Una delle citazioni più celebri di Flaubert è "Madame Bovary c'est moi!"
Peccato che nessuno abbia mai detto o scritto di avergliela sentita pronunciare.
Da dove viene allora questa frase e chi l'ha tramandata per primo?
E' stato René Descharmes in una tesi di dottorato del 1909 presso l'Università di Lille intitolata "Flaubert, sa vie, son caractère et ses idées avant 1857".
Deschamps cita questa frase in una nota e scrive che gli è stata riportata da una persona la cui identità non può rivelare in quanto ancora in vita. Questa anonima fonte aveva rivelato a Deschamps che Flaubert l'avrebbe detta in risposta a M.elle Bosquet che gli domandava chi fosse la fonte del suo Madame Bovary.
Quando? Flaubert e Amélie Bosquet si sono conosciuti nel 1859 e si sono separati litigiosamente dieci anni dopo. Verosimilmente, dunque, Descharmes riporta un ricordo vecchio di almeno quaranta anni.
Amélie Bosquet |
E' bene ricordare che questa frase è totalmente estrapolata dal suo contesto in quanto non conosciamo il tono della conversazione, cosa sia avvenuto prima né cosa sia avvenuto dopo. Abbiamo però un'idea di chi fosse quell'Amélie Bosquet: una scrittrice che si fece conoscere per la sua opera sulle leggende della Normandia e per essere stata una femminista della prima ora e membro del comitato di direzione dell'Associazione per i diritti delle donne.
Fu proprio a causa di come Flaubert descrisse le rivendicazioni femministe in L'educazione sentimentale che i rapporti tra i due si incrinarono.
Se la frase sia stata pronunciata prima o dopo il 1869, anno della pubblicazione de L'educazione sentimentale e della rottura dei apporti tra i due scrittori, non è possibile saperlo.
Un altra cosa da sottolineare è che la frase "Madame Bovary c'est moi!" in realtà è incompleta. La frase riportata in realtà è
"Madame Bovary c'est moi! D'après moi"
Per comprendere dunque il significato di questa citazione bisogna capire cosa significhi quel "d'après moi" che in italiano potrebbe essere tradotto "a mio avviso", secondo me".
Voglio quindi provare a capire cosa significhi partendo da alcuni estratti dalle lettere dello scrittore ai suoi corrispondenti, prima su tutti Louise Colet, poetessa francese e amante di Flaubert tra il 1851 e il 1855, proprio gli anni della stesura di Madame Bovary.
Se si analizzano le lettere di Flaubert alla ricerca di possibili legami tra l'autore e il personaggio, troviamo in molti passaggi un totale distacco di Flaubert dal personaggio di Madame Bovary:
"Rien dans ce livre n'est tiré de moi; jamais ma personnalité ne m'aura été plus inutile. (...) tout est de tête" (lettera a Louise Colet, 6 aprile 1853)
"Niente in questo libro è preso da me: la mia personalità non mi è mai stata più inutile. (...) tutto è di testa"
Louise Colet |
- Mi torna in mente in questo caso (ma in realtà mi torna in mente sempre come un monito), quel che Virginia Woolf in Una Stanza tutta per sé scrisse a proposito di Charlotte Bronte e del suo Jane Eyre: "La donna che aveva scritto quelle pagine aveva più genio in lei che non Jane Austen; ma se si rileggono e se ne coglie quello scatto, quella indignazione, ci si rende conto che lei non riuscirà mai ad esprimere compiutamente e integralmente il proprio genio: i suoi libri risulteranno deformati e contorti. (...) Scriverà di sé stessa, mentre dovrebbe scrivere dei suoi personaggi." Per la Woolf il fatto che Charlotte Bornte in Jane Eyre metta troppo di sé viene visto come un impedimento alla produzione veramente artistica dunque allo stesso modo Flaubert non prende nulla da sé per il suo scopo: non sarebbe artistico, sarebbe catarsi. -
Madame Bovary potrebbe essere Flaubert nel suo inseguire l'arte perfetta così come Emma insegue l'amore perfetto.
