Se si vuole comprendere perché sia così importante la letteratura femminile, la letteratura scritta dalle donne, se si vuole comprendere quale sia il valore aggiunto di una voce di donna tra mille voci di uomini, ebbene si deve leggere Mary Barton di Elizabeth Gaskell.
E' il primo romanzo della Gaskell, nato per l'esigenza di trovare un'attività che la tenesse occupata e le impedisse di disperarsi per la morte del figlio, dimostra tutta l'ingenuità e l'immaturità di una scrittrice alle prime armi ma è anche l'opera dove è più evidente il punto di vista di una donna piccolo borghese del periodo vittoriano.
Il lettore è sicuramente più abituato allo stile di Dickens, al suo sottile moralismo, alle ambientazioni fumose di Londra, alla suspence che lasciava col fiato sospeso tra un capitolo all'altro; Dickens e la Gaskell sono contemporanei, collaborarono alle stesse pubblicazioni di cui Dickens era editore, fu lui a intuirne il potenziale e a volerla nella sua rivista, a educarla alla letteratura a puntate, a quella tecnica della suspence che alla Gaskell proprio non piaceva. Nonostante fosse diversa nello stile e nell'accento femminile dei racconti Dickens apprezzò la Gaskell e la patrocinò spesso, intuendone il grande talento. Peccato che i critici letterari e i professori che decidono chi debba e chi non debba stare nelle antologie e nei libri di letteratura non abbiano seguito l'esempio di Dickens.
Elizabeth mette molto di sé il questo romanzo: la perdita prematura della madre, il ricordo di un fratello partito per mare (suo fratello morì in nave) ma sono soprattutto le atmosfere cariche di luce che la caratterizzano: nella fumosa e scura Manchester industriale lei trova angoli luminosi e colorati, gli interni sono accoglienti e curati benché poveri, poverissimi a volte.
L'idea di cura e di pulizia ritorna in tutti i suoi scritti a indicare la dignità che è propria anche delle famiglie ridotte in miseria: le case sono pulite, la generosità è offerta in tazze da tè.
E' la divina provvidenza che muove il mondo, è il messaggio cristiano di giustizia e perdono che sottende tutta l'opera e soprattutto la pietà e l'empatia.
Mary Barton è una giovane sarta rimasta orfana di madre che vive con il padre operaio a Manchester. Tutto il romanzo si svolge all'interno dell'ambiente operaio del tessile: l'autrice, moglie di un pastore unitariano, frequentava gli operai della sua città, offriva lezioni a loro e ai loro figli, ne ascoltava quotidianamente i lamenti e i racconti delle loro condizioni e i suoi scritti sono lo specchio della società dell'epoca.
Mary è giovane e frivola, sogna di scalare i gradini della società con un buon matrimonio garantito dalla sua fiorente bellezza: il giovane Henry Carson, figlio di un proprietario d'industria, la corteggia e lei sogna di cambiare vita, non sono poi pensieri così insoliti: è già capitato ad altre di contrarre un matrimonio molto vantaggioso.
Tuttavia le condizioni dell'industria non sono fiorenti, alcune fabbriche chiudono, quelle che rimangono aperte riducono drasticamente il personale. Il padre di Mary è un sindacalista che si illude, con un viaggio a Londra, di poter aprire gli occhi degli uomini che legiferano in parlamento e quando ritorna, inascoltato, è un uomo mutato profondamente, perde il lavoro e si ritrova a vivere sulle spalle della figlia spendendo il poco che lei guadagna in oppio.
Tutto degenera, il giovane Henry Carson viene ucciso e dell'omicidio viene accusato un amico di Mary, Jem Wilson, tempo innamorato di lei. Si pensa a un delitto passionale.
Così è la prima metà del libro, nella seconda parte tutto il racconto si concentrerà sul processo al giovane Jem e su quel che Mary farà, viaggiando tra Manchester e Liverpool, per trovare l'alibi che scagionerà l'amico.
In questa prima opera c'è tanto di personale, il tema che più coinvolge la Gaskell è sicuramente quello della perdita della madre, dell'importanza che la madre riveste per una giovane donna; anche l'autrice perse la madre in giovane età. Nella famiglia Barton tutto crolla quando la signora Barton muore di parto lasciando la figlia sedicenne e il marito; per questa perdita Mary viene dipinta sempre con una grande pietà ed empatia: i suoi desideri di giovane donna, la cura della sua bellezza vengono descritti con l'affetto di una madre che guarda con tenerezza la sua creatura, che se da un lato vorrebbe riprenderla per quelle frivolezze, dall'altro lascia che si goda la spensieratezza della gioventù per tutto il tempo possibile perché sa che un giorno la realtà busserà alla porta e Mary dovrà lasciarla entrare.
