Giornata fresca e assolata.
Fuori, un'orda di turisti prende d'assalto la città, teleobiettivi da reporter e borse piene di shopping.
Dentro, una discreta affluenza, silenziosa, a tratti assorta, a tratti distratta.
Nel percorso le fotografie si srotolano una dietro l'altra e una sull'altra. A volte si torna indietro per afferrare qualcosa che a prima vista era sfuggito ma che rimuginando torna alla mente.
Per ogni immagine si fanno strada come un tormentone le stesse domande:
Chi è il soggetto?
Dove è il soggetto?
Henri Cartier-Bresson 1946 FRANCE. Paris. Pont des Arts.French writer and philosopher, Jean-Paul SARTRE. 1946. |
William Faulkner viene ritratto nel giardino di casa sua, distrattamente impegnato a guardare altrove e dietro di lui giocano i suoi due cani; lo scultore Alberto Giacometti è ripreso impietosamente mentre attraversa la strada sotto un'intensa pioggia e Saul Steinberg rilassato in compagnia di un gatto passeggero. Non ci sono flash o luci soffuse, nessuno guarda in camera sorridendo plasticosamente. Le figure ritratte sono assorte nei loro pensieri, in conversazioni con altre persone e rimandano lo sguardo e la mente dell'osservatore (noi) ad altri luoghi, altri soggetti, altre domande. A cosa stanno pensando? Con chi stanno parlando? Cosa stanno guardando?
Henri Cartier-Bresson 1933SPAIN. Andalucia. Seville. 1933. |
Henri Cartier-Bresson FRANCE. The Var department. Hyères. 1932. |
Come - in movimento - a dispetto della staticità dell'ambiente circondante.
Come - assorto - in pensieri che rimandano altrove.
Come - attento - coinvolto emotivamente in qualcosa che si svolge oltre l'obiettivo, oltre la scena, alle spalle del fotografo.
Henri Cartier-Bresson 1969 FRANCE. Haute-Garonne. Toulouse. Municipal stadium. 1969. Semi-final of the French Rugby Championship, 1st division. Bègles is playing against Dax. |
Henri Cartier-Bresson BELGIUM. Brussels. 1932. |
Altre volte il fulcro dell'attenzione si trova al di là di un muro, una barriera, ed è sconosciuta allo stesso fotografo che tuttavia non se ne cura.
Tra le tante fotografie poi, una micro-storia tutta per noi.
Ci fermiamo attratti da una didascalia, "L'Aquila degli Abruzzi 1959". Mia mamma la guarda, sorride e racconta la sua infanzia a Ortona, in Abruzzo, quando la mattina del giorno di festa le donne del paese abbigliate di nero portavano le ramine (per noi teglie), piene di ogni leccornia, al forno per la cottura. Per le strade era un frusciare di abiti neri da lavoro, veloci e indaffarati e uno scorrere di profumi misti dolci e salati.
La fotografia non può rendere il suono del frusciare degli abiti né i profumi del forno, né i discorsi delle massaie.
Per quello servono i ricordi e chi li racconta.
Henri Cartier-Bresson L'Aquila degli Abruzzi 1959 |
Tra le tante fotografie poi, una micro-storia tutta per noi.
Ci fermiamo attratti da una didascalia, "L'Aquila degli Abruzzi 1959". Mia mamma la guarda, sorride e racconta la sua infanzia a Ortona, in Abruzzo, quando la mattina del giorno di festa le donne del paese abbigliate di nero portavano le ramine (per noi teglie), piene di ogni leccornia, al forno per la cottura. Per le strade era un frusciare di abiti neri da lavoro, veloci e indaffarati e uno scorrere di profumi misti dolci e salati.
La fotografia non può rendere il suono del frusciare degli abiti né i profumi del forno, né i discorsi delle massaie.
Per quello servono i ricordi e chi li racconta.
Bellissimo, grazie!
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