giovedì 14 agosto 2008

La Montagna



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Lascia che agli occhi della tua mente appaia una montagna. Devi scalarla e arrivare fino in cima.
All’inizio non si comprende quello che dici.
La … la … vetta … da passa (?) ma subito, subito dopo … in cima.
Sono in cima, devo tornare giù, proviamo. E’ un… tipo cono appuntito. Non, non devo scalare perché vado su e giù come mi pare (?) Sgrish e sono su … sgrush, sgrush e sono giù. Perché fare la fatica di scalare quando con un balzo sono su, o non sono su? Un cono sotto di me, mi libro nell’aria sopra la punta del cono. Sccc, sccc, scivolo giù, giù, giù. Come è divertente! E’ come scivolare sulla ringhiera e poi vado su, suuuu, eh eh eh, boh!
Che senso ha chiedere a un uccello di scalare la parete, se con un colpo d’ala arriva su? Flap, flap… Anzi, adesso (interrompo?) ho pure le ali e faccio come l’aquila (…) la vetta (…) il vento gelido del nord, scc, scc, navigare nell’aria, scc, dominare il vento, scc, con quelle ali possenti e girare attorno alla vetta, giocare (?) artiglia (?) il cono, il vento (qui si capisce poco) e poi di nuovo in aria a giocare con la montagna, eh eh eh. Sciup, mi sono levato le ali, ma tanto volo lo stesso, non ho bisogno di ali per volare, eh, eh, eh, eh, eh, eh, eh, eh, eh… (sospiri) è proprio un cono, che buffa montagna. Montagna eee ellll elll (sembra che parola fatichi molto ad uscire) euclidea, euclidea, euclidea, euclidea. Troppo precisa, ma tanto ci vado su lo stesso! Chi dovesse pensare di camminarci su scivolerebbe, nze, nze, niente da fare, bisogna saper volare. Anche senza ali, sciù, sciù. E’ bello ogni tanto vedere il mondo da qui, scc, anche i grandi diventano più piccoli, uhmm. Che state a combattere la vita dentro le vostre scatolette di latta vuota! Ogni tanto ci vuole un po’ d’aria di 4000 per rinfrescare il cielo, ma è inutile fare la fatica di scalare. Bisogna saperci saltare su, caro Jonathan, tu sì che sapevi volare! Piccoli omini, dovete imparare a volare, imparare da soli, tanto non te lo insegna nessuno. Bisogna per primo essere convinto di poter imparare a volare. C’è qualcuno che viene qui su con me? Tanti bambini! Come al solito, sono sempre primi i bambini, sempre primi i bambini, a volare. Vedi? Adesso attorno alla cima della montagna sono circondato da un nugolo di bambini che si stanno divertendo un mondo. E’ bastato dirglielo una volta, hanno capito, con la loro mente fresca, e hanno spiccato il volo. Eh, quanti bambini… scc, scc…
Si, si si aggiunge qualche giovincello. Che spettacolo! Il cielo pieno di gente a 4000 metri di quota. Ma chi è quel pirla che sta cercando di scalare la montagna? nz.. non ha capito un tappo, sì, sì, piccozze, ramponi, chiodi, corde, imbracature. Bravo, bravo, cerca di imbragare bene il cervello così non ti muovi più.

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Inauguro oggi la sezione di scrittura automatica. Le composizioni non sono mie ma questa prima l’ho gradita tanto che non posso fare a meno di inserirla nel blog.
Le troverete tutte, a mano a mano, sotto l’etichetta “scrittura automatica”
In principio la Montagna sembra ostica… da scalare.
Ma non si scala: si va su e si va giù a piacere con allegri balzi. Spuntano le ali e la montagna perde anche la sua fisicità minacciosa: si fa geometrica, conica, euclidea. Davvero non conosco nessun’altra persona che potrebbe definire una montagna euclidea, nessun altro che nell’incoscienza possa utilizzare un termine così lontano dalla vita comune. Invece salta fuori questa parola, seppur con difficoltà, e scoppio in una risata.
E’ bello vedere come l’avvicinamento alla fantasia si faccia da principio con uno strumento fisico: le ali. Anche nell’inconscio si verifica la necessità di utilizzare strumenti razionali per azioni irrazionali, è un progressivo abbandono delle leggi e, smesse le ali, la libertà.
Libertà dalle leggi fisiche e libertà dalle leggi morali, come i bambini che le leggi non le conoscono ancora e volano subito, senza bisogno di supporto. Basta dirglielo a loro e con un balzo sono già nel cielo a svolazzare e fare capriole, come se non aspettassero altro… non sanno di non poter volare e volano lo stesso.
Mi ha stupita la citazione di Jonathan, emersa da chissà dove, forse era semplicemente un pensiero dormiente, accucciato, che non vedeva l’ora di saltar fuori e dire la sua, aspettava il suo momento.
Ci saranno sempre persone che cercheranno di scalarle le montagne, lasciamoli fare … non sanno di poter volare.
Foto: Caspar David Friedrich – Viandante sul mare di Nebbia