'The cotton famine – group of mill operatives at Manchester' |
Tutto il libro è punteggiato da questo amore materno che accompagna Mary e gli altri personaggi, molto bello e realistico, nel modo di scrivere della Gaskell, è come lei tratta le sue creature: non come soggette interamente al suo volere di scrittrice di piegarli e plasmarli sulla storia che viene narrata ma come persone vere che nascono da lei, a cui lei dà vita e poi crescono e maturano senza che lei possa intervenire, solo osservare con immensa compassione. Sono gli specchi delle persone vere che vivono a Manchester e di cui lei romanza le vite.
Tenerissima è l'autrice quando racconta di Margaret, amica di Mary, che viene trovata a Londra dai nonni, orfana e di pochi giorni. I nonni devono riportare la piccola con loro a Manchester ma la bimba non fa che piangere. Trovano una cameriera che si prende cura per qualche ora della piccola e uno dei due signori le chiede
"Ragazza, non avete una cuffia da notte da prestarmi? (...) io volevo una delle vostre. La bambina vi ha preso in simpatia. Forse, al buio e se mi metto la vostra cuffietta, mi scambierà per voi"
Nel tono di miseria dignitosa che avvolge tutta la prima parte dell'opera si incontra anche qualche tocco di ironia: una deliziosa descrizione di Londra prende vita sempre dal racconto di quel nonno di cui accennavo prima.
Dicono che è sei volte Manchester. Un sesto dev'essere tutta palazzi, tre sesti così e così, ma per il resto sono buchi indegni e talmente sudici che a Manchester mica ne vedo, e questo sì che sono contento di dirlo. (...) E, Job, hai presente quei carri funebri con le piume bianche? Ecco, a Londra gli impresarii di pompe funebri devono fare un sacco di affari. Perché quasi tutte le signore avevano noleggiano una di quelle piume che gli dondolava sulla testa. Vanno così al ricevimento della regina, che era proprio quel giorno, m'hanno detto, perciò tutte quelle carrozze andavano verso casa sua. E dentro un sacco di dame. In certe altre gentiluomini vestiti come al circo equestre, e chi non ci stava dentro, stava fuori, attaccato dietro: con un mazzolino di fiori da odorare e il bastone per mandare via quelli che gli sporcano le calze di seta. Ma, dico io, perché non la rendono a nolo, una carrozza, invece di stare là dietro. Ma forse era per non lasciare sola la moglie. I cocchieri erano tutti tipi tracagnotti, con la parrucca in testa, come certi curai di campagna, di quelli all'antica.
(quanto sono delicate le descrizioni della Gaskell! Sembra ricondurre tutto, anche la povertà più disperata, a un tono quasi elegiaco, c'è poesia, qui forse un po' acerba, ma c'è poesia!).
Figlia e moglie di un pastore la Gaskell basa le sue speranze, nei libri ma anche nella vita stessa, sulla necessità di dialogo. Vivendo sospesa tra due modi: quello degli operai e quello dei borghesi, rileva una grande frattura comunicativa che cresce mano a mano che cresce la distanza tra classi. E' a questa mancanza di dialogo che l'autrice imputa la colpa della lotta di classe e delle sommosse che scoppiano nell'Inghilterra vittoriana.
Spuntava ora un'idea che, nata con i cartisti venne cara a molti. Non riuscivano a credere che il governo fosse al corrente della loro miseria:preferivano invece pensare che ci fossero uomini i quali si assumevano il compito di legislatori di una nazione, ignari tuttavia del suo stato. (...) Le moltitudini affamate avevano inoltre sentito dire che in parlamento si era negata perfino l'esistenza della loro miseria; e sebbene sentissero la cosa come assurda e inspiegabile, pure l'idea che quella loro miseria doveva ancora venir spiegata in tutti i suoi abissi, e che allora qualche rimedio si sarebbe trovato, addolcì la sofferenza del loro cuore, mitigò la furia nascente.
