La Storia dei Longobardi è costellata di richiami alla divina Provvidenza che si manifesta attraverso il popolo Longobardo come popolo eletto.
L'intera storia dei Longobardi può essere vista come allegoria della Provvidenza che per volere divino trasforma l'Italia da mediterranea a europea liberando anche il Papa dalla servitù temporale di Bisanzio per renderlo, in quanto vicario di Cristo in terra, strumento anch'egli della Provvidenza cosicché l'epopea dei Longobardi volgerà al termine quando un altro popolo si farà interprete della volontà divina grazie al Papa: i Franchi di Carlo Magno.
Il bigottismo di Diacono si rivela subito, sin dal racconto della battaglia con i Vandali che, vuole la leggenda della “Origo gentis Langobardorum”, fu decisa dall’intervento del dio Wotan: “Così Godan diede la vittoria ai Winili. Tutto ciò è degno di riso e da non considerare. Infatti la vittoria non viene attribuita alla forza degli uomini, ma è un dono del cielo.”
Cerco allora altri indizi di volere divino, un po’ come fosse un gioco sulla Settimana Enigmistica.
I Longobardi entrarono in Italia il lunedì di Pasqua. Mi sembra uno stratagemma abbastanza indicativo delle intenzioni dell’autore per sottolineare la sacralità di questo avvenimento.
Muore Papa beato Gregorio e Diacono narra che l’inverno fu assai rigido, le viti morirono, “era giusto che il mondo soffrisse”. Diacono scrive spesso di eventi come pestilenze e carestie ma qui per la prima volta sottolinea il collegamento con le vicende umane, la seconda volta sarà quando il monotelismo verrà condannato: “in quell’ora caddero fra il popolo ragnatele tanto grandi che tutti si stupirono; questo significò che il sudiciume della malvagità eretica era stato debellato.”
Croce di Agilulfo |
Quando Grimoaldo usurpa il trono Pertarito, legittimo re, fugge e Diacono così ne parla: “Così Dio onnipotente con misericordiosa disposizione strappò un innocente alla morte e salvò dal commettere un’offesa un re che di cuore desiderava fare il bene” e poi, quando Pertarito si trova già in mare tra le Gallie e il regno dei Sassoni: “Già in alto mare, una voce fu sentita chiedere dalla spiaggia se Pertarito fosse su quella nave. Quando gli fu risposto che Pertarito era sulla nave, colui che gridava aggiunse: “Ditegli di tornare nella sua patria perché oggi è il terzo giorno che Grimoaldo è morto”. Udito ciò, Pertarito subito tornò indietro, raggiunse la riva senza tuttavia trovare la persona che gli aveva annunciato la morte di Grimoaldo; per questo ritenne che non fosse stato un uomo ma un messaggero divino.”
Allo stesso modo la volontà divina sembra manifestarsi nella giovinezza di Liutprando: a suo fratello Sigiprando verranno cavati gli occhi ma Liutprando verrà risparmiato e mandato in esilio con il padre “Non ci sono dubbi che ciò avvenne per volontà di Dio che lo preparava così al governo del regno”. Liutprando sarà l’ultimo re dei Longobardi di cui narrerà Diacono, l’ultimo grande re longobardo espressione della volontà divina che in seguito si manifesterà nelle opere dei re franchi.
E a sottolineare il tutto si ricordano le parole che Diacono mette in bocca a un eremita interrogato dall’imperatore Costantino: “Il popolo dei Longobardi non può essere vinto da nessuno perché una regina, venuta da un’altra terra, ha costruito sul suolo longobardo la basilica del beato Giovanni Battista e per questo il beato Giovanni intercede continuamente per la gente longobarda. Verrà il tempo in cui questo tempio sarà disprezzato e allora questo popolo perirà”.
Infine il disegno divino si manifesta nella storia dei Franchi: “In quel tempo nelle Gallie, poiché i re dei Franchi stavano degenerando dalla consueta forza e saggezza, coloro che sembravano essere più eminenti nel palazzo reale cominciarono ad amministrare il potere per il re e a comportarsi secondo il costume dei re; infatti era stato disposto dal cielo che alla loro progenie passasse il regno dei Franchi”. E’ così che Diacono predice il declino della dinastia dei Merovingi e l’ascesa dei Carolingi, La giustificazione di tale ascesa, che altri avrebbero narrato come usurpazione, rientra nel piano divino che vorrà poi l’Italia e la cristianità salvata da Carlo Magno, nipote di quel Carlo Martello che alla morte di Teodorico IV (merovingio) prese il potere nelle Gallie, il Carlo Martello salvatore della cristianità a Poitiers.
Con Liutprando il regno Longobardo giungerà all’apogeo e inizierà la sua caduta. Venuto a conoscenza dell’attacco dei Saraceni alla Sardegna re Liutprando mandò a prendere le spoglie di Sant’Agostino per ricomporle a Pavia dove tutt’ora si trovano. Nel frattempo Carlo Martello si era appena impossessato del trono dei Franchi e mandò il figlio Pipino da Liutprando affinché lo legittimasse con il rito dell’adozione simbolica.
Contemporaneamente dalla Spagna i Saraceni attaccano l’Aquitania e Carlo Martello invoca l’aiuto dell’amico longobardo Liutprando che accorre in Provenza e sbaraglia il nemico.
Carlo Martello e Liutprando saranno i salvatori della cristianità di fronte alla minaccia pagana venuta dal Mediterraneo ed è a mio parere proprio qui, in questo momento della legittimazione di Pipino attraverso Liutprando e nell’alleanza Liutprando/Carlo Martello che si verifica il passaggio della linfa della Provvidenza dal popolo longobardo a quello franco cosicché a essere ricordato per sempre nei libri di storia e nelle ballate come salvatore della cristianità sarà solo Carlo: la storia sembra essersi dimenticata di quel re longobardo che legittimò i carolingi, salvò sante spoglie e sbarrò la strada ai Saraceni.
Carlo Martello |
In quel momento il progetto divino sembra eleggere un nuovo campione. La forza e l’innovazione del popolo longobardo risiedeva nel multiculturalismo e nel valore inalienabile di libertà che divenne con il tempo spinta autonomista dei vari ducati nel momento in cui non vi erano ormai più nemici da combattere sul suolo italiano portando velocemente il regno alla rovina. Se fosse stato altrimenti forse oggi la ballata di de André e Villaggio celebrerebbe un altro eroe e un’altra battaglia…
Liutprando tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor.
Al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del Sire vincitor.
Ritmicamente ci sarebbe stata pure bene 😺😺😺
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