Quello che segue è un post che probabilmente non piacerà e ne sono cosciente.
E' tuttavia un post che mi sento in dovere di rendere pubblico perché tocca un argomento che mi sta molto a cuore: la scuola.
Anzi, più che la scuola, il vero oggetto di questo scritto è l'insegnamento.
Mi sta a cuore perché io amo leggere e più ancora amo studiare, ma lo ho scoperto tardi: solo una volta uscita dalla scuola superiore e approdata all'università.
Il titolo del post è "Apologia di una riforma", la riforma in questione è il ddl 133, proprio quello per il quale si sta spendendo tanto inchiostro sui giornali e tanta voce nelle piazze in questi giorni.
L'origine del post è un insieme di sentimenti e avvenimenti che si sono succeduti in questi giorni:
1. Mi sono accorta che negli ultimi mesi sono nati su Facebook almeno 105 gruppi contro il decreto Gelmini contro i 5 pro (almeno andando a vedere fino all'undicesima pagina di ricerca)
- Mi sono iscritta a uno dei pochi gruppi "pro" e ho inviato inviti al gruppo a una ventina di persone che, pensavo, avrebbero potuto essere toccate da questo argomento.
- Di queste venti persone solo in due hanno risposto, peraltro declinando.
Possibile che agli alti non gliene freghi niente?
Ma allora chi c'è in piazza a discutere?
Se ci sono tante persone che manifestano in piazza mi aspetterei un riscontro pari, anche negativo, sulla rete.
E invece nulla.
Tre le amicizie di FB che hanno declinato, motivando, l'invito, Cristina mi ha invitata a discutere con lei le motivazioni che mi portano a difendere il decreto.
Una manifestazione di dialogo e maturità illuminante.
Visto che non mi piace discutere di cose che conosco superficialmente mi sono andata a cercare il testo della riforma Gelmini e qui di seguito spiego perché di apologia si tratta.
Art. 1 - Acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a "Cittadinanza e Costituzione" - e - Sono attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale -
Per gran parte della mia formazione scolastica mi sono chiesta che senso avesse imparare a memoria gli articoli dello Statuto Albertino se poi non ci si soffermava a studiare anche la Costituzione Italiana. Non si può pretendere che sia solo la famiglia a occuparsi della formazione civica di coloro che un giorno dovranno recarsi alle urne: si deve pretendere dalla scuola la formazione di uomini completi, istruiti sui diritti e doveri del cittadino. E non è vero che l'educazione civica si insegna a scuola, perlomeno non in tutte: ricordo che il mio professore di storia e filosofia, dopo averci tenuti per tre mesi a studiare tutto quello che si poteva studiare su Kant, disse pochi giorni prima degli esami di maturità: "Se ve lo chiedono, ricordatevi che noi le lezioni di Educazione Civica le abbiamo fatte"... probabilmente quando io ero assente perché non mi ricordo una sola lezione a riguardo.
Art.2 - Nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, in sede di scrutinio intermedio e finale, viene valutato il comportamento di ogni studente durante tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica - e - La votazione sul comportamento degli studenti, ..., determina, se inferiore a sei decimi, la non ammissione al successivo anno di corso - e ancora - Le somme iscritte nel conto dei registri del bilancio dello Stato per l'anno 2008 non utilizzate alla data di entrata in vigore della legge, ... destinate al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica.
Concordo sul fatto che le eccedenze del bilancio debbano essere spese con coscienza e debbano essere programmate: non è verosimile che uno Stato, in caso di eccedenza si ritrovi a giostrarsi questo malloppo secondo gli ultimi umori (come è successo al tesoretto nel 2007, tanto si è detto e tanto si è fatto che alla fine è stato sparpagliato come grano ai piccioni di San Marco e questo non ha migliorato la situazione di nessuno). Tutto va programmato: l'imporvvisazione non è ammissibile nel governo di uno Stato.
Per quanto riguarda poi il vecchio voto in condotta non potrei essere più d'accordo: negli ultimi anni, con la trasformazione dei presidi in manager degli istituti scolastici ho assistito a un inesorabile e progressivo deterioramento delle classi scolastiche, più simili a riformatori che a luoghi di studio, questo, in concomitanza con l'innalzamento dell'obbligo scolastico ha portato alla formazione di classi sempre più numerose e sempre meno disciplinate, poco importa visto che, ai fini delle entrate nelle casse delle scuole, quello che conta è il numero degli studenti e non la qualità dei diplomati.
Art.3 - La valutazione periodica degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze... sono effettuate mediante... voti numerici espressi in decimi - e - Nella scuola secondaria di primo grado sono ammessi alla classe successiva, ovvero all'esame di Stato ... gli studenti che hanno ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina - - si provvede al coordinamento delle norme vigenti ... tenendo conto anche dei disturbi specifici di apprendimento e della disabilità degli alunni -
Sacrosanto voto in decimi: basta con "buono", "discreto", "ottimo" che non ci si capisce nulla, il bello dei numeri è che non sono soggetti a interpretazione, stanno lì ed esprimono qualcosa di concreto e reale. Ricordo che quando ricevetti il diploma delle medie si fece un gran dibattito in casa su cosa significasse quell'"Ottimo". "Vuole dire 8?", "Vuole dire 9?", "No mamma, vuole dire che è il voto più alto"... e i miei qualche dubbio lo hanno espresso... e, a dire la verità, qualche dubbio lo avuto anch'io sul principio, poi ho chiesto alla prof ed ho avuto conferma.
