lunedì 17 giugno 2019

Mappe della Storia dell'Uomo - un viaggio attraverso il dna


Fuori dalla confort-zone!

A novembre 2018 Matteo (il coniuge) terminò la lettura di questo libro di Steve Olson e disse "Questo dovresti leggerlo".
Matteo e io abbiamo gusti letterari completamente diversi: io prevalentemente classici e storici, lui scientifici, io vado matta per il Medioevo, lui è abbonato da anni a Le Scienze e non avete idea di cosa succede quando attacchiamo a discutere sui temi che sono di competenza dell'uno o dell'altra!
Di solito finisce con uno dei due che dorme sul divano.
Io, di solito, vado a dormire sul divano.

3000 anni fa l'Africa era divisa in tre gruppi principali:
Boscimani, Pigmei e Cenroafricani
Comunque sia da novembre, ogni volta che terminavo un libro, guardavo questo Mappe e mi dicevo "non adesso".
Bene! L'adesso è arrivato e con mia grande sorpresa, nonostante i pregiudizi sulla mia capacità di affrontare letteratura scientifica, il testo è stato divorato.
Sono 300 pagine che letteralmente volano, per darvi un'idea l'ultimo romanzo della Austen mi ha richiesto tre spaventosissime settimane (ancora stento a crederci), questo è stato polverizzato in cinque giorni.

VIII aC: la diaspora degli Ebrei
Il merito è sicuramente tutto dell'autore Steve Olson e dimostra come qualunque argomento, anche il più difficile, se ben spiegato può essere compreso da chiunque: Olson tratta di DNA motocondriale e coromosomi Y, ne parla incessantemente per tutto il libro eppure, giuro, nemmeno una volta ho dovuto far ricorso a internet per trovare spiegazioni: ogni spiegazione me l'ha fornita l'autore stesso con il suo modo molto sereno di esporre l'argomento. Il suo metodo lo sicuramente appreso in una qualche corso per divulgatori scientifici di cui ignoro l'esistenza, in effetti una volta terminata la lettura ho scoperto che non è uno scienziato: è un giornalista specializzato in scienze e matematica ma questo non rende meno interessante il libro; il suo metodo, dicevo, consiste nell'esporre la tesi a inizio capitolo, discuterla, mostrare le opposizioni a questa tesi, ricalibrarla ed esporla di nuovo a fine capitolo.
Facile no?
NO.
Sarà perché di solito leggo saggi di natura più letteraria e storica ma un'esposizione così chiara non mi era ancora capitata tra le mani, un testo specialistico che non necessiti di una solida base culturale del lettore per essere affrontato non creo di poterlo citare in materia letteraria o storica.
Peccato!
65000 anni fa: gli uomini si spostarono lungo
le coste meridionali dell'Asia fino a giungere in Oceania

Torniamo al testo.
Mappe della storia dell'uomo è la storia di tutti noi. E' la storia dell'Umanità che da una Eva mitocondriale, vissuta 200.000 anni fa, ha avuto origine.
Olson viaggia per il mondo incontrando scienziati, visita con loro le aree archeologiche più importanti e antiche e discute con loro dei risultati delle ricerche sul DNA prelevato dai reperti.
Il risultato è sconvolgente per chiunque:
I genetisti di tutto il mondo, a seguito di ricerche effettuate separatamente a distanza di anni e di migliaia di chilometri hanno stabilito che:
  • l'85% della differenza genetica risiede all'interno dei gruppi che si riconoscono come simili tra loro
  • le popolazioni, le etnie, le razze come piaceva chiamarle ad alcuni, presentano tra  loro una differenza genetica pari al 15%
È stabilito tra i biologi che per definire la separazione di una sottospecie o una razza da un'altra sia necessaria una differenza genetica del 25%-30%.
In base ai dati raccolti dunque le razze umane non esistono.
"la maggior parte degli Afroamericani ha antenati Europei, tutti gli Euroamericani hanno antenati Africani"
"Le variazioni genetiche che coinvolgono il colore della pelle e le caratteristiche estetiche coinvolgono alcune centinaia tra i miliardi di nucleotidi nel DNAdi una persona, tuttavia le società hanno costruito elaborati sistemi di privilegi e controllo attorno a queste minuscole differenze genetiche."
Le famiglie linguistiche
Mappe della storia dell'uomo è palesemente un testo redatto allo scopo di confutare ogni tipo di razzismo basato sulla genetica e le argomentazioni sono più che sufficienti per confermare questo scopo anche per la persona più ottusa.

