giovedì 22 novembre 2018

ZADIG di Voltaire


Chiudete gli occhi, siete alla corte di Luigi XV, rocca, sfarzosa, ipocrita, corrotta, la stessa stigmatizzata da Dumas nel ciclo dei tre moschettieri. Babilonia è in realtà Parigi e Zadig ne percorre strade e palazzi scovandone le imperfezioni e proponendo soluzioni di buon governo con intelligenza e compassione, mai astuzia. 

Zadig è un libro che dice più di quanto non sembri: in quest'opera Voltaire tratta tutti gli argomenti che stanno a cuore al filosofo a proposito di costume e malcostume della corte: nepotismo, corruzione, ciarlataneria, idolatria e superstizione, critica l'ipocrisia di palazzo e la mancanza di compassione verso chi è caduto in disgrazia ma critica anche quei sovrani che non accettano i suggerimenti di uomini più dotti. I filosofi del XVIII secolo si proponevano come guide morali per i sovrani e venivano spesso denigrati dai cortigiani, a volte messi proprio al bando come accadde proprio a Voltaire. L'esotismo, la localizzazione in un altrove spaziale e temporale era pratica usuale in quei tempi, vi si ricorreva volentieri, lo fece anche Montesquieu con le sue Lettere Persiane e anche lui, come Voltaire, giudico più opportuno pubblicare l'opera in Olanda per sfuggire alla censura del regime. 

Zadig è un puro, di buona indole e buona educazione, eppure il mondo sembra rivoltarglisi contro: i malvagi sembrano avere il sopravvento e lui soccombere salvo salvarsi sempre all'ultimo. Con questo Voltaire ci dice anche di più: influenzato probabilmente dalle teorie gianseniste che qualche decennio più tardi avrebbero ispirato la manzoniana Provvidenza, ci ricorda che tutto è bene nel migliore dei mondi possibili e che gli uomini non dovrebbero giudicare il Tutto dalla loro limitata percezione in quanto non conoscono tutta la verità. Il caos che apparentemente governa gli eventi cela il motore universale della Provvidenza, il grande architetto che tutto conosce e tutto ha predisposto. 
Dice l'eremita: "La bile rende collerico e malati ma senza questa l'uomo non potrebbe vivere. Tutto è pericoloso e tutto è necessario".


Graziosa è infine la critica che Voltaire rivolge allo stile pomposo di alcuni celebrati autori del Settecento quando fa criticare all'invidioso il discorso di Zadig perché "non aveva fatto danzare abbastanza le montagne e le colline. Nel suo discorso non si vedono né il mare che scompare né le stelle che cadono". È l'inizio del linguaggio scientifico, politico e letterario moderno? Ricondurre il linguaggio a comunicazione liberandolo dagli orpelli e dal superfluo che rischiano di offuscarlo, dalle similitudini e dalle figure retoriche lasciando spazio al significato. "Zadig si accontentava di avere lo stile della ragione".

Chicca al capitolo IV "L'Invidioso": la lettera dimezzata che rischia di far condannare Zadig mi riporta agli esperimenti letterari dell'OuLiPo del dopoguerra francese, quel laboratorio di letteratura potenziale che vide tra i suoi maggiori esponenti Queneau e Calvino. E mi riporta al visconte dimezzato, al tutto bene / tutto male e alla conclusione che siano necessari entrambi e che il dimidiamento sia un danno.

sabato 17 novembre 2018

Marguerite Duras - Moderato Cantabile


Ho terminato adesso la rilettura di Moderato Cantabile di Marguerite Duras, rilettura sì perché evidentemente la prima volta non ci avevo capito molto, non ero pronta, non ho prestato attenzione..
Non è proprio un racconto in quanto non accade nulla. È un incontro, fortuito, in un bar, è un'agnizione che dura dieci giorni.
È accaduto qualcosa, fuori dalla scena, durante una lezione di piano. Una donna è stata uccisa in un bar, qualcosa di perverso.
La scena che si è presentata davanti agli occhi di Anne è come se la risvegliasse da un lungo sonno, Anna inizia a farsi domande e cercare risposte in uno sconosciuto, Chauvin, davanti a molti bicchieri di vino.
Anne è sposata, ha una bella casa, un figlio intelligente: tutto scorre armonioso nella sua vita finché un giorno non scopre cosa può essere davvero la passione.
E la brama, la insegue, la esplora. Le belle parole definite di cui si circonda usualmente, fatte di doveri e aspettative da soddisfare si fanno ambigue, i gesti rivelano il non detto in un crescendo emotivo allucinato coinvolgendo il lettore che a tratti rimane incerto, incapace di comprendere se tutto quello che comprende si stia svolgendo realmente o sia solo frutto della sua immaginazione.
Il climax di tensione Duras lo raggiunge durante la cena elegante a casa di Anne: lei inappetente, distratta, ubriaca, Chauvin è fuori, passeggia, inquieto.
Nella loro lontananza non sono mai stati così vicini, mai stati così uniti, inconsapevolmente complici.
In questo racconto le azioni non sono importanti, le parole lo sono, ancor più i silenzi, le domande rimaste senza risposta. E' un racconto di immaginazione, di suggestione, di maternità e di desiderio.
E' il desiderio di andare oltre il racconto, oltre la quarta di copertina per scoprire cosa ne sarà di Anne, di Chauvin.
La grande domanda resta disattesa, al lettore il compito di proseguire la narrazione.

domenica 4 novembre 2018

Anne Bronte - Agnes Grey


Agnes Grey è uno dei personaggi più odiosi che abbia mai incontrato!
Il libro narra di una giovane donna che, desiderando di non pesare sulle ristrette risorse economiche della famiglia, decide di prendere servizio come governante / educatrice presso famiglie altolocate. Il romanzo è raccontato in prima persona perciò conosciamo i pensieri di Agnes, i suoi desideri, i suoi timori.
Ebbene dicevo che è il peggior personaggio femminile in assoluto che abbia mai letto: è terribilmente presuntuosa e orgogliosa, giudica tutti e spettegola sui membri della famiglia Murrey presso i quali presta servizio, il tutto presentato però come se lei fosse una bravissima donna e gli altri pieni di mancanze. È talmente pedante che ho iniziato a prendere in simpatia le viziatissime sorelle Murrey che in fondo ricordano l'adorabile Rossella O 'Hara.
Insomma a me ha dato l'impressione di un'autrice piena di frustrazioni.
Interessante è tuttavia il personaggio secondario di Matilde, la sorella minore delle Murrey, che ama trascorrere il suo tempo rincorrendo cani, cacciatori e conigli con la disperazione della madre.
📖📚📖
Un'idea con due citazioni:
✒"Non era simpatico neanche camminare dietro, e in tal modo confessare che riconoscevo la mia inferiorità: poiché mi consideravo una persona dabbene, su per giù come i migliori di loro, e desideravo che lo sapessero, e non pensassero che mi consideravo una semplice domestica."
✒ "Vidi ch'era di cattivo umore e trassi un piacere segreto dal fatto, non che fosse afflitta, ma che credeva di aver ragione di esserlo."