Quasi quasi proporrei di introdurlo come valutazione anche negli esami di Maturità. Ricordo che all'uscita delle votazioni ho perso delle amicizie solo per un pugno di numerini in più (e non fatevi strane idee, non ero certo una secchiona... solo che la parlantina può aiutare con una commissione che non ti conosce). Vorrei che qualcuno mi spiegasse dove risiede la differenza tra un 46 e un 47 (sessantesimi, ovvio). Con una possibilità di scelta così ampia come c'è adesso (centesimi) credo si possa perdere di vista il giudizio complessivo.
Art. 4 - Le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore settimanali. Nei regolamenti si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola.
Finalmente la questione del maestro unico. La trovo fondamentale. Dal punto di vista pedagogico è necessario che, nell'assenza dei membri della famiglia, ci sia una sola persona autoritaria che funga da punto di riferimento. A volte, nell'ottica di utilizzare l'impiego pubblico come serbatoio di voti, ci si dimentica delle reali esigenze dei bambini. I bambini in via di sviluppo sono, perdonatemelo, come i cani, e i cani devono poter riconoscere un solo padrone che gli dica cosa si deve e cosa non si deve fare, anche nel caso in cui si porti l'animale ad addestrarsi: tra le pareti domestiche un padrone, all'addestramento un padrone (anche diverso, è il contesto che muta). Diversamente si rischia l'annullamento reciproco delle figure autoritarie (comprese quelle dei genitori) e la trasformazione della scuola italiana nella scuola di Amici, dove tutti parlano e nessuno ci capisce più nulla. Il secondo punto è un po' più soggetto a interpretazione ed è per questo, credo, che si sono catenate le proteste: il totale di 24 ore (che a me che ne lavoro 40 fa un po' rabbrividire... ma non è questo il momento di parlarne). Il fatto che ci sia un insegnamento di 24 ore non significa che la scuola possa rimanere aperta solo 24 ore a settimana (e forse il ministro avrebbe fatto meglio a specificare la cosa). Si tornerà probabilmente alla situazione degli anni '80 quando c'erano delle classi che facevano 4 ore al giorno compreso il sabato (6*4=24) e altre classi che facevano il tempo pieno con 24 ore di insegnamento curricolare + altre ore facoltative per arrivare a 8 ore al giorno per 5 giorni la settimana.
Io da piccola usufruivo della seconda possibilità, poi, data la mia straordinaria intelligenza, tornavo a scuola anche il sabato perché non mi bastava. In realtà, poiché i miei genitori lavoravano entrambi 6 giorni a settimana a tempo pieno, e poiché la mia classe non prevedeva il sabato, ci deve essere stato un accordo tra i miei e la scuola per garantirmi un posto dove stare la mattina del sabato.
L'importante è che le scuole non comincino a comportarsi come gli uffici del comune e che continui a esserci una discreta autonomia per gli istituti. Questo punto della riforma, a mio avviso, dovrebbe essere integrato.
Art.5 - I competenti organi scolastici adottano libri di testo in relazione ai quali l'editore si è impegnato a mantenere invariato il contenuto nel quinquennio.
Mi spiegate che senso ha modificare un libro di testo che tratta di Medioevo e Rinascimento? Se ci sono novità, e raramente ce ne sono di fondamentali, se ne parla in sede accademica, non certo alle Elementari o alle Medie.
Art. 6 - L'esame di laurea sostenuto a conclusione dei corsi in scienze della formazione primaria ... ha valore di esame di Stato e abilita all'insegnamento nella scuola primaria o nella scuola dell'infanzia a seconda dell'indirizzo prescelto -
La Scuola che forma la Scuola primaria, lì dove è fondamentale una preparazione non solo negli argomenti da trattare ma anche nel metodo di insegnamento. Il testo è chiaro: chi si laurea in quelle discipline (che prevedono comunque un periodo di tirocinio) ha accesso diretto alle graduatorie.
Farei di più: chi si laurea in ingegneria diventa ingegnere e chi si diploma alla scuola per geometri diventa geometra... Di più ancora? Che le Università predispongano corsi di laurea mirati all'insegnamento, eliminando così la necessità di una voragine mangia-soldi come la SISS (usata oggi come ulteriore distributore di posti di lavoro) ed evitando che la scuola possa diventare un lavoro occasionale per persone che, durante il percorso formativo universitario, non hanno capito cosa volevano fare della propria laurea.
Tutti i corsi, gli esami di Stato per l'ammissione all'albo potrebbero così essere soppressi (con questo e col praticantato). Ma forse mi sono spinta troppo in là.
Art.7 Parla dell'accesso alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia delle quali non so nulla e per questo non intervengo
7 bis - Per la messa in sicurezza degli edifici scolastici è destinato un importo non inferiore al 5% delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso -
Forse come argomento è poco interessante ma ancora una volta sottolineo il fatto che si sia provveduto a fissare un canone che stabilisca quali e quante risorse destinare alla manutenzione degli edifici scolastici.
Si è detto che la Gelmini vuole mandare a casa gli insegnanti ma non si è detto che la Scuola conta un milione e 300 mila dipendenti per una popolazione che va dai 5 ai 30 anni di circa 16 milioni (per stare larghi diciamo 20 milioni) e che il 97% del suo bilancio vada in stipendi. Un'azienda che regga su questi bilanci andrebbe in fallimento. Ve l'immaginate la FIAT che utilizza il 97% del bilancio in stipendi?