Il libro scorre bene, scorre inaspettatamente benissimo come un racconto di viaggio e in effetti è proprio Il viaggio dell'uomo che leggiamo tra l pagine.
Si apre in Africa, ovviamente, tra le popolazioni di Boscimani e di lingua Bantu, prova a ricostruire il grande viaggio oltre il Corno d'Africa per popolare Asia, Europa, Estremo Oriente, Oceania e America. E' un viaggio straordinario, incredibile, che testimonia l'innata capacità dell'uomo di diffondersi e apprendere e costruire e, soprattutto, non bastarsi, non bastarsi mai. 
In Medio Oriente viene affrontato il tema della nascita dell'agricoltura che determinò l'aumento della popolazione, lo sviluppo di un linguaggio articolato e la nascita della scrittura e viene raccontata la storia del popolo ebraico: la nascita, la diaspora e la diffusione di questa etnia in zone inaspettate dell'Africa: tra i lemba.
Il cammino verso le Americhe

C'è un interessantissimo excursus sulle famiglie linguistiche, sulla loro possibile genesi per permettere di tramandare le conoscenze e le capacità acquisite nel tempo e sui loro raggruppamenti, sulla necessità della scrittura per tramandare e amministrare e un breve assaggio di come possono essere ricostruite lingue che non hanno lasciato tracce come l'indoeuropeo: la madre di gran parte delle lingue occidentali. 
L'autore privilegia il punto di vista di alcuni scienziati che, per ricostruire la storia dell'umanità, tendono a basarsi su tre discipline: archeologia, genetica e linguistica.

Si passa poi ad analizzare la storia della diffusione dell'uomo in Europa, determinata dalle glaciazioni, dalla conformazione idrogeologica e dalle differenti ondate migratorie. La particolare forma e disposizione del continente: abbracciato per tre quarti dall'acqua, diviso al suo interno da catene di monti impervie e collegato da grandi fiumi ha permesso che al suo interno si diffondesse una tale diversità di climi, fauna, flora e popolazioni da far letteralmente scoppiare la vita, la cultura, la tecnica. 
C'è un approfondimento sulla situazione in Francia, purtroppo datata perché il libro è stato scritto nel 2002, sulla presenza di immigrati in Francia, come e perché ha avuto inizio l'immigrazione, i vantaggi e i pericoli in caso di mancata integrazione. E' un capitolo molto interessante soprattutto per vedere quale fosse il pensiero dominante prima della grande crisi mondiale della fine degli anni 2000.
Verso le Hawaii
Dall'Europa si passa alle Americhe e alle teorie sul suo popolamento a partire dal DNA, dai ritrovamenti archeologici di manufatti e dalle parentele linguistiche.

Infine il libro si chiude con un capitolo dedicato al grande progetto internazionale di analizzare il DNA dell'intera popolazione e un ultimo capitolo sulla Hawaii come caso unico di mescolanza di popoli provenienti da tutto il mondo.

Bello, bello, bello!

Pollice sù per tutti, non c'è nessuna necessità di avere studi di settore alle spalle per leggerlo.

lunedì 10 giugno 2019

A fior di pelle - Mostra sulle legature bolognesi nella biblioteca dell'Archiginnasio.



A Bologna, nella Biblioteca dell'Archiginnasio, è allestita una mostra bellissima intitolata A fior di pelle. Legature bolognesi in Archiginnasio, a cura di Federico Macchi.

Vi sono esposte legature di produzione bolognese dal XV al XX secolo di particolare pregio e interesse.

La mostra si srotola nell'esposizione di volumi che rappresentano l'evoluzione dei manufatti lungo sei secoli rivelando le caratteristiche del modello bolognese.

Ecco, adesso immaginate la mia faccia quando, a zonzo per Bologna, entrata a caso nell'Archiginnasio mi sono ritrovata in questo Paese di Cuccagna: mi sono soffermata su tutte le legature esposte per minuti su minuti... sembrava i toccare il Tempo.



Questa esposizione rappresenta la conclusione di un lavoro di censimento realizzato - in collaborazione con alcune bibliotecarie dell'Archiginnasio - da Federico Macchi, uno dei più noti studiosi italiani di storia della legatura e curatore della mostra. Sono state censite, fotografate e descritte ben 1.650 legature provenienti da centri di produzione italiani e stranieri.


