chiuderle gli occhi e seppellirla".
Margherita era una prostituta sì, viveva mantenuta dai soldi dei suoi amanti sì ma era generosa e di buon cuore e quando il padre di Armand si reca da lei per chiederle di lasciarlo per non compromettere le future nozze della sorella di Armand anteporrà il futuro radioso della giovane sconosciuta al proprio interesse e accetterà il martirio dell'abbandono.
Giuseppe Verdi e il suo librettista Francesco Maria Piave sapranno rendere l'incontro tra margherita/Violetta e il padre di Armand con una rara dolcezza, qui resa viva dalla voce divina della Callas.
La Goualeuse - Eugène Sue - I misteri di Parigi
Fleur de Marie - Trimolet
Fleur de Marie è una giovane donna, prostituta per necessità, salvata dal protagonista Rodolphe (non svelo troppo nel caso qualcuno non avesse ancora letto il libro). Di lei si innamorerà un giovane nobile e quando ormai tutto è programmato per il matrimonio fuggirà in convento e prenderà i voti per non infangare il nome del suo amato.
Fleur de Marie morirà due volte: una per il mondo e una nel Signore.
"Il 13 gennaio - Rodolphe a Clémence.
Il 13 gennaio... anniversario ormai doppiamente sinistro!!!
Amica... l'abbiamo persa per sempre!
E' finite... è finita!
(...)
Infatti... mia figlia è morta per noi... morta, capite. Da oggi, Clémence... dovrete portare il lutto in cuor vostro per lei (...). Che la nostra figliola sia sepolta sotto il marmo di una tomba o sotto la volta d'un chiostro... per noi... che differenza fa?"
E poco dopo
"Mio buon padre... perdono... anche a Henri... alla mia buona madre... perdono"
"Furono le sue ultime parole. Dopo un'ora d'agonia, per così dire serena... rese l'anima a Dio"
L'amata di Edmond Dantes non dovrebbe trovarsi in un elenco di prostitute eppure non posso fare a meno di considerarla una traditrice, una donna che per garantirsi sicurezza sociale si sposa senza amore. Cosa avrebbe dovuto fare? Struggersi per sempre nel ricordo del suo vecchio amore? Per sempre magari no ma per un po' più di tempo sì.
Al termine del romanzo Mercédès morirà per il mondo ritirandosi nella casa di Marsiglia che un tempo era appartenuta al padre di Dantes, la sua identità resterà da quel momento un segreto tra Dio, Edmond e Mércèdes.
"Se vi dicessi che vivrò in questo paese come la Mercedes di una volta, lavorando, non lo credereste; io non sono più atta che a pregare, e non ho bisogno di lavorare: il piccolo tesoro sepolto da voi si ritrovò al posto indicato. Si domanderà chi sono io, si vorrà sapere che cosa faccio, non si saprà come vivo... Che importa?
Questo è un segreto fra Dio, voi e me."
"Mercedes" disse il conte, "io non ve ne faccio rimprovero, ma avete esagerato il sacrificio, abbandonando tutta la sostanza del signor Morcerf, la cui metà vi apparteneva di diritto per la vostra parsimonia e previdenza."
"Vedo ciò che volete proporre, ma non posso accettare; mio figlio me lo proibirebbe."
"Mi guarderò bene dal fare per voi alcuna cosa che non avesse l'approvazione di Alberto. Io saprò le sue intenzioni, e mi vi sottometterò. Ma se egli accetta ciò che voglio fare, lo imiterete senza esitazioni?"
"Voi sapete, Edmondo, che non sono più una creatura pensante, io non ho alcuna determinazione. Dio mi ha talmente scossa che ho perduto la volontà. Sono fra le sue mani, come passero fra gli artigli dell'aquila. Egli non vuole che io muoia, poiché vivo. Se mi manderà soccorsi, è segno che lo vorrà, ed io li prenderò."
"Badate, signora" disse Montecristo, "che Dio non va adorato così. Egli vuole essere compreso, vuole che si conosca la sua possenza, e per questo ci ha dato libero arbitrio."
"Ah crudele!" gridò Mercedes. "Non mi parlate così, lasciatemi l'illusione di non avere libero arbitrio! Se no, che mi resterebbe per salvarmi dalla disperazione?"
Montecristo impallidì leggermente, e abbassò la testa oppressa dalla veemenza del dolore.
"Non volete rivedermi?" disse, stendendole la mano.
"Al contrario, vi rivedrò" replicò Mercedes, mostrandogli solennemente il cielo. "Questo è un provarvi che spero ancora."
E dopo aver stretto con mano tremante quella del conte, Mercedes corse all'interno della casa , e sparì dalla sua vista.
Montecristo uscì con passo lento da quella casa, e prese la strada del porto. Ma Mercedes non lo vide allontanarsi, quantunque fosse alla finestra della piccola camera del padre di Dantès, i suoi occhi cercavano lontano il bastimento che trasportava suo figlio verso il mare. É però vero che la voce, suo malgrado, mormorava sommessamente: "Edmondo, Edmondo, Edmondo..."
Il conte era uscito con l'animo oppresso da quella casa, dove, secondo tutte le probabilità, lasciava Mercedes per non rivederla mai più."
La castellana di Vergy
Ciclo di affreschi Palazzo Davanzati
La duchessa de La castellana di Vergy è una delle prime tiranne della letteratura romanza, si invaghisce del bel cavaliere Guglielmo, vassallo del duca e innamorato della castellana, a causa delle macchinazioni della duchessa moriranno tutti tranne il duca che partirà invece per una crociata e la fine della donna è così narrata nella traduzione italiana:
"La ragazza si precipitò fuori appena vide i due corpi senza vita: quel che ha visto le fa orrore. Ha incontrato il duca e gli ha detto ciò che gha sentito e visto, non ha taciuto niente: come la storia è cominciata e anche del cagnolino addestrato di cui aveva parlato la duchessa. Ecco che il duca è fuori di sé! Entra subito in camera; estrae dal petto del cavaliere la spada con cui si è ucciso. Di corsa si avvia, senza indugio, dove sono le danze e, senza una parola, va dritto verso la duchessa; adempie la promessa perché le assesta un colpo sul capo colla spada, che teneva sguainata, senza parlare, tanto è adirato. La duchessa cade ai suoi piedi, di fronte a tutti quelli della contrada."
Lady Susan - Jane Austen
Cosa c'entra Lady Susan della Austen in questa carrellata di donne morte?
C'entra per nulla e c'entra per tutto perché Lady Susan è un'approfittatrice, priva quasi di moralità, un'arrivista pronta a calpestare i desideri della sua stessa figlia pur di ottenere quello che vuole.
Ma
E' una donna scritta da una donna e, udite udite, non muore affatto! Non si chiude in convento, non finisce a fare l'eremita a Marsiglia ma vive e si gode la vita insieme a un uomo strappato a una rivale di dieci anni più giovane!