In realtà non è che durante l'inverno me ne sia stata con le mani in mano e le zampe in casa ma con il sole tutto diventa più facile, persino svegliarsi la mattina dopo le uscite serali infrasettimanali che evito sin dai tempi del liceo.
Giovedì 17 c'è stata un'interessante serata a base di Dante e astronomia che ha messo d'accordo me e il Teo. Dante per me, astronomia per il Teo. E, visto che le cose belle sono ancora più belle se condivise, ci siamo portati dietro altri due amici.
Prima parte: introduzione alla Divina Commedia, lezione sui riferimenti astronomici nella DC, emisfero boreale e australe (australe poco ma che volete nel 1300), escursus sui personaggi che maggiormente hanno contribuito a darci la visione del cielo che conosciamo e spiegazione di molti di quei termini infernali che una persona a digiuno di cielo come me conosce per sentito dire e niente più.
Seconda parte: Planetario. Abbiamo percorso insieme a Dante il viaggio guardando nel cielo e ritrovando le stelle e i pianeti di cui parla nella sua opera.
Ma che bellezza!!!
Tutte quelle parole che al liceo sembravano senza senso finalmente si sono svelate, dischiuse.
Sono sicura che in ambito accademico l'opera di Dante venga sviscerata come pesce pescato ma chi li sta a sentire? Molto spesso argomenti interessanti rimangono chiusi all'interno delle aule dell'università a uso esclusivo di professori tromboni che fagocitano tutto come quei lontani parenti che chissà perché hai invitato al matrimonio e che al ricevimento si abbuffano.
E' bello poi che le guide del museo del Balì (definiti, ahimè, impropriamente "animatori" neanche fossimo alla Valtur") si cimentino in opere di ricerca accattivanti che attraggono visitatori e pubblico nei musei.
Eh sì perché nemmeno la presidentessa della Fondazione Museo del Balì ha saputo trattenere il suo stupore di fronte al gran numero di uditori in sala, speriamo che questo porti ad affrontare nuovamente il binomio astronomia-letteratura (o semplicemente astronomia e arte).
Tornando a casa in macchina col Teo ci siamo confrontati su quanto visto e su quanto si potesse ancora fare o approfondire... che possiamo farci? Non ci accontentiamo mai. Mille idee e mille altre soluzioni ma... andava bene così, non si può diventare esperti con una conferenza ed è lodevole quanto sia già stato fatto.
Risultato della serata?
Ho ritirato fuori la Divina Commedia alla ricerca dei passaggi illustrati durante la lezione per vedere di cavarci fuori dell'altro e soprattutto con il solito improponibile proposito di rimettermi a leggere,
un giorno,
questa volta per davvero,
quest'opera.
Chi sa che non impari anche ad apprezzarla come dovrei rimuovendo tutti gli atroci ricordi di liceale.
Che bello rileggerti! Era tanto tempo che non passavo dal tuo blog. Dopo il tuo scritto sulla Micia mi sembrava che ti fossi inaridita.
RispondiEliminaE' vero: le cose belle sono ancora più belle se sono condivise. Per me condivisione è amore. Laddove c'è amore c'è il desiderio di condividere. Anche andare insieme a fare la spesa al supermercato può essere una manifestazione di amore.
E il bello dell'amore è che non chiede ricevuta. L'atto d'amore non ha bisogno di un "grazie", perché il "grazie" è nell'atto stesso.
Lo sa bene chi (come te) spende un po' del proprio tempo per accudire gatti non suoi. Anche se indirizzata agli animali, pure questa è carità.
Sento la mancanza di 'Illuminazioni'. La stessa cosa mi ha confermato Mima nel corso di una lunga telefonata l'altro ieri sera: abbiamo bisogno, forse, di qualche tua illuminazione. :)
RispondiEliminaIlluminazioni manca anche a me. Come sai mi sono assunta un po' di impegni "impegnanti" (?) e mi manca la fonte primaria dei post: la lettura. La testa frulla di idee ma posso realizzarne solo un po' per volta. Credo non sarà sempre così: tornerò a scrivere di me e dei miei pensieri... consideriamola una pausa.
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