"Gita al faro" di Virginia Woolf, o "Al faro" come compare nelle più recenti traduzioni, è un romanzo totalmente modernista, un non-romanzo quasi.
Prima di affrontarne la lettura sarebbe bene approfondire l'esperienza modernista, le teorie che ne sono alla base, il crogiolo di filosofia e psicanalisi che ne ha permesso e condizionato la nascita.
Influisce la nuova scienza: la psicanalisi di Freud rivela l'inconscio, Henri Bergson opera una distinzione tra tempo esteriore lineare e misurabile e tempo interiore dettato dalla coscienza, Einstein pubblica la teoria della relatività, nel 1927, anno di prima pubblicazione di Gita al faro, introdusse Heisenberg il principio di indeterminazione che influenzò anche tanta parte delle scienze umane letterarie.
L'indeterminazione rimette al centro l'uomo dopo un secolo orientato verso il positivismo e il flusso di coscienza di autori come Woolf, Proust e Joyce ne è la massima espressione.
Di queste teorie bisognerebbe tener conto leggendo Al Faro e soprattutto del saggio della stessa autrice "Una stanza tutta per sé".
Influisce la nuova scienza: la psicanalisi di Freud rivela l'inconscio, Henri Bergson opera una distinzione tra tempo esteriore lineare e misurabile e tempo interiore dettato dalla coscienza, Einstein pubblica la teoria della relatività, nel 1927, anno di prima pubblicazione di Gita al faro, introdusse Heisenberg il principio di indeterminazione che influenzò anche tanta parte delle scienze umane letterarie.
L'indeterminazione rimette al centro l'uomo dopo un secolo orientato verso il positivismo e il flusso di coscienza di autori come Woolf, Proust e Joyce ne è la massima espressione.
Di queste teorie bisognerebbe tener conto leggendo Al Faro e soprattutto del saggio della stessa autrice "Una stanza tutta per sé".
Ora non è mia intenzione redigere un'analisi o una recensione di questo romanzo modernista: altri molto più titolati e preparati di me lo hanno già fatto.
Il mio intento è fornirvi un'esperienza di lettura di Gita al faro dopo la lettura di Una stanza che abbrevierò GF e US per maggior scorrevolezza.
Lo spunto di lettura è, come sempre, totalmente personale, un tentativo di mettere nero su bianco le mie personali impressioni di lettura.
Protagonista di GF è la condizione della donna, della moglie, della madre. Ogni pagina trasuda la presenza della signora Ramsey che tesse, ripara, aggiusta, illumina, crea la vita e la casa. Al centro della famiglia c'è lei e il suo potere di trasformare in bellezza l'ordinario, di consolare, gratificare, inspirare. Tutti si appoggiano a lei, la stessa casa trae solidità dalla sue presenza:
- "Andavano da lei, spontaneamente, perché lei era una donna, tutto il giorno, con questa o quella richiesta; uno voleva una cosa, un altro un'altra; i ragazzi crescevano; a volte le sembrava di non essere altro che un contenitore di emozioni umane." e ancora "Esaltando così la sua abilità di circondare e proteggere, non le restava neppure un guscio di sé per potersi conoscere; tutto veniva generosamente donato e consumato"
Nulla resta alla signora Ramsey per sé stessa: tutto viene donato costantemente durante il giorno per questo
- "era un sollievo quando andavano a letto. Perché ora non era più costretta a pensare a nessuno. Poteva essere sé stessa e starsene sola. E di questo sentiva spesso l'esigenza - di pensare; no neppure di pensare. Di restare in silenzio: di restare sola. (...) Era libertà quella, era pace, era, più gradito di ogni altra cosa, un richiamarsi a sé stessi, riposare su una piattaforma di stabilità."
A queste frasi non posso non associare la frase madre di US: la necessità della donna, al pari dell'uomo sia ben detto, di ritirarsi in silenzio e solitudine.
- "In primo luogo avere una stanza tutta per sé"
e poi
Drawing room a casa di Jane Austen |
- "quando si misero a scrivere esse furono spinte, tutte, a scrivere romanzi. La cosa aveva forse a che fare con l'esser figlie della classe media, mi chiedevo; e magari con il fatto che una famiglia di classe media, all'inizio dell'Ottocento, possedeva una sola stanza di soggiorno per tutti i suoi componenti? Se una donna voleva scrivere era costretta a farlo nel soggiorno comune. E inoltre (...) perché venivano sempre interrotte. Eppure in quello spazio era più semplice scrivere prosa e narrativa che comporre poesia o un'opera teatrale."
E non solo la signora Ramsey è costantemente depredata della sua solitudine e della sua individualità: lei deve anche rassicurare continuamente un marito fragile, tutto immerso nello studio e insicuro, un uomo che non si sente considerato per quello che crede di essere e la prima persona a ritenere necessaria questa continua rassicurazione è proprio la signora Ramsey parlando di Carmichael, poeta disilluso:
- "Avrebbe potuto essere un gran filosofo, spiegò la signora Ramsey mentre scendevano la strada verso il villaggio di pescatori, ma aveva fatto un matrimonio sfortunato. "
Charles Tansley, studente in visita, non capisce o meglio, capisce quel che vuole lui e
- "Lo lusingava; (...) Affermando implicitamente, poi, come aveva fatto, la grandezza dell'intelletto dell'uomo, anche nella decadenza, e la subordinazione di tutte le mogli all'attività del marito, lo faceva sentire più soddisfatto di sé di quanto fosse mai stato."