Molto spesso si tende a dimenticare che lo Stato è un'azienda dal cui benessere dipende il benessere stesso dei suoi cittadini. Ci sono conti che devono quadrare. Pensiamo che tutti noi che lavoriamo diamo allo Stato parte del nostro stipendio che ci torna indietro un po' quotidianamente attraverso i servizi di cui usufuiamo (sanità, infrastrutture...) e un po' tornerà un giorno quando ce ne andremo in pensione... Pensate al caso Fortis che sta sconvolgendo il Benelux: la banca ha perso milioni di Euro dei suoi correntisti e non verranno restituiti... uno Stato non è molto diverso da una banca: se i conti non tornano va in fallimento e si perdono tutti i soldini messi da parte nelle sue casse.
Ci tengo a precisare che i tagli alla scuola non hanno a che fare con il decreto Gelmini che spesso è stato accomunato alla finanziaria... chi lo sa, se mi va di impelagarmi nella cosa, mi studio pure quello e ci faccio un altro post.
Non prometto nulla.
Si è molto scritto e molto detto a riguardo della pessima salute della nostra scuola (secondaria e universitaria in particolare): i dati delle graduatorie europee parlano chiaro ... e onestamente ritengo che chiunque si si impegnato tra liceo e università possa comodamente stilare una lista assolutamente condivisibile di problemi dell'istituzione.
RispondiEliminaComunque, assodato che i problemi ci sono (cosa che per me implica logicamente un'azione risolutoria), mi ha molto interessato leggere un parere piuttosto diffuso circa le cause prime dell'attuale sfacelo.
In una parola: il '68!
Non voglio farne una questione politica, non credo sarebbe pertinente.
Non mi va nemmeno di discutere del perché si arrivò al '68 e quali furono gli indubbi aspetti positivi... anche se ricordando le immagini dei cortei di allora, mi fa un po' sorridere sentir parlare oggi di studenti che vogliono "il prezzo politico" del biglietto del treno per andare a manifestare accanto ai baroni...
L'aspetto che mi pare interessante e pertinente, è che il '68 ha proposto la folle idea comunista dell'appiattimento egualitaristico.
In parole povere: dato che non possiamo essere tutti scienziati, saremo tutti ingoranti!
Via al 18 politico, ai comitati d'istituto e altre porcate del genere!
Il risultato più ironico (dato che pensare alla produttività della nostra scuola fa invece piangere...) è che molte delle capre di quei comitati sesantottini sono finiti poi, grazie alla politica, dentro gli atenei, dove hanno cominciato a portare fratelli, zie, mogli, figli...
Sono diventati i nuovi baroni.
Nulla di strano, ricorda il Dottor Zivago, no?
Avete presente quelli che dicevano di avercela con gli zar perché erano brutti e cattivi e invece si rodevano soltanto di non esercitare loro il potere vessatorio?
Signori miei, ci si può girare attorno finché si vuole.
Probabilmente il vuoto esercizio della retorica è la pratica che meglio si adatta ai figli del '68, molto più che l'azione certamente.
Il fatto è che però la vita, la natura, la società... sono governate dalla competizione: perché non siamo tutti uguali!
Non è una cosa ne buona ne cattiva: è così... che ci volete fare? Cambiare le leggi di natura? Auguri...
Eppure i Padri Costituenti pare fossero consapevoli di questa semplice verità: "solo i più meritevoli hanno diritto"...
Ci sono quelli più bravi, quelli più motivati e quelli più meritevoli, così come ci sono quelli più capre, più debosciati e immeritevoli.
La scuola deve mettere i capaci, i meritevoli e i motivati in grado di esprimere al meglio le loro potenzialità, nel loro interesse di esseri umani e nell'interesse del loro Paese come cittadini.
Così come la scuola, resasi conto che ci sono capre, debosciati e immeritevoli, deve attrezzarsi per dare alla capra solo quello che potrà recepire e usare nella vita, al debosciato delle motivazioni e all'immeritevole un bel calcio nel...
Non si può?
Ah... dimenticavo che la scuola non è fata per gli studenti, ma per i bidelli, i professori, i fotocopiatori, i ristampatori di libri mal fatti... già, obliavo!
Se invece ritenete, come io fortissimamente credo, che la scuola sia per gli studenti (come persone e come cittadini, non dimentichiamolo mai!), allora è nel loro interesse dargli metodi e strumenti adeguati, difendendo la loro scintilla d'amore per la conoscenza dall'assedio di capre debosciate e immeritevoli!
Avete mai visto il sito scuolazoo.com?
A voi va bene così?
A me davvero no!
Specie se poi penso che - con buona pace di chi contrappone la scuola pubblica a quella privata come se si parlasse di gratuito e a pagamento - i genitori spendono bei quattrini, al netto di ogni accessorio, per mandare a scuola i figli (stavo per scrivere "per far studiare", ma in realtà l'atto di portare i figli a scuola per molti è più simile a quello di portare le scimmie allo zoo per osservare i gorilla).
Volete continuare cosi?
Benissimo: le bastonate che non avrà dato la scuola ai vostri figli saranno ritornate con gli interessi dal mondo del lavoro.
Sapete quanti curriculum da piangere e quanti colloqui al limite del reality mi faccio ogni mese?
Qua non si tratta di apprendere nozioni o parcheggiare i figli da qualche parte mentre si lavora, cari genitori che leggete: qui si tratta di preparare i vostri figli alla vita, che non è per niente facile!
La cosa migliore che può fare un genitore?
Mettere il figlio il prima possibile in grado di cavarsela, di competere, di vincere!
Se poi siete dei falliti e volete istruire la vostra prole sulla bellezza dell'essere dei perdenti, affari vostri: non imponetelo agli altri!