Tutto il materiale della ricerca è già disponibile nella banca dati online Legature storiche qui, che consente di effettuare ricerche per data, area geografica e parole comprese nei commenti descrittivi.


Nata per proteggere e conservare il blocco cucito di carte, membranacee prima, cartacee poi, la legatura rende il libro unico e irripetibile: frutto del paziente e faticoso lavoro del legatore, introduce nell’atmosfera di un’epoca o nella vita di un personaggio; prodotto artistico, simbolo di appartenenza sociale.

Dal 25 Marzo al 23 Giugno 2019

lunedì - sabato: 9-19; domenica: 10-14
Visite guidate gratuite: 13 aprile, 18 maggio, 22 giugno.
Ingresso libero
BIBLIOTECA COMUNALE DELL'ARCHIGINNASIO

Piazza Galvani 1 (40124)

Vi lascio con qualche foto scattata alla mostra.


Secolo XVI, secondo quarto
Cuoio di capra su assi in cartone decorato a secco e in oro
Propri del bolognese "primo legatore di San Salvatore" (1525 - 1555) la peculiare cornice e i fogliami cuoriformi. Caratteristici delle produzioni italiane coeve i quattro fermagli, qui sotto forma di lacci.
Quinto Orazio Flacco, Poemata omnia, doctissimis scholijs illustrata
Lione, Sebastiano Griffio, 1533

Secolo XVI, secondo quarto
Cuoio di capra su assi in cartone decorato a secco e in oro.
La fiamma evidenzia la produzione del "secondo legatore Achille Bocchi", (1508? - 1539 circa): libraio, dalla cospicua produzione, realizza manufatti destinati ad essere venduti nella propria bottega.
marco Tullio Cicerone, In hoc volumine haec continetur. Thetoricorum ad C. Herennium lib.4
Secolo XVI, secondo quarto
Fondello di cuoio di capra su assi lignee decorato a secco. I fogliami cuoriformi negli angoli interni dei tre specchi si riferiscono al bolognese "primo legatore di San salvatore" (14525 circa - 1555): almeno ventitré le legature accertate su manoscritti. Caratteristici delle produzioni italiane coeve i quattro fermagli.
Verona, Stefano & Fratelli Nicolini da sabbio, 1532

Secolo XV
Pelle conciata su assi lignee. Borchie in ottone
Ferramenta dal bottone cavo, evidenziato dalle depressioni riconducibili ad antichi impatti.
I manoscritti implicano, solitamente, che la legatura sia realizzata localmente.
Statuti della compagnia di santa maria del Barccano e uffizio del Giovedì santo
Ms. membranceo, secolo XV

Secolo XVI, secondo quarto
Cuoio di capra su assi in cartone decorato a secco e in oro
L'ornamento della cornice e la cartella dei fogliami bucati evidenziano l'opera del maggiore e più longevo "legatore di Pflug & Ebeleben" (1535? - 1570 circa), dal cognome dei celebrati committenti sassoni.

Secolo XVI, terzo quarto
Cuoio di capra su assi lignee decorato a secco
I cantonali, i chiodi delle bindelle in foggia di rosetta, i motivi adottati da varie botteghe e le note manoscritte consentono di acclarare l'origine bolognese della legatura
Staturi della Compagnia di S. Maria della Vita
Ms. membranaceo, 1553

Secolo XVI, fine
Cuoio di capra su assi lignee decorato a secco. Borchie in ottone
Decoro d'insieme riferibile al "legatore della Matricola dei Falegnami" i cui ameno due esempi accertati non consentono tuttavia generalizzazioni; le volute provviste di minuti ganci nel terzo riquadro interno, evidenziano, se non altro, uno dei caratteristici ornamenti delle produzioni cinquecenteschi bolognesi.