Era inconcepibile che il parlamento e la regina, conoscendo le condizioni in cui versavano i cittadini inglesi, continuassero a non fare nulla, così come era inconcepibile che i proprietari delle industrie conoscessero la miseria dei loro operai e non intervenissero per migliorarle.
La Gaskell ne pare convinta, il lettore rimane con questo dubbio.
E' per portare a conoscenza il parlamento delle condizioni degli operai che il padre di Mary, John Barton, parte per Londra e ne ritorna sconvolto, sconvolto perché non hanno voluto ascoltarlo, avvelenato dall'aria di sufficienza che ha letto negli occhi di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi interlocutori e che invece non gli hanno dato ascolto.
L'incomunicabilità tra le classi è il motivo delle lotte sociali: il popolo ha voce debole e il legislatore non ha orecchie.
Non vi sono parroci in questo romanzo, non vi è la Chiesa. Singolare vista la biografia della Gaskell. Non vi è nessuno qui che porti ristoro alle anime perse e misere, devono confortarsi tra loro, trovare sollievo l'uno nell'altro: è il misero che soccorre il misero, le parole di Cristo arrivano dalla lettura individuale della Scrittura, la salvezza è volontaria, chi non si adopera rimane dannato.
E' la parola di Dio che salva singolarmente chi ha desiderio di ascoltarla.
Così Mary viene descritta più volte intenta a leggerne le parti e così il Signor Carson, padre del giovanotto Henry ucciso, trova ristoro e risposte nelle Sacre Scritture e dalle Sacre Scritture nasce l'esigenza di comprendere, di conoscere.
"Perdona loro perché non sanno quello che fanno", perché se lo sapessero non lo farebbero: la conoscenza è la risposta, sapere, e per conoscere bisogna dialogare, confrontarsi, trovare soluzioni comuni.
Non voglio andare oltre a proposito della figura di Carson, non voglio rovinarvi il finale in caso non lo abbiate ancora letto. Però in lui e nei suoi gesti risiede la conclusione del romanzo e la possibile soluzione dei conflitti di classe.
John Barton invece, il padre di Mary, non sarà nelle Scritture che troverà pace ma nell'oppio.
Gin e oppio restano la consolazione dei dannati, biasimevoli per qualsiasi lettore ma ascoltate come ne parla la Gaskell
Prima che ne condanniate troppo aspramente l'uso, o piuttosto l'abuso, provate a vivere una vita senza speranza, con il tormento quotidiano della fame. Provate non solo a essere disperati ma a vedervi intorno ovunque un'eguale disperazione, dovuta alle identiche circostanze; tutti vi dicono (non a parole, ma con gli sguardi e gli atti) che soffrono, e cedono sotto il peso delle privazioni. Non sareste felici di dimenticare la vita e le sofferenze? E l'oppio, per qualche tempo, conduce all'oblio. E' vero: chi acquista a quel prezzo l'oblio lo paga assai caro. Ma perché gente che nessuno ha istruito dovrebbe saper calcolare il prezzo di questa sua follia? Povere creature! il prezzo è altissimo.
Elizabeth parla con tanta compassione dei peccatori perché li ha conosciuti, li vede quotidianamente in parrocchia o anche fuori dalla parrocchia, parla con loro, sia per carità sia perché da loro trae informazioni per i suoi romanzi. Non sa probabilmente che lo stesso governo inglese trae ricchezza dal commercio dell'oppio, che lo importa dall'India britannica e lo rivende in tutte le sue colonie e in tutti gli stati posti sotto il controllo della Compagnia britannica delle Indie orientali, non sa che per l'oppio il Regno Unito di Inghilterra e Irlanda ha ingaggiato due guerre contro l'impero cinese perché questo aveva a più riprese emanato divieti contro la droga.
E come l'oppio anche il gin ha le sue ombre nel governo britannico. In Mary Barton il gin è l'altra piaga consolatoria per i derelitti, ne fa uso la zia di Mary, datasi alla prostituzione per sfamare la figlia. La produzione di questo alcolico in Inghilterra divenne così importante nel XIX secolo che addirittura si arrivò ad utilizzare tale bevanda come parte del salario da destinare agli operai con conseguenze disastrose dal punto di vista sociale.
No, Elizabeth probabilmente non sapeva, Elizabeth sperava ancora che governo e istituzioni fossero all'oscuro del male che imperversava in Inghilterra.