Tra qualche anno mi toccherà andare alle riunioni dei genitori di una qualche scuola elementare: vi dico cosa voglio io, e me ne frego se non è politicamente corretto!
Voglio e pretendo che la scuola dove andranno i miei figli sia sicura: infrastrutture adeguate, personale di controllo nelle prossimità dell'istituto ed al suo interno, videocamere magari, metodi repressivi contro ogni accenno di insubordinazione, aggressività o peggio violenza da parte degli studenti (metodi che chiamino tra l'altro in causa la famiglia e, nei casi più importanti, i servizi sociali).
Voglio e pretendo una scuola di qualità, dove ai miei figli alle elementari si insegnino le tabelline e la grammatica italiana, non a fare i cartelloni "Gelimini Vattene".
Una scuola che sia in contatto con il mondo del lavoro per offrire percorsi di stage, di formazione, di praticantato infine: basta con gli esami di abilitazione, basta col dare soldi a tutti, basta col fare il praticante da un'avvocato a 200 € al mese! La scuola deve infine mettere i ragazzi in grado di fare qualcosa e subito, quando hanno ancora forza, vigore, idee...
Lo sapete che negli Stati Uniti la gran parte dei ricercatori è sulla trentina? Ricercatori che poi hanno le cattedre d'insegnamento in virtù dei loro risultati (togliamo l'equivoco: i nostri ricercatori sono portaborse, di ricerca ne fanno pochina...).
Una scola che individui capacità, attitudini, deficit e passioni e che agisca di conseguenza, strutturando le classi - e quindi i docenti - secondo le capacità degli studenti, non secondo la loro età.
E badate bene, voi benpensanti che già siete pronti a parlare di razzismo: capacità è anche quella di capire e parlare la nostra lingua. Che c'è di strano?
In molti paesi civili dell'occidente lo straniero che deve essere immesso in un qualche punto dell'iter formativo viene valutato nelle sue capacità per comprendere se e a quale classe possa essere direttamente ammesso ovvero se debba essere prima sottoposto a insegnamenti ponte.
E' interesse dello studente: se non può seguire le lezioni, partecipare, competere si emarginerà e sarà emarginato. E mi pare anche ovvio come sia interesse dei suoi colleghi studenti, no?
Vogliamo continuare?
Facciamo una cosa: ditemi voi cosa vorreste dalla scuola per i vostri figli... PER DAVVERO!
Non mi venite a raccontare che volete i corsi di cultura ROM!
I vostri figli passano più tempo a scuola che con voi: li prendono brutti giri e cattive amicizie oppure costruiscono il loro futuro.
Io penso spesso: se domani non mi dovessi più svegliare, avrò dato abbastanza ai miei figli per metterli in grado di cavarsela?
Le istituzioni che pago (la scuola in primis) faranno il resto?
Provate a pensarci e ditemi cosa volete voi dalla scuola dei vostri figli, per il futuro dei vostri figli!
In primis non condivido una lettera del commento precedente, soprattutto sul fenomeno, assai complesso, del 68, per quello che può interessare.
RispondiEliminaSecondo, l'argomento mi lascia completamente indifferente, a dir la verità (infatti sono uno di quelli che non hanno risposto alla tua email), perché io non credo affatto nelle formazione. Trovo la scuola assolutamente inutile.
Sulla riforma in questione l'unica cosa che mi lascia perplesso (quindi non indifferente) è la riduzione dei fondi decisa da Tremonti su Università e ricerca (questa sì che serve) e la demenziale trasformazione delle università in fondazioni.
Ecco, la cultura lasciamola fuori dai pannolini e i detersivi.
Sapevo che avevi scritto un commento, Fhross, e mi preoccupava perché conosco il tuo modo di accenderti, soprattutto sugli argomenti di attualità.
RispondiEliminaTiri in ballo il ’68 e lì non ti posso seguire perché è un periodo storico che non conosco: non c’ero, non lo ho vissuto e quello che ho letto è talmente vago che non mi è bastato per farmene un’idea a riguardo.
Ti seguo però per quello che dici sull’istruzione che vorresti avessero i tuoi figli, anche se oggi non ne hai ed è difficile toccare questi argomenti. Credo che se mi dovessero capitare maestre che insegnano a scrivere cartelli a sfondo politico potrei arrivare anche a denunciarle… e sai bene che lo farei. Voglio una scuola selettiva che prepari alla vita e al mondo del lavoro, dove i professori insegnino cose utili e non becera nozionistica ma soprattutto che insegnino il metodo di studio, cosa che mi è davvero mancata. Ritengo di aver fatto sempre scuole altamente selettive, a cominciare dagli studi in Belgio dove la prof di latino metteva punteggi anche sull’espressione in lingua francese (e per noi italiani era terrorizzante), continuando alle medie quando la preside, dopo aver visto il mio percorso scolastico, aveva deciso di inserirmi nella classe che lei riteneva di livello più alto nonostante fosse già in soprannumero, al liceo classico poi, dove la sezione A del mio corso era costituito solo da alunni che avevano conseguito i risultati migliori. Infine all’università, nella scelta del percorso di studi ho optato per quello che ritenevo il più difficile preferendo, agli esami di geografia umana e propedeutica alle lingue (dove il 30 era pane quotidiano), quelli di paleografia latina, linguistica e filologia germanica. Perché? Perché erano gli esami più temuti. Perché sapevo che per superarli dovevo per lo meno sudare un po’.
Non mi piacciono le vittorie facili.
