sabato 20 luglio 2019

Quel giorno sulla Luna - Oriana Fallaci


"Lo vedete? Non s'è ancora alzato, ecco, si alza, sale, guarda come sale, bello diritto, che lancio! Mai visto un lancio così! Perfetto! Lo senti il rumore? Qui c'è stato uno spostamento d'aria che ci ha quasi buttato per terra... Guarda come sale... come sale! Dio, ci vorrebbe Omero per descrivervi quello che vedo! Dio, a volte gli uomini sono così belli! Sentilo, il rombo! Sembra un bombardamento, ma non ammazza nessuno, mioddio! Oh, che cosa stupenda... si alza così lentamente, sai, lentamente... va sulla Luna... la Luna... Vorrei che oggi nessuno morisse."
L'esperienza dell'Oriana a Cape Kennedy è totale e drammatica, è sanguigna, incendiaria.
Oriana ha negli anni più volte incontrato l'equipaggio dell'Apollo 11, l'equipaggio "unmanned", deumanizzato: Amstrong e Aldrin sono delle specie di automi senza pensieri che non riguardino il volo, senza emozioni, senza passioni, senza fantasia, "cold calculating guys". Il più umano dei tre è proprio quello che sulla Luna non metterà mai piede: Mike Collins, l'unico dei tre che non si offrì volontario per la guerra in Corea, l'unico che potrebbe raccontare con reazioni umane la luna è l'unico che non ci scenderà, l'uomo più solo dell'universo mentre la Terra se ne sta col naso all'insù, mentre Armstrong e Aldrin passeggiano sulla Terra, lui, nell'Apollo 11, orbita solo attorno alla Luna nell'impossibilità persino di comunicare con il resto dell'universo.

"Quel giorno sulla Luna" è il racconto dell'esperienza di Oriana insieme agli astronauti, le interviste a loro, ai tecnici, la relazione fedele e allo stesso tempo potente di quel che accadde tra il 16 e il 23 luglio del 1969: i preparativi, le paure celate, la tensione.
È il racconto dell'emozione, molto lontano dall'asettico giornalismo: sono riportate le telefonate di Oriana alla redazione dell'Europeo, la descrizione di chi assisteva al lancio e all'allunaggio, le impressioni sui giornalisti accreditati, sulla vita attorno a Cape Kennedy, diventato all'improvviso il centro del mondo con gli alberghi pieni e camere affittate nelle case private
"L'atmosfera che vi ho descritto è completamente cambiata: il carnevale ora è entrato anche qui dentro: camicie colorate, cappelli alla cowboy, c'è una vecchia giornalista che ha in testa una specie di vascello con su un'aquila impagliata... sì, lo giuro, un'aquila impagliata"
Scientificamente accurato non ha nulla del report giornalistico classico: Oriana ci fa letteralmente vivere l'avventura lunare come se fossimo con lei, come se fossimo sull'Apollo 11, sul LM, sulla Luna, come se fossimo con Armstrong, Aldrin e Collins, come se fossimo Armstrong, Aldrin e Collins.
Tra le pagine di cronaca affiorano le meditazioni della giornalista ispirate ai pensieri di Pascal che aveva appreso in Vietnam dal suo collega francese François Pelou.
"Gli uomini sono così: inventano la bomba atomica, uccidono con essa centinaia di migliaia di creature, e poi vanno sulla Luna. Né angeli né bestie ma angeli e bestie"
È un racconto drammatico e con questa parola intendo dire che sarebbe perfetto recitato a teatro senza cambiare una virgola. Non so esprimerlo meglio... ci sono opere teatrali che andrebbero lette e poi opere in prosa che andrebbero recitate e questa è tra le seconde: durante la lettura, passatemi l'espressione, si sentono le voci, si sentono gli astronauti dell'Apollo che parlano con Houston e proprio questi dialoghi, che Oriana definisce "i dialoghi dei giorni feriali" sono i più suggestivi: tutti conoscono e hanno riportato i dialoghi storici riguardanti il momento dello sbarco ma dialoghi Terra-Apollo ci furono durante tutto il viaggio e sulla Luna e sono davvero indicativi dell'atmosfera che regnava in quei giorni in cui dallo spazio si notavano i temporali sulla Terra e dalla Terra si comunicavano le notizie sportive e come il mondo stesse vivendo l'avventura lunare.
E in queste "notizie del mattino", come le chiamavano a Houston, c'è spazio anche per l'Italia di Oriana: si riporta infatti che il Santo Padre si è fatto installare una televisione a colori nella sua residenza estiva nonostante la TV italiana trasmetta ancora solo in bianco e nero e viene comunicato agli astronauti che la notte dell'allunaggio, sempre in Italia, si è registrato il più basso numero di furti.
"Poi d'un tratto scoppiarono le tre del pomeriggio. Sai, come quando nasce un bambino e per nove mesi lo si vede crescere nel ventre, si sa che dal ventre dovrà uscire, ma arriva il momento e ti coglie una specie di sorpresa, di panico, nasce il bambino, è appena nato il bambino e ci accorgiamo che non siamo pronti a riceverlo."
Armstrong: Qui base della Tranquillità. L'Aquila ha atterrato 
"Charlie Duke: "Roger. tranquillità, ti leggiamo da Terra. C'è un bel mucchio di gente qui che stanno per diventare blu, ma respirano di nuovo. Grazie infinite."
Le parole di Charlie Duke non le udì nessuno, perché dopo il messaggio di Armstrong la tensione si ruppe e salì al cielo un applauso che era l'applauso più fragoroso e più lungo che avessi mai udito, e insieme all'applauso un concerto di singhiozzi, di urli, di esclamazioni dove il sollievo si univa alla gioia, la gioia allo stupore, lo stupore all'orgoglio, e ciò non soltanto nell'auditorium ma nei corridoi, nelle cabine radio, nelle stanze delle telescriventi, negli uffici, nello stesso Centro Controllo dove mi dicono che von Braun piangesse come un bambino. E piangeva Wally Schirra, e molti altri astronauti, e i direttori di volo.
E lo ammetto, lettore, cinquanta anni dopo l'allunaggio, leggendo le parole di Oriana, ho pianto anche io.
Io e Matteo alla conferenza-spettacolo dell'astronauta Paolo Nespoli al Museo del Balì, PU

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