Importante: prima di leggere questo post assicuratevi di sapere chi fosse Jean Rhys, wikipedia ita e wikipedia ing (PS: la pagina in inglese è, neanche a dirlo, più approfondita).
Un giorno Jean Rhys incontrò Jane Eyre.
L'attenzione della Rhys, creola trapiantata in Europa, si focalizza totalmente sul personaggio di Bertha Mason, la pazza prima moglie creola di Rochester che darà fuoco a Thornfield: così sbagliata, così diversa; in Rhys l'identificazione è immediata: si riconosce in Bertha e, forse, nel suo essere altro.
Tuttavia Rhys sente anche che Bertha è stata trattata ingiustamente: la sua storia rivelata solo attraverso le parole di Rochester. Ma è questa la verità?
"Questa è la sua versione", scrive Rhys in Wide Sargasso, "c'è sempre un altro lato", "loro inventano storie su di te e menzogne su di me", "è un bravo uomo ma sente talmente tante storie che non sa più a cosa credere"
Rochester/Bronte ha raccontato la sua storia e il lettore non ha mai messo in dubbio la sua versione fino a quando Jean Rhys non ebbe l'ardire di metterla in discussione e scrivere la storia di Bertha.
Per secoli il colonizzatore, maschio, bianco, ha raccontato la sua versione: ha dato il nome a tutto ciò di cui prendeva possesso come Adamo nel Paradiso terrestre, ha definito con le sue parole, ha raccontato l'altro sulla base di ciò che a lui era familiare, di ciò che aveva vissuto e della storia che lo aveva preceduto. Il suo sguardo si è posato solo su quel che per lui era interessante illuminando o lasciando nell'ombra secondo i suoi desideri e le sue necessità.
Così Bertha Mason è stata rinchiusa in una stanza al terzo piano della tenuta Thornfield senza darle la possibilità di parlare e raccontare al mondo esterno la sua storia, la sua identità. La sua stessa esistenza viene taciuta. Rochester l'ha sposata per interesse e ha guadagnato da questo matrimonio ma non l'ha mai amata, non si è mai davvero preso cura di lei: secondogenito, tutta la ricchezza di famiglia era destinata a suo fratello maggiore così Rochester ha trovato chi gli ha combinato un matrimonio conveniente ai Caraibi, con una giovane e bellissima creola di famiglia benestante. Si è impossessato del suo patrimonio e non l'ha mai amata. Charlotte Bronte fa dire al suo personaggio
I thought I loved her. (...) I never loved, I never esteemed, I did not even know her."Non l'ho mai amata, non l'ho mai stimata, non l'ho nemmeno mai conosciuta."
Cosa è il colonialismo se non sfruttare una terra senza curarsene? Prendere tutto quel che ha valore e non dare nulla in cambio? Vivere in un luogo tra persone diverse e non desiderare nemmeno di conoscerle?
Non è mia intenzione asserire qui che Wide sargasso Sea sia una metafora dell'Imperialismo britannico, mi rendo conto che così sembrerebbe ma così non è: Wide Sargasso Sea è un romanzo frutto dell'immaginazione di Jean Rhys ma è anche il riflesso della sua esperienza di creola trapiantata in Europa ed è impossibile per il lettore consapevole separare Bertha da Jean.
Questo è l'ultimo romanzo di Rhys ma è anche il suo primo romanzo. Negli anni Trenta il suo secondo marito, Leslie Tilden-Smith, editore inglese, le diede una copia di Jane Eyre e lei fu immediatamente rapita dal desiderio di scrivere la storia di Bertha Mason, ne scrisse circa una metà, avrebbe dovuto intitolarsi The Revenant, poi, a seguito di una lite con Leslie, lo bruciò ("I manoscritti non bruciano" -uciano -uciano -uciano...).
Negli anni Quaranta, dopo una breve e opaca esperienza di scrittrice Rhys sparì dalle cronache e venne data per morta.
Ma non era morta.
Nelle sue lettere scrive:
Bertha Mason F. H. Townsend 1847 |
"E' quella particolare, folle Creola che voglio narrare, non qualunque folle Creola"
rimugina su tutte le scene sbagliate e soprattutto sulla crudeltà di Rochester verso sua moglie.
Nel silenzio continua a riscrivere e rifinire il libro della vita: Wide Sargasso Sea, parla del romanzo come di un "demon of a book", scrive su fogli sparsi, li incrocia, li modifica in continuazione, è ossessionata dalla scrittura e dalle voci narranti attraverso le quali la storia si dipana. Non riesce a mollarlo quel manoscritto, a lasciarlo andare: è la sua creatura. Nel 1966 suo marito muore e Jean scrive all'editrice Diana Athill di aver sognato un bimbo in una culla e di aver capito che era tempo di portare a termine il libro e far sentire la voce di Bertha.