@ Vautrin: frequentando il tuo blog è palese che le conoscenze di cui disponi non ti sono state fornite dalla scuola ma sono frutto di una passione personale ma quando dici che non credi nella formazione, mi rattristo perché penso che questo possa essere retaggio di un’istruzione non adeguata alle tue necessità, priva, forse, di quello stimolo all’approfondimento che caratterizza i tuoi componimenti.
La questione dei tagli alla scuola e la trasformazione degli atenei in fondazioni va vista, a mio avviso, nell’ottica della diminuzione del corpo insegnanti e dell’avvicinamento dell’Università al mondo del lavoro, un primo passo verso il finanziamento diretto delle aziende alla ricerca evitando sperperi in settori che poi si rivelerebbero rami secchi perché tralasciati dal mondo industriale. Una transizione verso il modello universitario americano. Tanto male non sarebbe.
Sul primo punto hai perfettamente ragione.
RispondiEliminaIo non ho timore del taglio agli insegnanti (che soprattutto nelle scuole dell'obbligo potrebbero tranquillamente occupare i tanti posti di lavoro disponibili come scaricatori di porto o raccoglitori di pomodori, viste le loro note capacità), sono perplesso del taglio ai corsi (che non si valutano per numero di iscritti, ma per utilità; non è questione di audience ma di cultura) e alla ricerca (e l'America ha parecchio da insegnarci).
Il punto che allontana le nostre visioni si riassume in questo: io non vedo l'università come strumento delle aziende, né posso accettare uno Stato ridotto ad un organigramma aziendale.
Un esempio: che ci fa l'industria con un filologo? E un invalido civile lo tutela un'azienda o uno stato sociale? Tutto si può ridurre solo al profitto? Io non credo.
Ecco la Cristina di cui si parla nel post :-) Grazie per il commento gentile sulla mia reazione all'invito su FB, commento che ricambio perché ritengo indispensabile dialogare con chi ha posizioni opposte affinché questo paese possa andare avanti in qualche modo.
RispondiEliminaPrima di tutto devo fare una precisazione fondamentale. I tuoi commenti sono agli articoli del 137 e non del 133. Si tratta di due cose ben diverse. Il 137, quello che tu citi e commenti, è molto semplice da reperire online
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Italia/2008/scuola-day/agenda-documenti/decreto-legge-1-settembre-2008-n-137.shtml
In effetti, come tu giustamente sostieni, ci sono poche cose davvero contestabili nel 137. Quella più problematica è la questione delle 24 ore, di cui anche tu non mi sembri del tutto convinta.
Insomma, sul 137 abbiamo poco da discutere, anche se ci sono certamente da fare ragionamenti interessanti. Ma ora mi preme di più precisare come il governo abbia sventolato questo bello specchietto per le allodole (il 137) e abbia passato sotto silenzio il più possibile il 133 (approvandolo il 6 agosto). I mezzi di comunicazione (giornali, cnali televisivi ecc.) son caduti nella trappola e raramente han reso chiaro il collegamento tra le proteste e gli effettivi documenti contestati. Provate per credere, cercate con google il testo del 133 (non articoli che ne parlano ma il testo vero e proprio) o il decreto della riforma universitaria. Io ho impiegato un bel po' di tempo. Eccovi il risultato delle mie ricerche (da fonti rigorosamente ufficiali):
decreto 133:
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/docnonleg/16588.htm
documenti della riforma per l'università:
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/scuola_decretolegge/index.html
Ora la questione fondamentale è che qui si vuol cambiare una situazione che non va in molto modi (nella scuola e nell'università) investendo meno soldi. Ora io non ho dubbi che ci siano sprechi, che ci sia gente che non merita lo stipendio che prende ecc ecc. Del resto, ne converrete, questo accade in qualsiasi apparato gestito dallo Stato Italiano - non solo nella Scuola.
La mia esperienza in prima persona è molto più legata alla sfera universitaria. Qui, quando ho declinato l'invito per il gruppo su FB, si proponevano tagli indiscriminati per nulla legati al merito e alla buona gestione delle università. Questi tagli avrebbero colpito in modo irreparabile la fascia dei ricercatori precari, che - credetemi - in quanto precari e animati dalla speranza di ottenere qualcosa che assomigli a uno stipendio prima di compiere 40 anni, fanno moltissimo lavoro nelle università di oggi.
Certo che ci sono i baroni. Certo che ci sono i concorsi truccati. Certo che tutto questo va risolto. Ma secondo voi qual è la soluzione al seguente quesito?
Ci sono 100 milioni da ripartire in un dipartimento. 70 servono ai vari "protetti" e 30 restano per le persone che li meritano. Se quei 100 milioni diventano 70, le persone che li meritano riusciranno ad avere i 30 che avevano prima, visto che i 70 vanno in mano comunque a chi prima distribuiva i 100? Seconda domanda: per risolvere questa situazione bisogna tagliare i fondi o bisogna prima controllare dove andavano a finire i 100, ripulire l'ambiente licenziando chi non li meritava e dopo, solo dopo, stabilire quanti soldi servono per portare avanti una ricerca ben fatta?
L'ultima versione del decreto, quella che è approdata in parlamento la scorsa settimana, ha tenuto conto di alcune di queste critiche e ha aggiustato il tiro. Non ho ancora avuto modo di approfondire tali modifiche rispetto alla proposta precedente, quindi mi riservo di commentare più avanti. Nel frattempo vi invito a leggere i documenti che ho indicato, così sarete d'accordo o in disaccordo con le vere dichiarazioni di chi ci governa.
Grazie per il confronto.
Cristina
Ciao Cri e grazie per essere intervenuta, del resto sei tu che mi hai ispirata.