martedì 12 agosto 2008

Il senso

E per lui il senso di un episodio non stava dentro come il gheriglio ma fuori, ad avvolgere il racconto che lo sprigionava solo come una luminescenza rivela una foschia, a somiglianza di quegli aloni nebulosi che talora la spettrale illuminazione della luna rende visibile.
Joseph Conrad - Cuore di Tenebra


Non riesco a ricordare, devo avere qualche tara nascosta.
Non riesco a ricordare i fatti, l'accaduto, le cronologie.
Riesco solo a ricordare le emozioni.
Così come quando leggo un libro non ne trattengo la trama i nomi, i personaggi. Il narrato mi sfugge e filtro solo il sottotesto, quello che creo io. I passi che portano la mia mente a liberarsi in fantasie, quelli che mi portano a riflettere, quelli che mi portano a ricordare,
Tanto tempo fa cominciai ad annotare su un diario le frasi e le pagine che mi colpivano maggiormente. Non ho più smesso, adesso è diventato un database.
Ogni volta che li rileggo mi perdo in nuove riflessioni. I pezzi di racconti si separano per poi ritrovarsi nella mia mente e costruire un romanzo tutto mio. Nulla più appartiene alla penna che li generò, sono tutti miei.
Non la considero bieca lettura, è meditazione.
E detesto essere interrotta o disturbata, come accade sui treni all'arrivo di un nuovo viaggiatore che puntualmente inizia a conversare. Non mi reputo asociale: io non leggo per ingannare il tempo, leggo perché voglio leggere, voglio pensare.
Ma forse è colpa mia: quando mi chiederanno "Leggi?" risponderò "No, sto meditando"

venerdì 8 agosto 2008

Atene ha conquistato Pechino


Si è appena conclusa la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Pechino e sono ancora abbagliata dalle immagini di fuochi d'artificio e danza.

Ricevo una cara telefonata che mi ispira una riflessione...
Ci penso un po'
Non mi basta
Apro un po' di libri, alcuni a caso, altri per scienza
non mi basta
Giro un po' per il web
Ancora non mi basta ma me lo faccio bastare altrimenti la serata non avrebbe fine.
Atene ha conquistato Pechino.
Atene ha conquistato Pechino?
Le immagini rimandano tamburi, china, danze tradizionali ma non mi sento in Cina.
Tra il pubblico T-shirt e bibite gassate, anche il presidente cinese indossa giacca e cravatta.
Dove sono finite le loro camiciole? Dov'è la loro billa cinese?
Fino a pochissimo tempo fa i cinesi ci erano sconosciuti, la Cina era una terra fantastica, popolata da mostri, saggia e per questo vicina al Paradiso terrestre.
Eppure furono loro gli inventori della carta, furono loro gli inventori della polvere da sparo, sembra che abbiano perfino inventato la mongolfiera.



Gavin Menzies, storico per passione, sostiene in un suo libro che i Cinesi scoprirono il Nuovo Mondo settanta anni prima di Colombo.

Il punto è che sono rimasti sconosciuti al mondo fino al momento in cui hanno deciso di indossare giacca e cravatta, di uniformarsi allo stile di vita occidentale.
Tutte le loro scoperte, le loro invenzioni se le sono tenute strette, le hanno covate e per questo non si sono evolute visto che all'alba del ventesimo secolo la Cina si poteva considerare un paese medievale,
La polvere da sparo che dicono di aver inventato ci è stata trasmessa dalle popolazioni del Medio Oriente ed è a loro che ne riconosciamo il merito, anche se solo una volta approdata in Europa questa invenzione ha potuto essere trasformata in uno strumento decisivo di potere mentre in Cina restava buona per i fuochi d'artificio... belli, sì ma sicuramente non incisivi dal punto di vista politico.
Menzies sostiene anche che fu grazie a disegni pervenuti da ambasciatori cinesi a Venezia, che Leonardo vide, che si entrò nel Rinascimento. Mi fa piacere, ma qual'è stato il rinascimento cinese? A cosa serve essere così brillanti quando si resta isolati. L'unico modo per progredire è quello di condividere le informazioni e le esperienze, è il dibattito, il confronto. Le idee crescono e si moltiplicano con la partecipazione.

