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domenica 14 dicembre 2008

Il mito dell'uomo-lupo

Per questa ricerca, come nel caso della caccia al cervo e della Malmariée, il punto di partenza è il libro dei Lais di Maria Di Francia. Avevo ben appuntato sul quaderno, cartaceo perché ancora se non fisso su carta non riesco a linkare, gli spunti di riflessione offerti dalle note della curatrice Giovanna Angeli. Volevo dare una citazione classica, magari greca, e due o tre tratte da componimenti romanzi medievali ma più seguivo gli spunti e più le cose si ingarbugliavano fino a costringermi a spezzare questo post in due tronconi, costringermi a stampare il tutto per vedere di riorganizzare il lavoro in modo da renderlo più fluido. Se ci sono riuscita non so, vedremo.

Il mito del licantropo ha le sue origini nella Grecia classica, presso il Monte Liceo, in Arcadia, dove si compivano riti sacrifici umani in onore dell’animale, protettore dei raccolti, al quale ci si rivolgeva nei periodi di carestia. Forse per motivare la scomparsa di tale culto si ricorse al mito di Licaone, sovrano empio dell’Arcadia che Zeus punì trasformandolo in lupo.

In seguito diventarono più frequenti gli accostamenti del lupo al mondo degli inferi: nelle culture italiche preromane il lupo aveva la funzione di psicopompo, accompagnatore delle anime dei defunti e, presso gli Etruschi, il dio della morte ha orecchie di lupo. Anche nell’antico Egitto vigeva lo stesso accostamento e, secondo Diodoro Siculo (I sec. a.C.), Osiride, re d’Egitto, tornando dal mondo dei morti, prese sembianze di lupo e lo stesso Anubi, divinità degli Inferi in Egitto, era chiamato anche “colui che ha forma di cane selvaggio”. E’ curioso ritrovare l’immagine del lupo accompagnatore di anime in un canto funebre rumeno, recitato ancora nei primi del 1900:

"Il lupo apparirà davanti a te. Prendilo come tuo fratello, perché il lupo conosce l’ordine delle foreste. Egli ti condurrà per via piana verso il paradiso…".

Una testimonianza diretta della leggenda che vede l’uomo trasformarsi in lupo ci viene fornita da Erodoto (484-425 a.C): nelle sue Storie, libro IV-105 a proposito dei Neuri, popolazione della Scizia:

Non è escluso che questi uomini siano degli stregoni: in effetti gli Sciti e i Greci residenti in Scizia raccontano che una volta all'anno ciascuno dei Neuri si trasforma in lupo per pochi giorni, poi di nuovo riprende il proprio aspetto. Di questa storia non riescono davvero a convincermi, nondimeno la raccontano, e giurano di dire la verità. 

Dalla sua testimonianza si può notare come l’uso del mito si stesse lentamente perdendo per adottare un approccio già più scientifico basato sulle testimonianze.

Tracce della trasformazione di un uomo in lupo si possono rintracciare persino nella Bibbia, e questa volta non c’entrano nulla le reinterpretazioni di matrice filologico-glottologiche di tutti quegli esperti che imperversano nelle trasmissioni di Giacobbo.

Girando in rete tra riferimenti conosciuto e casuali sono incappata in più siti che riportano il fenomeno della licantropia associato al re Nabuccodonosor. Da principio li ho presi per una colossale bufala ma la curiosità mi ha spinta comunque a ricorrere alla fonte: quella Bibbia (Edizione C.E.I.) che nella mia libreria è scientemente collocata tra i libri di storia.

Ebbene, nel libro di Daniele, che si fa risalire al II secolo a.C., capitolo 4, 30, si ritrovano le seguenti parole:

In quel momento stesso si adempì la parola sopra Nabucodònosor. Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le penne alle aquile e le unghie come agli uccelli.

Tanto è conosciuto questo passo, ad altri, non a me, almeno fino a questo momento, che in psichiatria, la convinzione di trasformarsi in lupo è definita “licantropia di Nabucodonosor”, ma indica solo la presenza di un pensiero delirante, non crescono né peli né zanne.

Torniamo alle fonti letterarie per citare un passo delle Bucoliche Virgilio (I. sec, a.C), VIII 95-99, in poeta fa dipendere la trasformazione dell’uomo in lupo a delle erbe magiche:

Queste erbe e questi veleni raccolti nel Ponto
lo stesso Meri me li diede (nel Ponto ne nascono in abbondanza);
con questi vidi spesso Meri trasformarsi in lupo
e celarsi nelle selve, ed evocare le anime dai sepolcri profondi,
e trasportare le messi seminate da un campo all'altro.

Mentre per la prima volta, almeno per le testimonianze che ho a disposizione, è Petronio (I sec. d.C) nel Satyricon a legare il meccanismo della trasformazione al fenomeno della luna piena. Il passo qui di seguito riporta il racconto del liberto Nicerote durante la cena a casa di Trimalcione:

Alziamo le chiappe al primo canto del gallo e con una luna così chiara che sembrava di essere di giorno. Finimmo dentro un cimitero: il mio socio si avvicina a una lapide e si mette a pisciare, mentre io attacco a contare le lapidi fischiettando. A un certo punto, mi giro verso il tipo e vedo che si sta togliendo i vestiti di dosso e butta la sua roba sul ciglio della strada. A me mi va il cuore in gola e resto lì a fissarlo che per poco ci resto stecchito. Ed ecco che quello si mette a pisciare tutto intorno ai vestiti e di colpo si trasforma in lupo.

Sin qui quelle che potrebbero essere definite "fonti classiche", per quelle medievali dovete aspettare un pochino.