RispondiEliminaSul numero del decreto hai ragione: lo ho scaricato, letto e poi ho fatto confusione sui numeri .
La tua risposta però mi lascia capire che la riforma in sé non ti lascia del tutto negativa e che in condividi quanto ha detto il ministro quando ha asserito che non difenderà lo status quo.
E' l'idea della riforma che condivido: fuori i raccomandati e facciamo lavorare i baroni, lavorare sul serio visto che è impensabile che vadano a casa. Quello che nella riforma si attacca, nell'Istruzione così come in qualunque struttura pubblica) è il fatto che le nomine e le assunzioni siano state fatte, troppo e per troppo tempo, in base a criteri di clientelismo.
Vi assicuro che sono stufa, davvero stufa, di passare ore in fila agli uffici comunali perché l'impiegato non sa nemmeno accendere il computer. Sono stufa di sentire di ricercatori utilizzati come carne da macello per lavorare a ricerche che poi verranno firmate dai loro professori. A mio avviso i ricercatori vengono utilizzati oggi come venivano utilizzati, una decina di anni fa, i soldati di leva: nelle mense, a pulire i gabinetti, per fare le fotocopie... allora però era obbligatorio e non venivano abbindolati con false speranze come accade oggi ai ricercatori.
Quello che ho capito dalle ultime parole del ministro di questo fine settimana è che c'è una tendenza a operare quello stesso stravolgimento che è stato operato nelle forze armate quando si è passati da un esercito di leva a un esercito di professionisti: meno assunzioni ma sicure, se si assumono 100 persone quando la reale necessità (e soprattutto la disponibilità finanziaria) porterebbero ad assumerne 30 significa che di questi 100 la stragrande maggioranza è destinata al precariato a vita e non è moralmente accettabile.
Nell'ultimo paragrafo parli proprio di quanto è stato asserito congiuntamente questo week-end dai ministri Brunetta e Gelmini: meno professori meglio pagati, affermazioni che sono stati costretti a fare perché si sono resi conto che il decreto, così come enunciato in estate, data la sua poca chiarezza, aveva gettato tutti nel panico.
Le linee di attuazione del decreto non sono state ancora definite, e passerà del tempo prima che lo siano ma ritengo che l'idea di base sia buona.
Di cosa ho paura?
Che si trasformi in una bolla d'aria?
... ai posteri.
@ Vautrin: la risposta alla tua domanda "che ci fa l'industria con un filologo?" è: "probabilmente niente" ma la cosa straordinaria nell'ordinamento universitario statunitense è che, pur essendo basato sulla becera logica del profitto economico, i finanziamenti alle università arrivano sia alle facoltà scientifiche sia alle facoltà umanistiche. Non è un caso infatti che con tutti i finanziamenti pubblici che lo Stato italiano dà alla ricerca universitaria (anche e soprattutto alle facoltà umanistiche) i più grandi e fruttuosi centri di studi danteschi (per fare un esempio) si trovino negli USA.
Cosa gliene viene alle aziende che li finanziano? Non lo so ma non è forse dallo stesso principio che nascono, ad esempio, le partecipazioni degli istituti bancari alle ristrutturazioni dei palazzi storici delle città italiane?
Posso supporre che abbia a che fare con lo scarico delle tasse ma è solo un'ipotesi, fatto sta che la cosa funziona.
"un invalido civile lo tutela un'azienda o uno stato sociale?" Grazie al cielo quello italiano è uno stato sociale e guai se non lo fosse: continuerà ad applicare le sue norme riguardo l'assunzione obbligata da parte delle aziende di personale invalido.
Scusate ma di quale incredibile Riforma stiamo parlando (povero Lutero lo vedo gia' rivoltarsi nella tomba)... Il 137 che tu riporti in modo impeccabile Marmott79 ci dice questo:
RispondiEliminaArt.1
Introduzione dello studio della Costituzione delle Regioni e autonomie speciali…
Io frequentavo le scuole medie inferiori “P.Ruffini” sede distaccata di Via Giardini (tu dovresti conoscerle Marmott), ed ogni Venerdi’ mi recavo alle due ore di Italiano dove era previsto l’insegnamento dell’ “Educazione Civica”.
Ricordo essere il Venerdi’ perche’ in cartella insieme alla Costituzione portavo il “Giornale” di Indro Montanelli (quando era ancora un Giornale non l’accozzaglia di servi attuale…) che il Venerdi’ era appunto al suo Massimo splendore…
Negli anni 80 l’educazione civica era prevista nel programma didattico, dopo non so se l’abbiano tolta, ma una cosa e’ certa a me la insegnavano, ho ancora il libretto con la Costituzione che utilizzavamo.
Art.2
Ai miei tempi chi aveva sei in condotta ripeteva l’anno non c’erano storie, succedeva pero’ che professori compiacenti evitassero il sei, sempre che qualcuno non entrasse in classe con armi e droga, allora forse il sei veniva accordato.
Per quello che concerne le eccedenze di bilancio chiamiamole “Eccedenze Creative” tanto per stare con l’attuale ministro dell’economia.
Art.3
Voti espressi in decimi, promozione dal 6 in avanti.
Abbiamo scoperto "L'eau chaude"
Art. 4
24 ore settimanali??? Spero sia uno scherzo o forse una carnevalata…SONO POCHE
Art.5
Questo succedeva anche 30 anni fa, ne sono sigh sigh testimone, I meno abbienti 30 anni fa ricevevano I libri di testo gratuitamente alla scuola primaria (guardate bene I meno abbienti non I meno meritevoli, non e’ la stessa cosa…)
Art.6
Condivisibile ma niente di copernicano…
Art.7
Condivisibile il 5% ma bisognerebbe fare molto di piu’, comunque apprezzabile se sara’ rispettato questo tetto.
