Il Medioevo è il periodo storico sicuramente più mistificato. Risulta quasi perso in un limbo tra realtà e mito e alla fine è difficile capire davvero cosa sia davvero accaduto e cosa invece sia inventato vista soprattutto l'immensa quantità di pregiudizi e falsità di cui è stato vittima come nessun altro periodo storico.
La maggior parte delle frottole che circolano a proposito del medioevo ha avuto origine durante l' "illuminatissimo" Settecento, in realtà due sono i periodi ai quali si deve la connotazione negativa di questi mille anni:
Umanesimo 1400-1500: la riscoperta dell'Età Classica è così sorprendente (caduta di Costantinopoli 1453 e conseguente migrazione di studiosi e testi in Europa) che quanto avvenuto nei secoli precedenti viene visto come barbarie, imbruttimento, decadenza e oscurità; nel guardarsi indietro l'uomo del Quattrocento vedeva solo gli ultimi secoli, quelli successivi alla crisi del Trecento, le pestilenza, le carestie.
Illuminismo 1700: il medioevo viene visto come l'origine del feudalesimo come prevaricazione e disuguaglianza, il sistema che sarà poi abbattuto dalla Rivoluzione Francese, tralasciando l'aspetto principale della società feudale ovvero la reazione alla decadenza del potere centrale romano e la nascita di nuove signorie che avevano anche il compito di amministrare e proteggere i propri vassalli.
Lasciando da parte i testi della strana coppia Montanelli-Gervaso e la loro Storia d'Italia di cui vi ho già parlato qui vi devo assolutamente segnalare il libro Vita nel Medioevo di Eileen Power.
Post più approfondito sul libro della Power potete trovarlo invece qui.
Eileen Power in questo libricino di neanche 200 pagine racchiude le vite di sei persone più o meno comuni del Medioevo: sei "bozzetti", come li definisce lei, che pulsano di vita vera.
Chi ai tempi delle superiori avesse avuto un impatto traumatico con il Medioevo potrebbe ricredersi, lasciarsi attirare e magari diventare un appassionato di questa epoca; l'opera si adatta sia ai neofiti che ai più eruditi per la capacità dell'autrice di rendere vive persone e luoghi lontani centinaia di anni partendo da piccole cose, abitudini, usanze.
Il testo si discosta dalla storiografia classica legata agli atti ufficiali, alla politica, all'economia e attinge da documenti rari, testamenti, note spesa, iscrizioni tombali, toponomastica, storia del costume, documenti ecclesiastici e opere di letteratura tra Chaucer, Boccaccio e Marco Polo alternando la narrazione con lievi digressioni da pettegolezzo che rendono leggera e scorrevole la lettura di un'opera che, in fondo, è un saggio ben strutturato e ricco di informazioni.
Nel parlare di Bodo, il contadino vissuto al tempo di Carlo Magno, Eileen ci porta nella sua fattoria e racconta, come in un romanzo, le attività che si svolgevano, il lavoro e il giorno di festa.
Nel parlare di Marco Polo sentiamo riecheggiare le parole de Il Milione ma ancora di più quelle di Calvino nelle sue Città invisibili. È un'avventura straordinaria che poi possiamo approfondire leggendo direttamente la fonte.
Il capitolo dedicato a Madame Eglentyne è sicuramente il più divertente e a tratti si raggiunge proprio la comicità: a Madame Eglentyne è infatti ispirata la madre priora del prologo de I racconti di Canterbury di Chaucer e non è proprio una santa. Raramente gli abitanti dei conventi erano santi in realtà: frati e suore, abati e badesse trovavano ogni mezzo per sfuggire ai propri obblighi. Le preghiere venivano biascicate e accorciate; si davano ricevimenti per i parenti in visita; certi conventi si trasformavano in veri e propri soggiorni a pagamento per i laici che "corrompevano" i poveri monaci (in realtà c'era ben poco da corrompere) perché trascorrere un anno in convento era considerato, allora, molto chic; e poi in convento ci rimanevano molto poco: il Papa e i vescovi avevano un gran da fare per obbligare monaci e suore tra le mura con le imposizioni: ogni scusa era buona per organizzare un pellegrinaggio e andarsela a spassare.
Ancora Calvino mi torna in mente ne Il cavaliere inesistente quando parla di Suor Teodora e delle sue compagne di clausura... solo che quanto racconta la Power non è fantasia: è racchiuso nei rapporti stilati dai vescovi.
Ne La moglie del ménagier Eileen spulcia un manoscritto di economia domestica scritto tra il 1392 e il 1394 da un borghese parigino per istruire la giovane moglie sul comportamento sociale e sessuale. La prima parte tratta di religione e doveri morali e si trovano echi del Petrarca nel racconto della docile Griselda (purtroppo la Power non è una storica della letteratura e probabilmente non sa che la novella originale è, in realtà, di Boccaccio); la seconda parte, invece, tratta soprattutto di economia domestica e di cucina di cui questo ménagier era molto appassionato: sono divertenti gli ammonimenti su come dare ricevimenti e le notizie e i consigli riguardo i centri di collocamento dell'epoca: le "raccomandatrici".
Seguono due capitoli dedicati al commercio e all'industria della lana in cui veniamo a conoscenza di tantissime informazioni importantissime sul commercio, sulla circolazione del denaro, sulle fiere e sulla vita della borghesia ma inserito talmente bene in una cornice di racconto che apprendiamo senza nemmeno accorgercene.
Questo è davvero un libro ben costruito e scritto per tutti, ricco di riferimenti, corposo in bibliografia e leggerissimo.
Raccomandatissimo.
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