Secolo XVII, secondo quarto
Cuoio di capra su assi in cartone decorato in oro
I fregi lungo la cornice esterna, pure riscontrati in una produzione felsinea della Biblioteca universitaria Estense di Modena, e le minute cariatidi consentono la locale attribuzione della legatura
Regno, territorii, città, fortezze, castelli, porte, ridotti, spiagge, et campagne principali di Candia di Francesco Basilicata
Ms. cartaceo, 1638

Secolo XVII, terzo quarto
Cuoio di capra su assi in cartone decorato in oro e a colori
La decorazione della cornice esterna, mediana, dei tagli a serpentine e le armi della casata Zambeccari attestano la produzione felsinea della legatura.
Cesare Panimolle, Bologna, Giacomo Monti, 1661



Secolo XVIII, secondo quarto
Seta ricamata con fili d'argento su assi di cartone.
L'argomento del testo e le note tipografiche propongono l'origine locale della legatura. in evidenza lo stato pristino del materiale di copertura e le bindelle damascate integre.
Rime in lode della signora Laura Maria Cattarina Bassi cittadina bolognese
Bologna, Stamperia di Lelio dalla Volpe, 1732
Secolo XVII, prima metà
Cuoio di capra su assi di cartone decorato in oro
Le punte tratteggiate, le quattro corolle addossate su sfondo circolare al centro dello specchio e l'argomento del testo propongono la manifattura locale della legatura. Nota sin dal VII secolo in manufatti copti, la decorazione a losanga entro il rettangolo centrale.
Diploma di laurea dell'Università degli studi di Bologna rilasciato a Giorgio Bini nobile bolognese
Ms. membranaceo, 1624
Secolo XVII, prima metà.
Pergamena e cuoio di capra su assi in cartone decorato in oro.
Le punte tratteggiate e le quattro corolle addossate su sfondo circolare al centro dello specchio propongono la manifattura locale della legatura. Caratteristico per il periodo, il decoro a ventaglio, qui anche sotto forma di rosone, di provenienza orientale.
Diploma di laurea dell'università degli studi di Salerno rilasciato a Michele Folesani nobile bolognese
Ms membranaceo, 1621

domenica 2 giugno 2019

Daisy Miller - Un'americana in Europa



Daisy Miller è un racconto breve su di una ragazza americana in Europa che sfida le convenzioni sociali del vecchio mondo.

Il comportamento libero e civettuolo delle ragazze americane che Daisy incarna scandalizza la buona società e le chiude le porte dei migliori salotti.

La storia è narrata internamente dall'americano Frederick Winterbourne, uno gigolò alla ricerca di ricche signore da prendere all'amo, quando Winterbourne la conosce mette da parte per un momento le ricche signore per concentrarsi su questa giovane ereditiera.

Per tutto il racconto il protagonista si interroga sulla vera natura della giovane e infine decide che non vale la pena darsi cruccio per lei: non lo merita, è un'astuta ipocrita salvo poi ricredersi nel finale rimproverarsi di aver vissuto troppo all'estero: in America il suo comportamento sarebbe stato ritenuto nella norma, in Europa no e proprio per i suoi lunghi soggiorni nel vecchio continente Winterbourne comprende di aver perso quello spirito americano di leggerezza.
È un quadro sulla diversità dei valori tra vecchio e nuovo mondo ma è anche lo specchio di ciò che era ed è permesso al sesso maschile rispetto al sesso femminile: non c'è biasimo per Winterbourne e nemmeno per gli amici maschi con cui Daisy si accompagna: il biasimo ricade tutto su Daisy perché è donna e non le piace stare a casa a fare la calzetta.

Non solo è un quadro sulle diversità tra i due mondi, è anche il ritratto di un'adolescente in viaggio, in crescita, sotto la pressione di quello che la società si aspetta da lei. per descrivere un tipo di società una giovane donna è la protagonista ideale perché non c'è nulla che attiri più le critiche di una giovane e bella ragazza: la giovane è colei che deve mantenere la reputazione intatta, immacolata, presentare sempre il lato migliore di sé, esteticamente e moralmente.

Henry James, il maestro dell'ambiguità e del non detto, non ci permette di conoscere Daisy, i suoi pensieri ci restano oscuri, le sue parole, tutte dettate dall'urgenza o dall'entusiasmo, ci fanno sì intravvedere freschezza ma anche capriccio, un capriccio che infastidisce e alla fine non proviamo nessuna empatia nei suoi confronti: rimane una presenza passeggera nella vita di Winterbourne,
Sulla prosa di James non resta molto da scrivere: l'eleganza che lo contraddistingue e la capacità di descrivere con brevi tratti di pennello i suoi personaggi e le atmosfere conferiscono al racconto l'aspetto di un quadro, la naturalezza che pervade la narrazione è figlia del naturalismo flaubertiano ma se ne distacca nel momento in cui non ne sentiamo il peso e le pagine scorrono con leggerezza.
A un lettore attento non sfuggiranno echi di Emma Bovary, come un profumo di, più giovane, più bella, più ricca e con tutta la vita davanti per sbagliare.