La mia domanda e’ molto semplice,ma di quale riforma stiamo parlando??? Quali sono le grandi novita’ che metteranno al passo il nostro paese con il resto del mondo???
Al contrario sono verissimi gli ingnobili tagli trasversali che ovviamente non toccheranno assolutamente I Baroni che resteranno allegramente al loro posto. Ha ragione Cristina il punto focale e' il 133
Le riforme sono altra cosa, quando si decide la riforma di una istituzione fondamentale come la scuola non si guarda in faccia a nessuno, dritti per la propria strada senza paura e favoritismi non si raccontano quattro favolette con la reintroduzione di due vecchie regoline…
Non prendiamoci in giro questo specchietto per le allodole fin troppo pubblicizzato e’ servito solamente a nascondore I tagli che il sig.Tremonti ha fatto in maniera trasversale e che ripeto non toccheranno ne' Baronie e nemmeno I fannulloni e forse toglieranno qualche posto di lavoro a chi invece lavorare voleva.
Vi ricordate le sbandierate riforme dei taxisti (ritirate dopo una settimana), dell’ordine degli avvocati (nemmeno cominciata) e di altre Baronie varie del nostro paese???
L’ultima vera riforma in questo paese la fece un sig.re che si chiamava Gentile, e sono passati se non ricordo male pi’ di settant’anni, dopo di questo il vuoto assoluto…
Purtroppo il punto terribile e’ un altro, con questa classe dirigente che ci governa da ormai 20 anni (destra o sinistra non cambia assolutamente niente) non si raggiungera’ mai nessun risultato, la paura di toccare interessi particolari e’ troppo grande e alla fine le riforme si riducono al 6 in condotta…
Di eroico nella Gelmini non vedo niente, solamente una persona (ed e' documentato dalle sue stesse parole)che avendo "Bisogno di lavorare" dei vizi dell' istruzione ha approfittato senza nessun scrupolo...
Certo si e' detta pentita, allora mettiamola al 48 bis...
Scusate la bassa ironia ma sono stanco di essere preso in giro da quei 630 onorevoli e da quei 315 senatori che con stipendi incredibili si permettono pure di darci lezioni...
Saluti
Ale
@ Ale: allora chiamiamola controriforma.
RispondiEliminaIl Teo mi corregge e dice addirittura che, dal punto di vista giuridico, si tratta di "riordino". E' un ritorno al vecchio e il vecchio non mi pareva tanto male: come te ho avuto il maestro unico, il voto espresso in decimi e la valutazione sulla condotta. Non ho avuto però nessun tipo di lezioni sull'educazione civica e, a sentire le castronerie dei miei coetanei di regioni diverse, credo che non le abbiano avute neanche loro. Il testo della costituzione me lo sono comperata da sola nel 1998 perché si temeva che come tema di maturità uscisse proprio quell'argomento.
Le movimentazioni di piazza ci saranno sempre e spesso nulla cambierà ma ricordiamoci che proprio contemporaneamente agli scioperi di cui parli ci sono stati anche quelli dei farmacisti perché volevano aprire le farmacie nei supermercati... ebbene sono rimasti a bocca asciutta perché le farmacie nei supermercati si stanno aprendo. Uno su tre.
C'è da cambiare. Sì. Ma non basta dire che ci sarebbero ben altri cambiamenti da apportare: da qualche parte si deve pur cominciare. Non ti sto a dire cosa penso dei politici italiani perché è come sparare sulla Croce Rossa, i cambiamenti non si sono mai fatti dall'alto né mai si faranno, mettiamoci l'animo in pace. Si comincerà sempre dal basso, concentriamoci su piccoli cambiamenti possibili come la lotta all'assenteismo e la riduzione degli statali, cominciamo da qualche parte.
(Premessa: con le dovute e debite eccezioni.)
RispondiEliminaIeri ho assistito a una conferenza del prof. Franco Cardini a Firenze, una conferenza che trattava di storia, con tema i Medici, i Pazzi, congiure, intorno e dintorno. Nella grande e splendida sala del cinema Odeon c’erano almeno 500 persone, che avevano fatto, insieme a me, una coda di almeno un’ora e mezza, aspettando l’apertura per poter entrare e assistere. Ebbene, il 90% dei partecipanti erano persone di una certa matura età, oltre i 50 anni… dov’erano i giovani?
Non faccio altre che ascoltare, da quando ho iniziato ad ascoltare (sic), le lamentele sia degli studenti, che degli insegnanti, protestano, urlano, criticano, scioperano, reclamano… alcune volte hanno ragione, altre, no, alcune volte esagerano, altre no, alcune volte non sanno ciò che fanno, altre neanche… vogliono e non danno.
Sono triste, sono triste perché non sappiamo ciò che abbiamo, sono triste perché l’educazione scolastica in Italia non viene approfittata nel migliore dei modi, sono triste perché… forse sarebbe meglio andare a scuola nella tarda età, dopo aver lavorato una decina di anni! E pensare che c’è gente che piange per avere un quaderno, un lapis, un’insegnante… una sola, una.
Rino, triste.
Per chiarire:
RispondiEliminaIl sistema USA non si basa sul concetto di stato/azienda.
L'invalido civile che tu collochi nelle aziende, le aziende non le vede nemmeno col telescopio. E quando, una volta su diecimila, entra in un'azienda lo fa con lo stipendio dello Stato, l'azienda non paga, e non pagherà mai, un centesimo per un lavoratore improduttivo(te lo dico perché è il mio lavoro).
