domenica 28 settembre 2008

Di un falso e delle sue filiazioni


Finalmente è arrivata la notizia che stavo aspettando: dopo il Codice da Vinci, dopo le incredibili rivelazioni di Zecharia Sitchin e tanti altri più o meno famosi, un altro autore, a me, confesso, sconosciuto, si accinge a pubblicare l’ennesimo romanzo ispirato ai misteri della storia e, più precisamente, ai misteri contenuti nei manoscritti. Mi riferisco al libro “Il manoscritto di Dio” di Michael Cordy che uscirà prossimamente grazie alla Editrice Nord. Si tratta di un fanta-thriller a sfondo storico-religioso che tira dentro un po’ di tutto: Catari, alchimia, mappa dell’Eden, Amazzonia e Gesuiti. Il vero protagonista è il manoscritto Voynich, uno dei più famosi, e costosi, falsi della storia.La sua storia mi aveva incuriosita al primo incontro perché ancora si cercava di spacciarlo per vero e perché coinvolgeva uno dei più loschi figuri che si siano mai affacciati sul panorama europeo: John Dee. Chi fosse John Dee è difficile dire, io lo incrociai per la prima volta ai tempi della tesi, quando lessi che una copia dei Viaggi di John Mandeville compariva nell'elenco dei testi da lui posseduti, mi incuriosii e andai a vedere di chi si trattava. Sulle enciclopedie veniva descritto come un uomo misterioso, matematico, occultista e alchimista inglese, astrologo personale della regina Elisabetta I. Lo ritrovai quindi associato al mito del manoscritto di Voynich: insieme al suo compare Edward Kelley, negromante inglese anche lui, riuscì a farsi comperare il manoscritto da Rodolfo II, appassionato di alchimia, per una somma allora esorbitante, seicento ducati d'oro, spacciandolo per un'originale del leggendario Ruggero Bacone, noto occultista del XIII secolo.

Ma che cosa contiene il manoscritto di Voynich?
Probabilmente nulla. Le 102 carte che lo compongono presentano una notevole quantità di illustrazioni a colori raffiguranti piante, segni zodiacali, figure di nudi femminili, ampolle e fiale, il tutto corredato da scritte in una lingua sconosciuta. Per essere stato spacciato per un originale del XIII secolo contiene quantomeno alcune inesattezza: nonostante le scritte siano indecifrabili vi si possono riconoscere, in quella che viene definita la sezione botanica, piante che all'epoca non potevano essere note come il peperoncino e il girasole, introdotti in Europa dopo la scoperta delle Americhe. L'ex-libris conferma l'acquisizione del testo da parte di Rodolfo II ma porta anche, come nome del possessore, il nome di Marcus Marci, medico dello stesso Rodolfo, forse prova del fatto che l'imperatore stesso aveva mangiato la foglia.


 Il testo, rinvenuto a Villa Mondragone nel 1912, rappresentò un vero e proprio enigma per decenni, tanto da scomodare alcuni tra i più grandi criptologi. Negli anni Venti si credette di aver trovato una chiave interpretativa grazie a William Newbold, esperto di filosofia medievale, che aveva invece malinterpretato come codice le increspature della carta, fu ritentata la decifrazione negli anni Quaranta con gli esperti di crittografia della marina statunitense, alcuni di loro provenivano dai laboratori di Enigma per intenderci, niente. Solo nella seconda metà degli anni Quaranta si tentò un approccio più oggettivo ricorrendo alle analisi dell'entropia linguistica, la stessa che ci rivelò che la parola più utilizzata della Bibbia era la congiunzione "e", essa misura l'incidenza delle parole in un testo, la lunghezza delle stesse e la loro posizione all'interno delle frasi. Grazie a questo metodo, che forse ho spiegato un po' confusamente, si riconobbe che in realtà quelle parole non significavano assolutamente nulla. Questo, tuttavia, non impedì ad altri di vedere nelle pagine del Voynich altri misteri, altre lingue.

Su come poi il manoscritto sia arrivato da Praga a Frascati, dove è situata Villa Mondragone, posso azzardare un'ipotesi: Dee se la passò abbastanza male dopo il suo abbandono della corte dell'Imperatore, papa Gregorio XIII lo fece pedinare dalle spie del Santo Uffizio con lo scopo di farlo condurre a Roma per bruciarlo su rogo come mago. L'alchimista si salvò grazie a Rodolfo II che però lo bandì dai suoi territori. Non mi sembra lontana l'ipotesi, visto l'interesse che la Chiesa aveva nei confronti delle opere di alchimia e stregoneria, che vede, in tempi successivi, il Santo Uffizio appropriarsi del manoscritto. Perché era conservato a Villa Mondragone e non negli archivi del Vaticano?

