Corona_ferrea,_monza Da: G. Pischel, ''Storia Universale dell'Arte'', Vol. 1, Mondadori, Verona 1966 |
Iniziato con questo libro l'intrippamento storico medievale 2017 che vede un programma di lettura abbastanza tosto ma fattibile per comprendere meglio l'evoluzione della letteratura romanza dal 1100 circa fino all'apoteosi rinascimentale che si concluderà con lo studio dell'Orlando Furioso con le sue "dame, i cavallier, l'arme, gli amori".
Perché fare questo? Sfida personale, percorso di lettura studiato per non annoiarmi, perché ne avevo voglia. La lista delle opere nel programma di lettura si trova qui ed è in costante aggiornamento.Da dove cominciare però?
Quale poteva essere considerato il punto di rottura tra la storia classica mediterranea e quella moderna europea?
Lo spunto mi venne dalla notizia dell'inaugurazione, a Pavia, di una mostra sui Longobardi. Sapevo pochissimo di questo popolo, reminiscenze di studi superficiali, così approfondii un poco e mi decisi a iniziare da qui il cammino, proprio da un popolo che in realtà non lasciò tracce scritte, non produsse letteratura se non in latino, ma che impresse una svolta drastica alla storia d'Italia: a partire dall'arrivo dei Longobardi nella nostra penisola il lunedì di Pasqua del 568 d.C. e per i due secoli che li videro protagonisti nel nostro Paese i cambiamenti etnici, sociali ed economici furono così importanti che a mio giudizio si può far risalire a questo popolo l'inizio del Medioevo italiano.
Due sono le caratteristiche principali degne di nota:
- Dopo un periodo di migrazione che affonda le sue radici nel mito per cause e scopi i Longobardi si stanziano in Italia e si tratta di una migrazione totale di guerrieri, famiglie, schiavi e bestiame che si fanno strada dal Nord Europa "riempiendo" i vuoti lasciati da altri popoli fino a giungere in Italia devastata dalla Guerra Gotica per stanziarvicisi definitivamente. Si può infatti dire che lo Stato longobardo nasca e muoia in Italia in due secoli, dal 568 al 774 d.C.
- Continuamente, a seguito di spostamenti e battaglie, venivano arruolati schiavi che combattendo acquistavano la libertà per sé e per la propria discendenza così da caratterizzare il popolo longobardo di un profondo multiculturalismo che ne è stato al contempo forza motrice e rovina.
Il saggio si dipana agilmente in 137 pagine, estremamente maneggevole dunque e di scorrevole lettura, la fonte principale è naturalmente la Historia Longobardorum di Paolo Diacono, epurata dalle infinite seppur preziosissime digressioni di cui è costituito che dilatano parecchio la narrazione. Altre fonti rilevanti sono il Libri Historiarum di Gregorio di Tours soprattutto per la parte relativa alle migrazioni e agli incontri/scontri con le altre popolazioni in Europa, il De Bello Gothico di Procopio di Cesarea riguardo i primi anni di insediamento in Italia) e il Liber Pontificalis, citato in modo assai ricorrente a partire dal regno di Liutprando a testimonianza di come e quanto la storia dei Longobardi si sia legata a quella della nascita dello Stato della Chiesa.
Si può dire infatti che proprio la presenza dei Longobardi in Italia, relegati i Bizantini a scarsissima influenza, sia stata di fondamentale importanza per l'autonomia di Roma e del Papa che sempre più divenne autorità riconosciuta in Europa al di sopra degli stessi sovrani, garante degli equilibri tra stati nonché potenza creatrice di re d'Europa o, nel caso dei Longobardi, distruttrice di re.
La storia dei Longobardi è un susseguirsi di colpi di scena e cambi di alleanze che hanno come scopo il mantenimento dell'unità del regno longobardo da una parte e la realizzazione di autonomie delle sue provincie dall'altra in un periodo storico in cui l'influenza di Bisanzio in Europa sta velocemente scemando, grazie soprattutto ai Longobardi che ne conquistano i territori, e due future potenze stanno nascendo:
- la Repubblica Cristiana, così Gregorio Magno chiama il futuro stato della Chiesa in una lettera a Teodolinda moglie di Autari e Agiulfo
- il regno dei Franchi di Carlo Magno
Sarà proprio Carlo Magno, chiamato da Papa Adriano I a porre fine al Regno dei Longobardi assumendo da allora il titolo di Rex Francorum et Langobardorum.
Ritornando alla descrizione del saggio di Jarnut, l'autore ha redatto un'opera davvero completa mettendo a confronto diverse fonti: quella longobarda per eccellenza di Paolo Diacono dalla quale prende le maggiori informazioni nonché la struttura dell'opera, quella papale e fonti franche, soppesa attentamente gli scritti degli uni e degli altri cercando e trovando un equilibrio sufficientemente realistico.
Come la Historia Langobardorum di Paolo Diacono si struttura in sei capitoli arrivando fino alla conquista di Carlo Magno che Diacono però non racconta poiché la sua narrazione si ferma all'apoteosi del regno longobardo con Liutprando. In ognuno dei sei capitoli, dopo una narrazione scorrevole delle vicende storiche, vengono analizzati aspetti importanti della cultura Longobarda e la sua evoluzione: il passaggio da popolazione di guerrieri in marcia a regno strutturato, da insieme di popoli con religioni diverse a stato cattolico, dalla tradizione prevalentemente orale dei miti delle origini e delle leggi all'elaborazione di un codice di leggi e di almeno due opere storiche sul popolo dei longobardi: quella di Paolo Diacono e la Historiola de Langobardorum Gestis di Secondo di Non, consigliere spirituale e politico della regina Teodolinda, che rappresenta la fonte primaria dello stesso Diacono fino alla storia de secolo VII e poi ancora analisi della progressiva romanicizzazione dei Longobardi.
Decisamente un testo ben fatto.
Cosa manca per essere perfetto?
- Una lista dei sovrani longobardi (che però si può ritrovare su Wikipedia qui): ci sono momenti in cui si inizia a far fatica nel ricostruire i legami di parentela, soprattutto nella seconda metà del VII secolo.
In fondo al testo una follia: il tentativo di ricostruire la lista dei sovrani con relative figlianze e matrimoni da Ibor e Aio a Desiderio 😱😱😱. Alla fine viene riportato tra i figli di Desiderio anche Ermengarda, data in sposa a Carlo Magno e da lui ripudiata in seguito al cambio delle alleanze. Il nome Ermengarda è quello che ha consegnato alla storia il Manzoni, altri la citano come Desideria, in realtà quel matrimonio fu cancellato dalla storia e così il nome della donna.
- Un indice dei nomi che renda immediata la ricerca
- Una cartina che riassuma il tragitto del popolo longobardo dalla Scania all'Italia.
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