Per quanto riguarda le "generose" sponsorizzazioni del patrimonio artistico, hai risposto già tu.
Cultura, sanità, Stato, stato sociale, giustizia, nulla hanno a che vedere con il sistema aziendale. Banalizzare fenomeni complessi come questi riducendoli a fenomeni aziendali è un errore che porta solo al fallimento (termine che utilizzo non a caso)
@ Rino. Quelloc he dici: che a scuola si dovrebe andare dopo aver lavorato, è un pensiero che mi bazzica per la mente da quando ho cominciato a lavorare: ci si dice sempre un giorno studierò... ma poi quel giorno non arriva perché tra lavoro e famiglia il tempo a disposiziopne è insufficiente colma tutte le lacune che ci siamo lasciati alle spalle con un "un giorno...". La verità è che quegli stessi studenti delle superiori e universitari stavano in piazza solo per esserci. Siamo stati tutti studenti e se in ottobre c'era ancora qualche bella giornata di sole ci si inventava un buon motivo per scioperare. Ho scioperato anch'io e ho occupato la scuola perché i miei amici lo facevano e sarebbe stato un modo diverso per impiegare il venerdì sera (il giorno dopo però la scuola ce la siamo ripulita per bene noi). Questo non vuole dire che me ne fregasse davvero qualcosa.
RispondiElimina@ Vautrin: non sono d'accordo, mi dispiace. Sopra i 25 dipendenti lo Stato OBBLIGA l'azienda ad assumere personale invalido.
Ma, ti ripeto... non è assolutamente in gioco il concetto di Stato sociale: quello c'è e rimane. Il confronto tra Stato e Azienda viene dal fatto che entrambi hanno entrate e uscite e le uscite non possono essere superiori alle entrate.
Mettiamoci in testa che i soldi non ci sono. Punto. Visto che non si è parlao di ridurre la spesa sociale (e meno male visto che è già scarsa e spesso mal distribuita) da qualche parte si deve tagliare. Ecco perchè la lotta a i fannulloni e perché si tagliano le assunzioni. Nonostante questo, il giorno in cui, per la prima volta, il parlamento concorderà su una equiparazione dei loro stipendi alla media europea, quello sarà un giorno felice.
Il ritorno al vecchio non e' assolutamente male, io della scuola, quella che io ho frequentato non posso che parlare bene. Alle elementari avevo una maestra fantastica (anche se oggi sarebbe in galera, visto che qualche scappellotto a volte le scappava...).
RispondiEliminaAlle medie la maggioranza (non tutti e' fisiologico) dei professori era di qualita'.
Alle superiori stessa cosa.
All'Universita'(che da vero pirla non ho finito...) ho trovato ottimi docenti, uno era assistente a Diritto del Lavoro e si chiamava Marco Biagi...
Il mio giudizio personale sulla scuola Italiana da me frequentata, pur a volte con infrastrutture un po' fatiscenti, e' ampiamente positivo.
Non ho niente contro il ritorno al passato, ho qualcosa con chi chiama questo ritorno al passato "Riforma", tutti i giornali e le televisioni, e poi in realta' come correttamente dice Teo si chiama riordino...
Ho qualcosa anche con chi decide (articolo del Sole 24 ore di qualche giorno fa, sicuramente parere altamente piu' auteorevole del mio), di istituire tagli a pioggia per 8 miliardi di Euro in 4 anni, dicendomi che non ci sono soldi e poi si fa mettere il voletto Roma-Albenga, se ne va la GP di Monza con l'aereo di stato e tutto quello che conosciamo e non voglio stare ad elencare...
Ripeto loro devono essere colpiti, non la scuola e nemmeno le FFAA, tanto per fare du esempi...
"Nonostante questo, il giorno in cui, per la prima volta, il parlamento concorderà su una equiparazione dei loro stipendi alla media europea, quello sarà un giorno felice"
La tua frase di cui sopra la sottoscrivo...
Ale
Ale, sei stato fortunato. Io praticamente per un anno non ho fatto nè greco nè matematica nè fisica perché non c'era un professore di ruolo... ed erano l'ultimo e il penultimo anno di liceo.
RispondiEliminaComunque una cosa l'ho capita: cercherò di limitare i miei interventi sull'attualità al minimo indispensabile perché mi creano troppa ansia.
E' molto più facile parlare di libri.
Ti sbagli Marmott io ritengo che questo tuo intervento sia stato molto positivo, un post intelligente che invitava a fare una seria riflessione, ognuno ha espresso la sua opinione in modo mi pare civilissimo, magari un po' di calore ma tutto molto civile...
RispondiEliminaCredo che sia il modo piu' corretto di affrontare i problemi senza bisogno di uscire dal decoro, cosa che abitualmente fa, la nostra classe dirigente, tengo a precisare di qualsiasi parte...
Ovvio che non ti potevi aspettare che tutti si allineassero ad uno schema prestabilito, e' proprio questo del resto il bello della Democrazia, la possibilita' di esprimere pareri in contrasto...
Sarebbe bello avere altri post di questo tipo, fermo restando che quelli di letteratura rimangono i miei preferiti, ovvio...
Grazie Mille per aver permesso questo confronto...
Ale
Io sono una di quelle che nn ha accettato il tuo invito: sono ignorante in materia, non ho avuto tempo di informarmi, o forse semplicemente non ho avuto voglia... ho ritenuto quindi di non accettare a priori.
RispondiEliminaDio quanto sono ignorante!!!