mercoledì 3 settembre 2008

Temporale

La micia ha paura del temporale e si rifugia sotto i mobili di cucina.
(non avete idea di cosa abbia fatto per poter scattare la foto)

16 commenti:

  1. La foto è bellissima, da concorso.

    La micia la ricordo quando i temporali scoppiavano a Verona: scappava nello sgabuzzino.

    Chissà cosa capita nell'animo degli animali quando scoppia un temporale.

    Chissà cosa capita nel nostro animo quando scoppia un temporale.

    Nel mio forse lo so, ma non ho voglia di dirlo. Questa sera non ho voglia di dirlo. Forse domani.

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  2. Sono fari o sono occhi? :)

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  3. Sono occhi, meravigliosi occhi che esprimono tutto il terrore atavico per ciò che non si conosce. Il gatto non sa cosa sia un temporale: ode i tuoni, avverte i lampi arrivare carichi di elettricità, sente la terra tremare scossa dai bassi e ha paura. Ho provato tante volte a prenderla in braccio e rassicurarla facendole capire che con me non deve temere... niente da fare, come una saetta si libera dalla mia stretta graffiandomi le braccia, fa un balzo e si rannicchia nel luogo che lei reputa il più sicuro, un posto senza porte nè finestre. Quando tutto è finito ritorna e chiede da mangiare.
    Tutto passa.

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  4. Ma è bellissima.
    Assomiglia al mio Carletto.
    Vai a questo indirizzo e poi dimmi se non sembra il gemello della tua gatta

    http://dalleprimebattute.wordpress.com/2008/07/19/il-gatto/

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  5. I gatti hanno un sesto senso, un senso istintivo che li protegge da ciò che è nuovo, da ciò che non conoscono, da ciò che li aggredisce.
    Stupenda, la foto.
    Rino, abbagliato

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  6. Facendo clic sulla foto la si vede in dimensioni 1600x1200 e si apprezza ancora di più.
    Pipo

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  7. @pipo: senza volerlo è venuto un bel gioco di riflessi...ne avevo scattata più di una per ovvi motivi di "chi sà che cosa sto fotografando" ma quella mi ha fatta impazzire.
    @Chiara: ho visto il tuo Carletto... ha un indice di disgusto altissimo...il commento al tuo felino è nel post linkato.
    PS: l'indice di disgusto misura varie cose tra cui dolcezza, ruffianaggine, rotolamento, dormite, sonnacchiamento... tutto cose che, secondo i parametri di disgusto farebbero schifo, tuttavia sono proprio quelle cose che ci spingono inesorabilmente ad amare, coccolare e intenerirci.

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  8. Indice di disgusto? Da quanto ho potuto capire direi che il mio Carletto è nei primi posti della Hit Parade ;-)

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  9. @Chiara: concordo, si arrampica molto bene sulla scala del disgusto

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  10. Il gatto è il mio animale preferito. Tutti i felini sono i miei animali preferiti. Dal ghepardo che ha la testa affusolata che sembra debba fendere l'aria al leopardo, che si rende conto dei suoi limiti e fugge quando incontra un branco di iene.

    Ma il gatto...

    Avevo un siamese al quale avevo imposto il nome di Chimmy. Veniva da me e mi leccava il mento, quando stavo davanti alla televisione. Mi considerava il suo capo-branco.

    Chimmy sparì un giorno e io non seppi nemmeno perché. Era splendido il mio Chimmy. Con la coda arricciata come i siamesi di razza.

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  11. I gatti non hanno il capobranco: hanno il loro "umano preferito" al quale si concedono in cambio di tanti piccoli favori tipo pappa, coccole, lettiera...

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  12. In fin dei conti, è quello che abbiamo fatto noi per eoni: rannicchiarci in fondo ad una caverna buia, in attesa che passasse.

    Istinto che 6'000 anni di civiltà non possono bastare a estinguere: chi di noi non ha mai fortissimamente sperimentato il desiderio di spingersi in fondo, nell'angolo più buio, aspettando che passasse?

    Ho imparato dalla vita che Dino Buzzati ne "Il Deserto dei Tartari" aveva ragione: quando non vedi l'ora che passi, la fregatura è che prima o poi passa davvero!

    Come dire: il tragitto è breve, arriviamo tutti alla nostra destinazione finale molto prima di quanto pensiamo; dovremmo goderci di più il percorso - nel bene e nel male - finché ce ne è!