Atene ha colonizzato Roma dalla quale è stata a sua volta colonizzata, così fece Roma con le popolazioni Germaniche che nel Medioevo ci conquistarono e che poi colonizzarono il Nuovo Mondo. Oggi il nuovo mondo ha colonizzato l'Europa e Pechino. Lo ha conquistato anche con il suo smog.

La domanda ora è se Pechino si lascerà colonizzare o se ci colonizzerà a sua volta


PS: Grazie a Pipo per l'ispirazione... a volte i pensieri restano lì e serve qualcuno che li sblocchi



Foto: Coca Cola, La grande Muraglia, Smog

Zeno, la sua coscienza e la mia



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Dopo pranzato, sdraiato comodamente su una poltrona Club, ho la matita e un pezzo di carta in mano. La mia fronte è spianata perché dalla mia mente eliminai ogni sforzo. Il mio pensiero mi appare isolato da me. Io lo vedo. S’alza, si abbassa… ma è la sua sola attività. Per ricordargli ch’esso è pensiero e che sarebbe suo compito manifestarsi, afferro la matita. Ecco che la fronte si corruga perché ogni parola e composta di tante lettere e il presente imperioso risorge ed offusca il passato.
Italo Svevo – La coscienza di Zeno.

Un viaggio nell’oscurità della psiche, riflesso delle zone d’ombra della società borghese del primissimo Novecento. L’immagine della Belle epoque è simile a quella di Dorian Grey, sotto la facciata dorata senza macchia si nasconde il mostro e la perdizione.
L’unico merito di Zeno Cosini è proprio quello di avere avuto il coraggio di guardare oltre la superficie per tuffarsi nell’oscurità della mente, nell’essenza dell’uomo borghese senza qualità.
L’inettitudine diventa un valore, la rinuncia al dovere decisionale diventa l’unico modo per sopravvivere nel nuovo mondo, dove gli eroi si sono definitivamente estinti, un passepartout per la serenità. E’ qui che si dimostra che la serenità ottenuta grazie all’assenza di sofferenza non è vera serenità. Le lotte e le passioni fanno apprezzare meglio la vita proprio come lo stato di malattia porta l’uomo ad apprezzare la salute. Zeno potrebbe essere felice, ha tutto per esserlo, un lavoro, una famiglia, tranquillità… eppure non è felice perché la sua situazione non è frutto di una volontà attiva ma di mera casualità.
Fu Italo Svevo a far conoscere la psicanalisi di Freud all’Italia, fu lui il primo a capire che poteva essere materia utile per l’opera letteraria, e altrettanto inutile nella vita reale.
Tante volte questo libro mi è tornato alla mente come monito. Il vantaggio di averlo letto in età adolescenziale ha fatto sì che potessi correggere in corsa la mia vita. La figura di questo personaggio che non si staglia dal paesaggio circostante me che ne è tutt’uno, un ombra grigia tra le ombre grigie, mi ha talmente infastidita che giurai a me stessa che non avrei fatto la sua stessa fine, non sarei stata un’ombra e soprattutto AVREI DECISO.
Decidere è uno stato mentale, o ci appartiene o non ci appartiene, o si decide o non si decide, davvero qui non ci sono scale di grigi ma solo bianco e nero.
E’ facile lasciarsi portare dalla corrente:
Ho vent’un anni, studio, quindi mi sposo poi.
Ho ventisei anni, sono sposata da cinque, quindi faccio un figlio
Che palle!
Decido che a vent’un anni, con gli studi ancora da concludere voglio iniziare a trascorrere la mia vita con un’altra persona. Allora me la sposo, basta, niente pugnette mentali: lo voglio, lo faccio.
Decido che sono troppo giovane e troppo egoista per avere un figlio e non lo faccio. Prima voglio vedere con gli altri e poi ci penso… mi viene da ridere perché mi ricordo la battuta che faceva il mio professore delle superiori: “Armiamoci… e partite”. Come con la tecnologia: che siano computer o ogm, prima vediamo se funziona poi, una volta raccolti dati a sufficienza e analizzati i risultati, posso scegliere. Non fa certamente per me imboccare una strada solo perché è la più affollata o la più in discesa… preferisco viaggiare con la cartina (non con il navigatore perché non mi fido).

Foto: Strada tracciata tra i campi a Bellocchi

domenica 3 agosto 2008

Medioevo - Una passione contagiosa






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Ki Deus ad duné escience
E de parler bone eloquence
Ne s’en deit taisir ne celer,
Ainz se deit voluntiers mustrer
Maria di Francia – Lais

Colui che ha avuto da Dio la scienza e una buona eloquenza per esporla non deve tacere né nascondersi ma mostrarsi volentieri.