Lo stile di James e la focalizzazione interna del narratore fanno pendere il lettore da una parte e dall'altra sul filo dell'instabilità sulla base dei sentimenti di Winterbourne, quel che il lettore pensa glielo suggerisce Winterbourne, quel che il lettore vede lo vede attraverso gli occhi di Winterbourne, non ha altri riferimenti e bisogna procedere molto cauti con questo tipo di narratore, non dare per scontato quel che si vede, sente, legge... per il lettore il divertimento in questo tipo di narrazione risiede proprio nel poter mettere in discussione la voce che racconta la storia e provare a ribaltare la prospettiva.

giovedì 23 maggio 2019

La Metamorfosi e la rottura dell'ingranaggio

La metamorfosi Franz Kafka

Gregor Samsa una mattina si sveglia e si scopre trasformato in un enorme insetto.
Gregor è uno che si è sempre dato da fare per la famiglia: da quando la ditta del padre è fallita ha iniziato a lavorare duro per garantire ai suoi genitori e alla sorella una vita dignitosa.
È il solo in casa che lavori: la sorella è molto giovane, la madre bada alla casa e il padre trascorre le sue giornate pigre in casa.
Una mattina Gregor Samsa si sveglia e la prima cosa che pensa è che farà tardi al lavoro, pensa a quali treni gli restino da prendere e a cosa dire al suo datore di lavoro per giustificare la situazione.
Finalmente apre la porta e trova la sua famiglia ad attenderlo insieme al suo datore di lavoro, quest'ultimo fugge disgustato mentre il padre lo ricaccia violentemente nella sua stanza e la madre giace svenuta per terra.
Dei tre solo la sorella, l'amata sorella, prova ad aiutarlo davvero: gli porta il cibo nella stanza, gli toglie alcuni mobili che potrebbero impacciarlo nei movimenti ma non vuole vederlo e lui, per delicatezza, si fa trovare sempre coperto da un lenzuolo: non vuole turbarla con il suo aspetto.
Con il trascorrere del tempo anche la sorella lo abbandonerà: continuerà a portargli cibo con sempre minor cura, la sua camera non verrà più riordinata anzi, diventerà uno sgabuzzino dove gettare alla rinfusa tutto quel che in casa non si desidera più, compresa la spazzatura. E alla fine sarà proprio la sorella a parlare ai suoi genitori della necessità di porre fine a quella situazione con ogni mezzo.
Nel frattempo, spinti dalla necessità di guadagnare qualcosa, tutti e tre i familiari inizieranno a lavorare riacquistando quella dignità che il loro parassitismo aveva trascurata.

Nascosto alla vista Gregor prova a comunicare con la sua famiglia ma senza successo: la sua voce è "mescolata a un irreprimibile, lamentoso pigolio che lasciava alle parole la loro chiarezza solo nei primissimi istanti per distruggerla poi a tal punto nella risonanza  da far dubitare."
Gregor non riconosce la propria voce e la sua famiglia neanche lo sente. L'incomunicabilità è totale.

Ho trovato La Metamorfosi angosciante, terribilmente angosciante. Mi sono immaginata questo commesso che si sbatte da mattina a sera che un giorno smette di darsi da fare... Non è davvero una rinuncia volontaria ma mi dà l'impressione che sia suo desiderio inconscio porre fine a questa esistenza da carcerato: nel suo rimarcare la sua attività contrapposta al parassitismo dei suoi è come se ci fosse un intento punitivo, tipo "vediamo come ve la cavate senza di me" e la verità è che se la cavano e se la caveranno benissimo e tutti i suoi sacrifici risulteranno inutili, il suo intento di svegliarli dannoso solo a sé stesso.
La disumana indifferenza dei suoi familiari vince e Samsa verrà prima accantonato, se ne libereranno e infine, probabilmente, verrà dimenticato. Questo era il finale che non piaceva a Kafka e che è invece perfetto: Gregor si riteneva necessario, indispensabile... La verità è che nessuno lo è davvero: che l'uomo esista o no è indifferente.