Per Flaubert l'arte è di testa, liberata dall'immedesimazione e privata dalle passioni dell'autore che scrive dopo la catarsi e non per la catarsi. L'art pour l'art: arte per l'arte, fine a sé stessa, pura e disinteressata, separata da ogni finalità morale, didattica o utilitaristica.
Per questo Madame Bovary personaggio potrebbe non essere Flaubert ma Madame Bovary libro sì in quanto privo di insegnamenti morali, di ammonimenti sociali o di fini utilitaristici.
Emma e Léon - Alfred de Richemont 1905 |
Tutto, ogni parola, ogni virgola, ogni giro di frase e infine la struttura dell'opera, deve soddisfare esclusivamente il suo ideale di perfezione poetica. E' questo uno dei motivi che hanno fatto di Flaubert un autore così poco prolifico se comparato a Balzac: la perfezione richiede tempo e dedizione assoluta. Flaubert scrive dalle quaranta alle sessanta pagine al mese, per una sola pagina di racconto può impiegare fino a cinque giorni (lettera a Louise Colet 15 gennaio 1853), nulla è più distante dall'idea di un autore da best-seller; che abbia come soggetto un milieu borghese è conseguenza di ciò che Flaubert conosceva meglio (così come Balzac parlava agevolmente della nobiltà di cui faceva parte), che abbia per lettori gli appartenenti alla classe borghese è una conseguenza non voluta.
"Ce livre, tout en calcul et en ruses de style, n’est pas de mon sang, je ne le porte point en mes entrailles, je sens que c’est de ma part une chose voulue, factice" (lettre à Louise Colet, 21 mai 1853, Corr., t. II, p. 329)
Questo libro, tutto calcolo e trucchi di stile, non è del mio sangue, non viene dalle mie viscere, sento che per me è una cosa voluta, fittizia
Come fa dunque Madame Bovary a essere Flaubert? (ammesso che l'autore abbia davvero pronunciato questa frase)
In una lettera a Edma Roger des Genettes Flubert rivela:
"On me croit épris du réel, tandis que je l'exècre. C'est en haine du réalisme que j'ai entrepris ce roman. Mais je n'en déteste pas moins la fausse idéalité, dont nous sommes bernés par le temps qui court. ", 30 octobre 1856
Emma e Lheureux
Mi si crede innamorato della realtà, mentre la detesto. E' infatti in odio al realismo che ho incominciato questo romanzo. Ma non ne detesto meno il falso idealismo da cui siamo ingannati dai tempi che corrono.
" Madame Bovary n'a rien de vrai. C'est une histoire totalement inventée ; je n'y ai rien ni de mes sentiments, ni de mon existence. L'illusion (s'il y en a une) vient au contraire de l'impersonnalité de l'oeuvre. C'est un de mes principes, qu'il ne faut pas s'écrire. L'artiste doit être dans son oeuvre comme Dieu dans la création, invisible et tout puissant ; qu'on le sente partout, mais qu'on ne le voie pas. " A Mlle Leroyer de Chantepie, 18 mars 1857
Madame Bovary non ha nulla di vero. E' una storia completamente inventata; non ci ho messo nulla dei miei sentimenti, né del mio essere. L'illusione (se c'è) viene al contrario dall'impersonalità dell'opera. E' uno dei miei principi, che non si debba mai scriversi. L'artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente; che si senta dappertutto ma che non lo si veda.
Ecco, secondo me, perché Madame Bovary potrebbe essere Flaubert: per come descrive gli ambienti con finissime pennellate, per come gioca con il vento sul velo del vestito nuziale e del cappello di Emma, per come fa cadere la luce del sole ora sulla pelle scoperta di Emma ora sul pavimento di foglie nel bosco. E' Flaubert che crea questo mondo con immagini vivissime, Flaubert è Dio qui dentro, senza alcuna pretesa morale.
Fonti parziali di questo post si può ritrovare in un Centre Flaubert Rouen di Yvan Leclerc per il Centre Flaubert di Rouen. Estratti della corrispondenza di Flaubert sulla composizione del Bovary potete trovarli a Centre Flaubert.Le riflessioni sono purtroppo solo mie.