Johan Huizinga è stato certamente dotato di una buona eloquenza e di una mente capiente per accogliere cultura. Nella sua più celebre opera, l’Autunno del Medioevo, dottrina, poesia, favola e sogno sembrano costituire parti fondanti della Storiografia di questo particolare periodo storico scardinando totalmente la visione della storiografia canonizzata. Ivi abbondano simbolismi e leggende che si integrano alla perfezione con il multi sfaccettato pensiero medievale.
Non si può davvero considerale un libro di storia, piuttosto un romanzo storico in cui il protagonista è il tempo stesso, la sua epoca, le cronache e le favole che donano colore a quest’epoca generalmente definita come “Secoli bui”.
Nello scenario da lui dipinto la civiltà nasce come gioco, come distacco dalla vita reale nella quale entrano i Cavalieri con il loro codice d’onore, i loro stemmi, la loro divisione il caste, anche loro avvinti dallo spirito dei giochi e dei tornei e, contrariamente a quanto si pensa, spinti da un forte desiderio di individualismo, desiderio che viene generalmente negato allo spirito medievale e consegnato interamente all’anima rinascimentale. Ma è qui che prende forma il Rinascimento, dalle ceneri del medioevo che volge al termine e che si distacca dalla realtà bidimensionale nella quale viene relegato dalla storiografia. Nella visione di Huizinga tutto è correlato, il basso con l’alto medioevo, il medioevo con il rinascimento, e tutto prende forma dall’anima di Roma che ha dettato i canoni dell’umanistica. Siamo figli del Medioevo come siamo figli di Roma e di Atene, le stesse leggi morali ci legano, nella pantomima religiosa leggiamo le tracce della rappresentazione romana e del romanzo del Seicento. Con Huizinga acquistano valore la microstoria, le usanze popolari, la vita quotidiana, non solo imprese ed eroi dunque ma la normalità che si fa foriera di tendenze, mode ed eventi storici, la vera spinta data all’umanità per distaccarsi dalla realtà trascendente ed entrare nell’immanente.
Dopo una breve introduzione sulla vita quotidiana si descrive la vita cavalleresca, l’idea di amore, di morte, di religione e di arte.
Fino all’alba dei vent’anni ho considerato il Medioevo un’epoca buia, triste, priva di avvenimenti degni di nota e di cultura.
Il Medioevo mi è stato raccontato come un succedersi di avvenimenti nei quali non riuscivo a intravvedere un filo conduttore, un’interminabile sequenza di date da imparare a memoria e gestire in qualche modo. Carlo Magno, Pipino il Breve, Avignone e il doppio Papa, Barbari che si riuniscono in regni. Il tutto era confuso, dieci secoli di passaggio tra l’Età romana e il Rinascimento nei quali non accadde sostanzialmente nulla degno di nota.
Poi cominciai a studiarne le lingue e le loro evoluzioni, dal latino al francese, allo spagnolo, all’inglese che non si capiva da dove venisse. Questo mi aprì tutta una sequenza di connessioni impensabili fino a poco tempo prima… quella disarmonica sequenza di date e nomi cominciava a prendere una fisionomia.
Venne il tempo poi della letteratura medievale, un mondo di fiabe e sogni, di viaggi reali e immaginari, di Marco Polo e Mandeville. Esseri reali e storici che prendevano vita nel medesimo contesto, unicorni e viaggiatori, draghi e santi, cavalleria e religione… un mondo variopinto che sbucava fuori dalla fuliggine della storiografia convenzionale propugnata nei licei. Non era così bello ai tempi di scuola… perché ogni cosa sembra prendere forma e colore solo al di fuori delle quattro mura del liceo? Perché i miei professori non hanno saputo trasmettermi la visione di questo mondo incantato?
E venne il tempo dello studio della cultura, del modo di trasferirla da un uomo all’altro, da un’epoca all’altra… tra le mura dei conventi benedettini si elaboravano opere d’arte, miniature preziosissime di oro e lapislazzuli che consegnavano alla storia le vite dei santi e le opere dei maestri antichi, considerate inviolabili e ricopiate con estremo rigore.
Possibile che non si sappia che la nascita delle edizioni tascabili ebbe origine allora, così come le edizioni scolastiche, gli assegni, la Borsa, la prospettiva, il colore.
Se guardo nella mia enciclopedia tascabile, la voce Medioevo è spiegata in diciassette righe nelle quali viene racchiuso un periodo di mille anni, la voce Rinascimento in ottantacinque, ottantacinque per meno di un secolo.
E’ troppo tardi per rivalutare questa epoca storica? Per renderle giustizia? Per riconsegnarla alla gloria che merita?
Io spero di no, è contagiosa questa epoca, quando la si scopre la si ama, quando la si ama la si vorrebbe condividere con altri. Speriamo che basti.

Foto: miniatura da "I Viaggi di Jean de Mandeville"