L'uomo non ha più valore come individuo, lo ha fintanto che rimane ingranaggio di una macchina e nel momento in cui quell'ingranaggio si spezza, l'individuo diventa inutile.
La stessa utilità sociale che l'individuo trova nel suo essere parte dell'ingranaggio, quel senso di appartenere a qualcosa di importante, di contribuire a qualcosa di importante, è esso stesso una prigione dalla quale non si può fuggire se non con la rinuncia alla propria umanità, agli affetti, alle relazioni che legano tra loro gli esseri umani.
Gregor spezza quel legame con la trasformazione in insetto e la spezza fisicamente e verbalmente: le sue parole non vengono percepite dai suoi familiari, è il terrore più grande:q di non essere compresi, è l'isolamento totale.

Eppure la fine di Gregor non è tragica: tragica è la sua esistenza. Kafka ha riservato a Gregor pace e riconciliazione e la serenità che gli è mancata in vita. Il peso della sua condizione è in quel senso di claustrofobia e di isolamento viene riversato sul lettore che si interrogherà sul significato di questa metamorfosi, sul suo essere ingranaggio o insetto, sull'efficacia della comunicazione.

Il disagio dell'individuo che si scopre parte del meccanismo verrà ricordato, anni più tardi, da un altro grande, grandissimo interprete dell'incomunicabilità e dell'assurdo: Albert Camus. Ecco, bisogna immaginare Gregor, alla fine, felice 

lunedì 20 maggio 2019

Il Grande Gatsby, sogno americano infranto



Il Grande Gatsby è una casa dei sogni costruita mattone dopo mattone, con pazienza e caparbia, è il prodotto dell'illusione, la riscrittura del passato per riportare in dietro il tempo e rimediare agli errori della storia.
È il romanzo dell'inquietudine, il sogno americano infranto, sfracellato dal ricco cinismo e dalla sbadataggine di chi sogni non ha mai avuto perché possiede tutto dalla nascita.

Povero Gatsby, sei un illuso!
Il mondo esisteva senza di te, continuerà ad esistere dopo di te e tu non sei stato altro che un breve passatempo, una festa finita in fretta e ora restano solo bicchieri troppo grandi da lavare, scarpe dimenticate e un pianoforte muto.

Povero Gatsby!
Hai vissuto in un sogno troppo grande per te, per chiunque, non hai capito le regole del gioco e sei stato spazzato via come cenere.

Per comprendere pienamente questo romanzo si deve fare comprendere la geografia dei luoghi: East Egg e West Egg. Sono due penisole di Long Island che si specchiano l'una nell'altra: Da una parte East Egg, residenza dei vecchi ricchi che possono contare su una fortuna costruita nel tempo dagli antenati, dall'altra West Egg, territorio dei nuovi ricchi.
East Egg West Egg Il Grande Gatsby

Daisy, la bella Daisy che ha il suono delle monete nella voce, vive a East Egg con il marito e la figlia in una casa bellissima circondata da un parco infinito, affacciata sulla baia, sul pontile della villa brilla una luce verde.
È proprio di fronte alla casa di Daisy, di fronte a quella luce verde che brilla tutta la notte, che Jay Gatsby decide di andare ad abitare, non è di Long Island: è arrivato da poco ma fa di tutto per farsi notare organizzando feste sfarzose e infinite cui partecipa tutta la New York che conta. 
Il narratore, Nick Carraway, è anche lui arrivato da poco a new York e si stabilisce in una modesta casa confinante con quella di Gatsby, è un lontano cugino di Daisy e sarà proprio lui lo strumento che Gatsby utilizzerà per avvicinarsi a lei.

È importante visualizzare la geografia del luogo, visualizzare Gatsby in piedi davanti alla baia, le braccia tese nella notte in direzione della luce verde davanti a casa di Daisy
"La sagoma di un gatto oscillò nella luce lunare, e voltando il capo per guardarlo mi accorsi che non ero solo: ad una ventina di passi una figura era sorta dall’ombra del palazzo del mio vicino fermandosi in piedi, con le mani in tasca, a guardare i granelli argentei delle stelle. Qualcosa nei movimenti disinvolti e nella salda presa dei piedi sul prato mi fece capire che quello era il signor Gatsby, uscito a verificare quale fosse la porzione del cielo locale che gli spettavaDecisi di chiamarlo. La signorina Baker lo aveva nominato a cena e questo sarebbe servito da presentazione. Ma non lo chiamai, perché d’un tratto egli diede una prova della sua soddisfazione nel sapersi solo: tese stranamente le braccia verso l’acqua oscura e, per quanto fossi lontano da lui, avrei giurato che stava tremandoSenza volerlo diedi un’occhiata al mare e non distinsi niente all’infuori di un’unica luce verde, minuscola e lontana, che avrebbe potuto essere l’estremità di un molo."
Jay Gastby non è nessuno, viene dal niente, dopo qualche anno trascorso al servizio di un magnate americano si ritrova, alla sua morte, gettato in strada come un cane, incontra Daisy a Chicago, la bella Daisy con il suono delle monete nella voce, il suo palazzo principesco, un sogno. Un sogno da cui si deve separare a causa della guerra.

