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venerdì 4 luglio 2008

Scrivere



La dovrei raccontare la mia vita. Lo fanno tante donne e le stampano, si parla di loro e mettono su boria e il mio libro sarebbe più interessante delle loro cazzate; ho dovuto sputar sangue ma ho vissuto e senza trucchi senza falsitàSimone de Beauvoir – Una vita spezzata



Idea di tanti è che, se si mettessero a scrivere, avrebbero sicuramente argomenti più interessanti degli autori pubblicati.
Se è davvero così, perché non ci provano?
Si comincia con semplicità, raccogliendo impressioni elementari su argomenti comuni.
Oppure raccontando un episodio della propria vita, come alle elementari, quando si scrivevano i temi, “racconta la tua estate”, “descrivi il pranzo di Natale”…
“Se raccontassi la mia vita, sarebbe un bel romanzo” e allora raccontala, ma forse preferisce viverla, e male non fa.
Non credo che si debbano ricercare termini forbiti per le comuni riflessioni
… “e come il vento odo stormir tra queste foglie”
… il mio professore di italiano al liceo mi invitava sempre a leggere affinché i miei temi riuscissero più armonici…
non sapeva che già allora avevo una media di un libro a settimana e che se scrivevo come scrivevo era solo colpa dei libri.
Non si dovrebbero leggere troppi libri se si vuole scrivere, imbastardiscono il linguaggio e riempiono la testa di fantasie letterarie che è meglio non avere.
Chi vuole scrivere deve scrivere
… e basta
Poco importa la grammatica, poco importa se le espressioni escono un po’ crude, Hemingway fu tante volte criticato per il suo modo imperdonabilmente giornalistico di scrivere eppure ha fatto la sua strada, più di Tolkien che, professorone d’università, viene ora ricordato solo perché scrisse un libro, che pochi davvero lessero, dal quale fu tratta una trilogia cinematografica.
Un altro mio professore di liceo, liceo ginnasio questa volta, raccontò in classe che conosceva una vecchietta, incolta, priva della più rudimentale istruzione, non votava perché non riconosceva i simboli e si firmava con una X. Ma dentro le fluiva sereno il fiume della poesia, poesia dei suoi campi arati, forse, delle vendemmie di Bardolino, forse, di aria fresca e giornate d’estate. Immagini le sgorgavano direttamente dal cuore e il mio professore si limitava semplicemente a stenderle su carta, e forse adattarle per la lingua, poco poco, quanto bastava, per non perdere quella sua splendida semplicità.
Perciò scrivi se vuoi scrivere ma sta’ zitto se non hai il coraggio di prendere la penna in mano.
Non c’è niente di più fastidioso della presunzione senza fondamento.
Io non scrivo: ho la presunzione di ritenere di aver letto troppo.
E poi, se altri già scrivono, perché sforzarsi di fare un lavoro che viene già perfettamente eseguito senza la mia partecipazione?
Meglio goderne i frutti, come Bacco, senza sforzo.

Foto: Dante, lui sì che aveva qualcosa da scrivere,

sabato 21 giugno 2008



Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle.
Charles Bukowski

Ogni essere umano, prima o poi, si ritrova a scrivere poesie.
Sia una immatura composizione per accompagnare fiori
Sia una struggente apertura del cuore vero un mondo spesso sordo
Sia un rabbioso, acidulo urlo di contestazione.
A volte la poesia viene buttata giù, semplicemente, d'istinto, fluisce direttamente dalla mente alla penna, trasmissione di una visione istantanea, non si trattiene, la devi buttare giù in qualche modo perché sai che subito dopo svanirà. E allora prendi carta e penna, se non li hai a portata di mano li chiedi in prestito ovunque tu sia, in spiaggia sotto il sole o a Venezia in piazza San Marco.
Altre volte è una tortura che ti macina dentro, vuoi farla uscire ma lei ti si aggriviglia alle budella e più tiri, più fa male. E' una gestazione complessa che non si risolve. A volte resta là, dove è nata muore. E tace.
Capita poi che le parole non siano nostre ma ci rispecchino perfetamente. Ci si trova a leggere la propria storia scritta da altri. E' piacevole, conforta l'idea di non essere soli. E' sgradevole, spegne la nostra illusione di unicità e ci riproietta nel calderone del già visto, già sentito.
Sono parole vissute,
emozioni condivise,
ci rendono simili e differenti gli uni agli altri,
distinguono gli essseri umani senzienti dalla marea di masticatori e bevitori, aminoacidi sprecati (cit).
Non è necessario vivere ogni poesia, ogni lettura
basta viverne una,
intensamente
totalmente
senza respiro.

Foto: boh, l'ho rubata in giro, se sapete di chi è ditelo.