domenica 30 luglio 2017

Filippa Siccardi, il suo castello e un restauro dettato dall'amore




Un delizioso pomeriggio, un'impressione di bello e passione che indica la strada, o una strada per la conservazione del patrimonio culturale, architettonico e storico del nostro bellissimo Paese.

PS: se siete interessati solo alla parte storica andate direttamente alla fine del post.

L'occasione è l'evento“Omaggio a Filippa Siccardi, feudataria del Castello di Naro (1217-2017)", tenutosi al Castello di Naro, vicino Cagli, il 29 luglio di cui sono venuta a conoscenza sulla pagina Facebook de Il Medievalista
L'evento, ben organizzato e soprattutto ben strutturato, si divideva in tre parti: 

  • Conferenza della ricercatrice Elisabetta Gnignera, storica del costume medievale e rinascimentale
  • Visita al castello con Giovanni Melappioni, appassionato di storia medievale, scrittore e curatore del blog Il Medievalista
  • Rinfresco a base di tartufi realizzato in collaborazione con Tartufi Tentazioni di Acqualagna
L'evento verrà ripetuto e consiglio davvero a tutti di partecipare per trascorrere un pomeriggio diverso, deliziati dalla bellezza dei luoghi, dall'abilità dei narratori e dal piacere di un rinfresco gourmet.
Elisabetta Gnignera ha saputo egregiamente ripercorrere la figura della donna guerriera attraverso i secoli, dall'Iliade di Omero (VI s.a.C) al Morgante del Pulci (XVs.) passando attraverso l'Eneide con Camilla regina dei Volsci, le cronache di crociata di Imad ad-din, biografo di Saladino (XIIs.), la figura di Maria Puteolana, vergine guerriera di Pozzuoli descritta dal Petrarca, la Teseide di Boccaccio fino alle più note Giovanna d'Arco e Caterina Sforza. La relazione attinge da storia e letteratura ed è interpuntata da riferimenti a reperti archeologici e descrizioni dell'abbigliamento delle donne guerriere attraverso i secoli. Una narrazione leggera, piacevole, scorrevole adatta a ogni tipo di ascoltatore, non è necessario avere già conoscenze di tipo storico, la relatrice riesce a trasportare l'uditore attraverso i secoli grazie a parole e immagini sapientemente dosate.

Giovanni Melappioni è stata una piacevolissima scoperta, la conferma che per trasmettere un messaggio di tipo culturale ci vuole per prima cosa passione per la materia. E Melappioni di passione ne ha, trasuda entusiasmo a ogni parola e la visita alla rocca diventa occasione per spiegare l'evoluzione del castello nella storia e il fenomeno dell'inurbamento. E' uno scrittore lui e dove mancano i documenti storici provvede a riempire la lacuna con ipotesi ragionate in virtù della sua conoscenza del periodo.

Terza parte del pomeriggio l'aperitivo, è in questo momento che i proprietari del Castello si presentano e spinti dalla nostra curiosità raccontano di come l'incontro con questo posto sia avvenuto per caso e sia stato subito passione. L'acquisto per impulso, per essersi invaghiti di un portale e poi anni per realizzare il progetto del restauro che è davvero un capolavoro di sinergia tra archeologia e design. Ogni cosa è curata nei minimi dettagli, dall'uso di materiali e colori in armonia con il luogo, al giusto dosaggio di complementi d'arredo retrò e innovazione tecnologica (penso ai termosifoni del bagno principale o alla doccia con vista sulla valle), tappezzerie delicate, legni, camminamenti ricostruiti o inventati che aprono su di una vista mozzafiato sulla valle. Anche il verde circostante è disposto con la stessa cura maniacale, le file di giovani ulivi all'ingresso, le porzioni di terreno rialzate ove risiedono ortensie, rose o piante aromatiche e poi di nuovo la vista sulla valle, la stessa di Raffaello e dei grandi maestri del Rinascimento, quel senso di pace e tranquillità che è proprio dell'entroterra marchigiano dove l'Appennino è morbido, accogliente e ricoperto di vegetazione.