Per cinque anni, dopo l'esperienza in guerra, Jay Gatsby lavorerà per raggiungere quel sogno, quel palazzo, quella voce.
"Lassù, nel palazzo bianco, la figlia del re, la fanciulla dorata"
Con meticolosità infinita si costruisce, costruisce la propria ricchezza e il proprio passato, manipola la realtà per edificarsi a dio, un dio di cartapesta, venerato finché risplende, una favola della modernità con i suoi valori squilibrati e zoppi.
Contemporaneamente ricostruisce il suo sogno, la fanciulla dorata nel castello diventa il simbolo di tutto il desiderio, le monete nella sua voce, la luce verde in fondo al pontile, sono oggetti fatati che portano a lei, Daisy viene trasfigurata i un ideale di felicità, coronamento del successo.
Al suo arrivo a West Egg le voci si rincorrono sul suo conto: ha ucciso un uomo, era una spia dei tedeschi, ha studiato ad Oxford, è un contrabbandiere, a Jay non importa, che parlino pure se questo può contribuire a portarla da lui.

La sua casa risplende di notte nelle luci delle feste come un faro segnalatore, è questione di tempo e lei verrà, come un ragno Gatsby si apposta ai bordi della sua ragnatela e attende la preda.
E la preda, infine, giunge da lui
"Quando andai a salutare vidi che era ritornata sul viso di Gatsby l’espressione stupita, come se gli fosse nato un lieve dubbio sull’entità della felicità presente. Quasi cinque anni! Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all’altezza del sogno, non per sua colpa, ma a causa della vitalità colossale dell’illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c’è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuoreQuando lo fissai, si riprese visibilmente. Teneva fra le sue una mano di lei e, quando Daisy gli disse qualcosa all’orecchio, le si avvicinò in uno slancio di emozione. Credo che quella voce lo avvincesse col suo calore fluttuante e febbrile soprattutto perché non poteva superare il sogno: quella voce era un canto immortaleMi avevano dimenticato, ma Daisy alzò lo sguardo e tese la mano; Gatsby non mi riconobbe affatto. Li guardai ancora una volta e mi restituirono lo sguardo, remoti, dominati da una vita intensa."
Gatsby è a un passo dalla felicità, tende la mano, la afferra, è sua.

Gatsby ha vinto, ha reinventato la storia, sé stesso, ha riportato indietro il passato a quell'ultimo bacio e adesso tutto può ricominciare come se il tempo non fosse mai esistito.

Illuso!

Tu non sei niente Jay Gatsby, sei una parentesi nella storia, una festa volgare, un tendone da circo che presto cambierà città.
Tu non appartieni a questo mondo, non appartieni al mondo della principessa dorata: quello è il vero mondo, il tuo non è che una volgare parodia, è il riflesso sulla parete della caverna, la realtà è al di là di quella baia, stanca, annoiata, insensibile, imperfetta. 
E la realtà ne ha avuto a sufficienza di te, dei tuoi completi kitsch, delle tue feste esagerate, della musica e delle luci.
Hanno giocato, si sono divertiti ma adesso basta, i giochi vengono riposti in soffitta, i domestici danno una spazzata alla bella casa sulla baia e riportano tutto in ordine in attesa del prossimo balocco.

Alla fine ne escono tutti sconfitti, chi di più, chi di meno, nessuno vince davvero, resta un ultimo feroce ricordo: Jay Gatsby nella notte, con le braccia tese sulla baia verso la luce verde all'estremità del mondo di Daisy.
Eccolo il Nuovo Mondo davanti a noi, la vera tragedia americana, l'illusione di poter cambiare sé stessi e il proprio passato e venire invece ributtati insietro, come barche contro corrente.