Bertha Mason parlò nel 1966 e scoprimmo che in realtà quello non era nemmeno il suo nome: il libro inizia ed è lei stessa a narrare la sua storia, senza intermediari, senza distorsioni se non le sue, senza lacune se non ciò che lei stessa vuole celare. Il suo nome è Antoinette Cosway, molto più musicale di Bertha Mason non vi pare? Bertha è il nome che lui le ha voluto dare per rendere totale il dominio su di lei, rinominandola esattamente come i coloni rinominavano i luoghi in cui esportavano la civiltà, le loro usanze e la loro religione.
E' dalla scoperta dell'altro nome che il lettore comprende cosa stia davvero leggendo: un romanzo sull'identità, sull'essenza, sulle radici
Il romanzo è diviso in tre parti che ricalcano quelle della tragedia classica: inizia con la voce narrante di Antoinette dalla quale veniamo a conoscenza di questo mondo di frontiera, i Caraibi, tra civiltà occidentale e istinti locali. Antoinette vive con la madre e il fratello in indigenza finché sua madre non si risposa con il signor Mason, la loro situazione sembra migliorare ma sono costantemente oggetto di disprezzo e violenza da parte degli abitanti dell'isola che arriveranno ad appiccare il fuoco alla loro casa. Il fratello di Antoinette morirà nell'incendio, la madre impazzirà dal dolore e loro saranno costretti a trovare una nuova sistemazione.
Dunque Antoinette - Fuoco
Nella parte centrale del romanzo è Rochester che parla, prende la parola e racconta i primi tempi del matrimonio, la loro vita nella città di Massacre (Massacro... nessuno ricorda più di che massacro si tratti). Si intromette un terzo narratore: Daniel, afferma in alcune lettere indirizzate a Rocheter di essere il fratello di Antoinette, che Rochester (in realtà questo nome non viene mai fatto ma è evidente che si tratti di lui) è stato tenuto all'oscuro del fatto che nella famiglia di Antoinette la pazzia è ereditaria e che lei in realtà ha avuto altri uomini prima di lui.
Verità? Menzogna? Circolano tante voci sul conto di Antoinette e Rochester non sa più a cosa credere, intanto però si allontana da quella moglie sconosciuta: tra la verità e la menzogna lui sceglie di non scegliere, di non sapere
E' sempre troppo tardi per la verità
una volta che il seme del dubbio è stato piantato questo germoglia alimentato dai silenzi di Antoinette e fiorisce in altri dubbi e in vendette rancorose.
Nessuno parla più di quei giorni adesso. Sono stati dimenticati, tranne le menzogne. Le menzogne non si dimenticano mai, crescono e crescono.
Nella terza e ultima parte Antoinette/Bertha riprende la parola: vive rinchiusa in una stanza al terzo piano di Thornfield, è una proprietà dimenticata, accatastata nei recessi della memoria di Rochester come uno di quei souvenirs da bancarella acquistati in viaggio con una persona che non gradiamo più e che nascondiamo alla vista senza riuscire a sbarazzarcene: Antoinette non è più sua, non lo è mai stata forse ma non è possibile rimetterla in libertà.
In questo nuovo racconto tutto è confuso, ricordi e presente, realtà e sogno, solo l'angoscia è viva e reale, la solitudine, l'abbandono.
La ribellione.
C'è tanto, tantissimo postmodernismo qui ma sembra del tutto involontario: riprendere un classico del passato e riscriverne parte della storia "dall'altro lato", il cambio continuo di narratore e di narrazione, il dubbio continuo su cosa sia vero e cosa no, cosa sia affidabile e cosa no, i silenzi, i continui riferimenti a fatti del passato ormai dimenticati che però tornano come fantasmi dai recessi della memoria. Il postmoderno è di pancia e verace qui, non di testa e studiato come nelle opere dei grandissimi Eco, Calvino, Ackroyd. E' un sentimento più che una corrente letteraria: è il mondo degli unfit, degli spostati, dei dimenticati e sfruttati che prende la parola.
Ho amato questo libro?
Da impazzire! Il personaggio di Bertha in Charlotte Bronte mi era sempre sembrato grottesco e fuori luogo, Jean Rhys le ha finalmente dato un'identità e una ragione di essere e la scrittura, ridondante, attorcigliata, ritmica, onirica a tratti, è quasi un battere di tamburi nella notte tropicale
Dum dum dum dum
Detto tra noi, non ho mai potuto sopportare Jane Eyre #TeamAntoinette
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