A Naro ho visto l'amore. 
L'amore dei relatori per la materia storica. 
L'amore dei titolari della Tartufi Tentazioni nella presentazione delle loro creazioni gastronomiche. L'amore della famiglia Stocchi per un angolo dimenticato della storia che hanno trasformato in una porzione di paradiso.


PICCOLO EXCURSUS DI STORIA
Spulciando in giro mi sono imbattuta nell'opera di Gabriele Presciutti,Maurizio Presciutti e Giuseppe Dromedari, un archeologo e due impiegati che animati da passione nei confronti del tesoro storico del loro paese hanno impiegato tre anni in ricerche tra Archivio di Stato e l'università di Urbino mettendo in fila minuziosamente materiale d'archivio e racconti di compaesani. L'opera è "Pianello di Cagli. Viaggio nella storia di una vallata", acquistabile su Vistaprint.
Il giorno dopo la visita mi sono dilettata a far combaciare l'accattivante storia di Filippa Siccardi ascoltata al castello con quanto letto nel libro di Presciutti e Dromedari. 

Filippa Siccardi, chi era costei dunque?
Una donna del 1200 feudataria del castello di Naro. 
All'inizio del XIII secolo le mire espansionistiche del comune di Cagli puntano sui territori circostanti, soprattutto quei castelli di proprietà di signori locali che ergendosi su promontori possono garantire ottimi punti di osservazione sul territorio e buone rendite. In pochi anni vengono assoggettati una cinquantina di castelli tra cui quello di Naro, i proprietari stringono un accordo con il Comune che compensa queste cessioni con beni e cariche comunali.
E' il 1219, l'accordo per il castello di Naro viene siglato da Filippo e Riccardo Siccardi, rispettivamente padre e fratello di Filippa. 
Nel 1227 i documenti dell'epoca riportano che Filippa Siccardi riconsegnò il castello al Comune di Cagli.
Cosa accadde nel frattempo si può ricostruire grazie al libro su Pianello di Cagli.
Due fatti concorsero a indebolire la forza del Comune e riaccendere le spinte autonomiste dei signori dei castelli:

  • Un'epidemia scoppiò all'interno delle mura di Cagli decimandone la popolazione 
  • Papa Onorio II consegnò il Comune di Cagli ad ad Azzo d'Este, marchese di Ferrara, di fazione guelfa filopapale
Perché il Papa consegnò Cagli a un Este? Posso ipotizzare che essendo il Comune filo-ghibellino ed essendosi espanso soprattutto a spese della Diocesi di Cagli, il Papa lo abbia voluto punire approfittando della crisi dovuta all'epidemia influenzale. Fatto sta che sette anni dopo, siamo nel 1227, grazie all'intervento di Federico II gli Este sono costretti ad andarsene e Cagli torna libero Comune. La crisi di Cagli dura sette anni (1220-1227) durante i quali i signori dei castelli si ribellano all'autorità accentratrice del Comune e tornano a insediarsi delle loro precedenti proprietà. Posso ipotizzare che anche Filippa Siccardi fosse ritornata in possesso del castello di Naro a seguito di quest'onda autonomista dei signori locali e che quando il Comune si fu riorganizzato ed ebbe ritrovato la sua forza si vide costretta a fare marcia indietro e riconsegnare il castello a Cagli. Deve comunque esserci stato un assedio visto che i documenti dell'epoca riportano che i castelli di Filippa furono riconsegnati piuttosto malconci.
Di Filippa null'altro si sa, il paragone corre veloce verso un'altra figura femminile forte che difese strenuamente i suoi possedimenti: Caterina Sforza, madre di Giovanni dalle Bande Nere, che si scontrò con il Valentino Cesare Borgia il quale mirava a unire le terre di Marche e Romagna sotto un unico principato filopapale nei primi anni del Cinquecento.

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