Forse avevano già capito che si trattava di una bufala.

Immagini: John Dee in un ritratto conservato all'Ashmolean Museum; pagina del manoscritti contenente il disegno di quello che sembra un girasole; pagina del manoscritto mostrante la strana scrittura che lo compone.

14 commenti:

  1. Molto interessante... io poi amo questo filone, in effetti mi diverte che si mettano in discussione eventi e personaggi che fino a questo momento hanno costituito una qualsivoglia verità... ciao marmottina ti trovo in forma.
    bacio

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  2. @ Arietta: in effetti questo genere di letteratura è un vero pozzo dal quale si può tirar fuori tutta l'acqua che si vuole e come la si vuole.
    Bacioni.

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  3. Mi meravigliavo che non ci avessero scritto ancora un romanzo... me lo segno, così so che cosa non devo comprare :)


    La speranza che non sia della pochezza, banalità e trascuratezza (anche stilistica) del Codice da Vinci, credo si vana...

    Un saluto

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  4. @Carlos-Vautrin-Alessio: il Codice da Vinci, ammetto di averlo letto ma solo perché non si può continuare a parlare di qualcosa che non si conosce, almeno è scritto bene (o tradotto bene), è pulito, è liscio, è, confesso, accattivante, soprattutto perché mi ha dato la possibilità di considerarmi una persona molto colta visto che gli indovinelli li chairivo subito.
    Non comprerò tuttavia altri libri di Dan Brown: il mondo è pieno di opere che meritano di essere lette prima.
    Questo libro non lo so e non voglio saperlo, non mi attira. Solo mi stupiva che non se ne fosse ancora tratto un film o un libro da quel manoscritto.

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  5. Io l'ho letto due volte: una volta quando non lo conosceva nessuno e la seconda circa un anno fa. Confermo il mio giudizio: sciatto, prevedibile, irritante (trattare il lettore da bambino ripetente della terza elementare è un comportamento che uno scrittore non si dovrebbe mai permettere).
    Se si pensa che ci sono autori in giro (in questo genere di letteratura) come Peter Prange, Fleischhauer, Krausser, Madsen o Jack Whyte, proprio non si viene a capo del motivo del successo di quel libro. A meno che non si considerino i lettori del Codice da Vinci alla stregua di come li considera il suo autore...

    Spero di non aver esagerato :)

    Un caro saluto

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  6. Da anni non leggo cose di questo genere, anzi forse non ne ho mai lette. Alla fine della infanzia e inizio della adolescenza leggevo romanzi di avventura. Più avanti, romanzi. Iniziai la collezione degli Oscar Mondadori dal primo numero. Poi venne l'accademia e la professione. Non avevo più tempo nemmeno per respirare.

    Quando ricominciai a respirare ripresi a leggere saggi, solo saggi. Qualche anno fa feci una eccezione con 'I ponti di Madison county', prestatomi da un'amica d'estate. Lo lessi in due giorni.

    Ora sono sommerso da libri che dovrei leggere e che mi mandano per fare recensioni o solo perché mi conoscono. Maledizione a me che mi sono fatto conoscere.

    A me servono fatti concreti per vivere, non bufale. Io vivo nel presente. Il passato lo uso per quello che mi serve nel presente. Romanzi e fantasie nel presente e nel passato non mi interessano, quando scritte da altri. Sono ben io capace di costruirmene di fantasie e di romanzi. La mia stessa vita e un romanzo (la vita di ognuno di noi è un romanzo). E il giorno in cui mi verrà la voglia di farlo, vi dirò come è trascorsa. Ma forse quel momento non verrà mai. Per pudicizia.

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  7. Credo che l'uomo abbia bisogno che gli si raccontino storie. Sin dagli inizi della civiltà le storie, i miti, hanno sempre accompagnato la nostra evoluzione, trattando di tutto: vizi e virtù, eroismo e romanticismo.
    La mente dell'uomo ha bisogno di evasione, di catarsi, di immedesimarsi in un personaggio esterno per lasciar sfogare, senza danno, la proprie emozioni.