    L'uomo si è evoluto anche perché alcuni cominciarono a resistere all'istinto animale, uscendo dalla grotta proprio durante il temporale.
    Per guardare, tentare di capire, immaginare.

    Quando c'è un temporale, io esco sempre a vedere.

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  13. @Fhross: tu esci con il pelosetto... io mi rannicchio nello stanzino con la gatta.

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  14. La radio-sveglia è una Sony a ricerca elettronica della sintonia e sette stazioni programmabili; me la regalarono nell'ottantanove Dino, Antonella, Ugo e Ivonne in occasione del mio onomastico: 24 giugno. Può svegliare in due modi: o accendendo la radio, oppure con un fastidioso e ripetuto beep che le istruzioni chiamano buzzer.

    A dire il vero, ci provai a farmi svegliare con la radio; mi veniva pure comodo alle sei ascoltare il primo giornale, ma una volta il volume era troppo basso e non la sentivo, un'altra era troppo alto e mi faceva sobbalzare nel letto. Così optai per il buzzer.

    Suona. Mi sveglio. Mi alzo. La prima luce dell'alba già rischiara le stanze, non come quando di notte, insonne, percorro a luci spente il corridoio a tastoni cercando di non andare a sbattere contro i mobili.

    Ancora prima di arrivare in cucina la micia è già dietro di me. So già cosa vuole. Apro lo sportello del pensile e prendo la scatola di crocchini; gliene verso un po' nella scodella. Accendo la radio; è una vecchia Allocchio Bacchini con l'occhio magico, fine anni Quaranta; la comperai per 50-60mila lire sulla bancarella di un mercatino a Piazza Grande a Modena da un giovane giornalista pieno d'iniziative che poi diventò mio amico.

    Conviveva, all'epoca, con una giovane donna unanimemente giudicata bellissima, saggia e misurata ma un po' antipatica. Troppo perfetta per lui, che non era bello ma piaceva, mezzo pazzo e smisurato ma simpaticissimo. Infatti, un giorno lei lo lasciò perché lo scoprì a letto con un'altra donna.

    La macchinetta del caffè è dello stesso modello di quella che ci regalarono zia Adriana e zio Gino tanti anni fa, solo più grande: sei-otto tazze. In attesa che il caffè passi, seduto su una delle due poltrone che sono sotto la finestra e che furono di mio suocero, mi lascio accarezzare le orecchie dall'antica voce della radio, che ci impiega un po' di tempo a scaldare le valvole, ma quando comincia a parlare riempie del suo tono caldo la cucina soggiorno.

    Intanto il mio sguardo si poggia su ciascuno dei macinini ordinatamente disposti sui mobili della zona pranzo. Francamente, anche a cercare di spiegarlo, sarebbe difficile far capire agli altri come mai, con 30 macinini in casa, il caffè lo compriamo macinato.

    Il caffè a mia moglie glielo porto a letto; il mio lo bevo in piedi vicino al fornello. Mentre lo sorseggio, la micia, che nel frattempo ha finito i suoi crocchini, si stira in quel modo caratteristico che hanno i gatti, allungando prima una zampa anteriore, poi l'altra e nello stesso tempo sollevando il posteriore.

    Si avvicina alle mie gambe e, andando ora in qua ora in là, vi si struscia languidamente e miagola; mi guarda e miagola; e poi ancora mi guarda e miagola. La prendo finalmente in braccio e l'accarezzo. Fa le fusa mentre in estasi, gli occhi chiusi, allunga il collo. Così per qualche minuto.

    Dopo un po', appagata, si risveglia, si scrolla e salta giù. Si volta un attimo, miagola ancora e se ne va. "Buona giornata anche a te, micia".

    Quante volte qualcuno accanto a noi miagola e non ce ne accorgiamo nemmeno! Eppure, basterebbe solo una carezza. Solo una carezza.

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  15. Il giro di pappa e coccole continua anche adesso ma si ripete ormai più volte al giorno: al mattino, e ci pensa Matteo, quando torno dal lavoro, e ci penso io, quando andiamo a letto, e ci pensa chi prima arriva. Buongiorno, bentornata, buonanotte. Il miagolio del gatto è fastidioso, lo accontenti affinché smetta e ti lasci alle occupazioni quotidiane... gli uomini spesso miagolano in modo troppo discreto.

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  16. Dopo le nove di sera
    siamo tutti dei gatti

    Quelli che fuggono
    alla ricerca
    dell'avventura della notte

    e quelli che s'accovacciano
    bisognosi di tenere
    carezze d'amore

    Pipo

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