Lo shopping compulsivo randomico del black friday su IBS mi ha portato a casa questo gioiellino, piccolo e curato, di Gustave Flaubert.
Nei testi di letteratura francese studiati non se ne fa parola quasi, viene accennato nell'introduzione di Un coeur simple ma niente più. Non aggiunge nulla all'idea che ci si può fare dell'autore ma è una delizia tutta da leggere, proprio perché ricercata e accurata fino ai più sottili dettagli. La concezione e la stesura è un continuo tira e molla: ogni volta crede di essere sul punto di terminarlo e ogni volta ci rimette le mani o viene preso da altri progetti. E poi ritorna alle fonti, riguarda gli appunti, spulcia decine di testi, molti del tutto inutili allo scopo. Infine chiude il progetto e ci consegna un testo di una cinquantina di pagine davvero delizioso.
Sin dalle prime parole il lettore viene catapultato in un mondo surreale, non si tratta di una semplice agiografia: siamo di fronte a un sublime falsario.
Il tono non è quello delle classiche agiografie ma è da leggenda, Flaubert immerge il lettore nel pieno Medioevo, in quello più bello, ricco di luce e avventure, lo fa tramite un linguaggio ricco di arcaicismi e con minuziose descrizioni di aspetti della vita medievale, elenchi di animali, di pietre, popoli, di oggetti quotidiani ormai superati, e poi viaggi e avventure della sua vita da mercenario... sembra troppo? In realtà tutto è dosato con estremo equilibrio, non ci sono parti prolisse anzi, in alcuni punti si desidera che la narrazione si soffermi un po' di più, almeno è quello che ho desiderato io per quanto riguarda le avventure di Giuliano come mercenario ma forse dipende dal mio gusto personale tendente più alla narrazione di gesta che alle storie di Santi.
In tanti momenti della lettura mi sono tornati in mente la Lettera del Prete Gianni del XIIIs. o I viaggi di Mandeville del XIVs. o ancora il Milione di Marco Polo, Flaubert dipinge un delizioso affresco medievale con pochi tratti in quaranta scorrevoli pagine e alla fine poco o nulla importa se la storia di San Giuliano non è stata riportata secondo il canone.
Non c'è in realtà molto da dire su questa opera tranne che per un'appassionata di Medioevo come me è stata sorprendentemente piacevole, piena atmosfere familiari, di rimandi alla letteratura odeporica, cortese... un bel tuffo in un laghetto di ricordi.
Riflessione che c'entra poco ma non posso fare a meno di esporla: pare che una delle fonti d'ispirazione principali dell'opera, se non proprio la fonte d'ispirazione principale, sia stata la leggenda di San Giuliano raffigurata sulle vetrate della cattedrale di Rouen... Come si fa allora a non pensare a Notre Dame de Paris di Victor Hugo, al passo sulle cattedrali, sui libri di pietra, i libri del volgo...
"Dall'origine delle cose fino al quindicesimo secolo dell'era cristiana incluso, l'architettura è un gran libro dell'umanità, l'espressione principale dell'uomo nei suoi diversi stadi di sviluppo, sia come forza, sia come intelligenza."
La storia che si fa vetro e poi si fa libro e tutti i dettagli che sulla vetrata vengono raffigurati in mille colori o immaginati prendono forma nelle parole di Flaubert e quasi mi dispiace non aver trovato un'edizione accompagnata dalle immagini delle vetrate di Rouen, avrebbe certamente impreziosito l'opera.
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