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  8. Condivido ogni parola scritta qui sopra :)

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  9. A me vengono in mente anche le opere di Raimondo Lullo, classificate in almeno tre categorie, se ricordo bene: opere storiche autentiche, opere attribuite allo pseudo-alchimista, opere falsamente attribuite a un Lullo imprecisato. La cosa divertente è che però ogni edizione di uno di questi testi diversi ha sempre immancabilmente una premessa sull’autenticità del testo in questione. Alcune tavole e/o miniature (false o meno, non importa) sono comunque di una bellezza sconvolgente e si capisce a cosa serve l’iconologia.
    Non parliamo poi anche del Poliphilo (lo abbrevio perché non me lo ricordo mai tutto intero) come fonte di ispirazione: mi è capitato tra le mani un gialletto americano ambientato tra studenti di Harvard scavezzacollo che, a parte l’abbondanza di morti ammazzati e vendette incrociate, forniva l’ennesima interpretazione, ovviamente autentica anche questa.

    Personalmente non ho letto “Il codice da Vinci” e assicuro solennemente che si tratta della pura verità. Sere fa mi è capitato facendo zapping di vedere qualche brano del film e devo dire che l’ho trovato semplicemente incomprensibile e anche un vago possibile rimpianto è stato così sepolto. Tra l’altro – e qui confesso però di essere un robusto consumatore di thriller e noir – l’idea di Brown era già stata sfruttata da un misconosciuto norvesese e gettata in pasto ai lettori di bocca buona… un villaggio altomedioevale, un archeologo geniale e una studiosa belloccia con l’appetito non solo di sapere… insomma basta.

    Capisco che adesso anche la storia del manoscritto Voynich indubbiamente possa aver suscitato idee per un altro minestrone thriller-esoterico, ma speriamo sia l’ultimo. Oppure chiediamoci perché certi romanzi hanno tanto immeritato successo.

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  10. Credo che l'uomo abbia bisogno che gli si raccontino storie. Sin dagli inizi della civiltà le storie, i miti, hanno sempre accompagnato la nostra evoluzione, trattando di tutto: vizi e virtù, eroismo e romanticismo. La mente dell'uomo ha bisogno di evasione, di catarsi, di immedesimarsi in un personaggio esterno per lasciar sfogare, senza danno, la proprie emozioni.

    Belle parole, veramente belle. Ho una piccola obiezione: non credo che eroismo si opponga a romanticismo, così come il vizio si oppone alla virtù. L'eroe è romantico. Nella vulgata che ci accompagna ogni giorno i romantici sono gli innamorati. Niente di più errato. Il romantico è proprio l'eroe che crede in un ideale. Eroismo e romanticismo si identificano.

    (secondo me e con molta umiltà attendo di essere smentito)

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  11. @ Anonimo: ieri sera avevo scritto una bella risposta al tuo commento e credevo fosse stata salvata ma, evidentemente la connessione è caduta e nisba.
    Da un po' di giorni il segnale Vodafone fa schifo.
    Lullo non lo conoscevo ma credo di aver sentito la parola lullismo in filosofia, c'entrava qualcosa con il metodo cartesiano... approfondirò.
    Perché certi romanzi hanno immeritato successo? Perché ci sono troppe domande alle quali non riusciamo a dare risposte, tanti temi che ancora non riescono a essere svolti: Maddalena, Templari, SAindone, Piramidi, Thule, Antartide... solo per citarne alcuni.
    Forse alcune risposte ai misteri che ci accompagnano sono già in testi sotto gli occhi di tutti ma male interpretati (ogni riferimento è voluto).
    Forse il mistero è solo mistero, ce lo inventiamo noi per rendere più interessante la storia.

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  12. L'umanita' vive di misteri che alimentano curiosita', passioni e una discreta dose di paura, come sempre quando si tratta di qualcosa di sconosciuto...

    Come dici giustamente tu Marmott79 alcune risposte le abbiamo probabilmente sotto gli occhi ma non le cogliamo perche' errata e' la interpretazione...

    Interpretazione...ti riocrda qualcosa???

    original

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  13. E' un serpente che si morde la coda. L'uomo si costruisce un proprio pensiero a seguito delle esperienze che fa e attraverso quelle osserva la realtà che lo circonda.
    Questo è il bello e il problema dell'uomo.

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