La signora Ramsey consola così tutti gli uomini che desiderano essere incoraggiati, rinfrancati, apprezzati: attraverso le sue parole e il suo atteggiamento sembra avallare la necessaria subordinazione della donna. E il signor Ramsey, anche lui, ha bisogno di sentire quella donna inferiore per potersi sentire superiore:
- "E si chiese cosa stesse leggendo, e esagerava la sua ignoranza, la sua semplicità, poiché gli piaceva pensare che non era intelligente, che non aveva alcuna cultura letteraria. Si chiedeva se capisse quello che leggeva. Probabilmente no, pensava. Era di una bellezza stupefacente."
Eppure è lei, è la signora Ramsey che crea la superiorità del marito e di tutti i suoi uomini. E anche la superiorità delle sue figlie:
- "le sue figlie - Prue, Nancy, Rose - potevano abbandonarsi alle idee eterodosse che si erano costituite su una vita diversa da quella di lei; forse a Parigi; una vita più libera; in cui non dedicarsi a questo o quell'uomo"
E' la signora Ramsey che crea, dà vita
- "Ma lui voleva di più. Voleva simpatia, voleva prima di tutto che gli venisse data certezza del suo genio, e voleva quindi venire accolto nel cerchio della vita, riscaldato e rassicurato, voleva gli venissero restituiti i sensi, che la sua sterilità venisse resa fertile, e tutte le stanze della casa piene di vita - il salotto; dietro il salotto la cucina; sopra la cucina le camere da letto; e oltre ancora le stanze dei bambini; dovevano essere arredate, riempite di vita"
- Voleva sentirsi assicurare che anche lui viveva nel cuore della vita; che era necessario; non soltanto là, ma in tutto il mondo. Muovendo rapidamente i ferri lampeggianti, sicura, eretta, lei creava salotto e cucina, li faceva risplendere
- Lei gli assicurava, oltre ogni dubbio, con la sua risata, la sua sicurezza, la sua efficienza (...) che era vero; che la casa era piena; il giardino in fiore.
E' la signora Ramsey che crea la grandezza del suo uomo.
Così ne US
- "privi di fiducia in noi stessi siamo come neonati nella culla. E allora come possiamo fare a generare, nel più breve tempo possibile, questa qualità imponderabile e al tempo stesso così inestimabile? Pensando che gli altri sono inferiori a noi. Sentendo di possedere qualche forma innata di superiorità. (...) Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell'uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni normali. Senza quel potere la terra sarebbe ancora tutta giungla e paludi. Le glorie di tutte le nostre guerre sarebbero sconosciute. (...) Ciò serve a spiegare in parte la necessità che tanto spesso gli uomini hanno delle donne. E serve anche a spiegare perché gli uomini diventano così inquieti quando vengono criticati da una donna; e come sia impossibile per una donna dire loro questo libro è brutto, questo dipinto è debole, o qualunque altra cosa, senza procurargli molto più dolore e suscitare molta più rabbia di quanta non ne susciterebbe un uomo che facesse la stessa critica. Perché se lei comincia a dire la verità, la figura nello specchio si rimpicciolisce. Come farebbe lui a continuare a esprimere giudizi, a civilizzare indigeni, a promulgare leggi, a scrivere libri, a vestirsi elegante e pronunciare discorsi nei banchetti se non fosse più in grado di vedere sé stesso, a colazione e a cena, ingrandito almeno due volte la sua stessa taglia?
SBANG!
C'è un momento in cui la signora Ramsey emerge nella sua individualità e si scopre potenzialmente capace di specchiarsi anche lei, di fare qualcosa di più che non sia rifletter gli alti
- Era molto più vero l'interesse che aveva per gli ospedali e le fognature e le latterie. Quelli erano argomenti per i quali si accalorava, e le sarebbe piaciuto, se ne avesse avuto la possibilità, prendere la gente per la collottola e costringerla a vedere. Nessun ospedale in tutta l'isola. Un'autentica vergogna. Il latte che veniva consegnato a casa a Londra marrone per lo sporco. Avrebbe dovuto essere illegale. Una latteria modello e un ospedale nell'isola - queste due cose sì, avrebbe voluto farle , e farle lei stessa. Ma come? Con tutti quei figli? Quando fossero stati più grandi, allora, forse ne avrebbe avuto il tempo; quando fossero andati tutti a scuola.
E qui di nuovo ritorno a pensare a US
- Se solo la signora Seton e sua madre e la madre della madre avessero appreso la grande arte del far soldi e avessero lasciato il loro denaro, come avevano fatto i loro padri, e prima di loro i nonni, per istituire fondazioni e rettorati e premi e borse di studio, il tutto appositamente stanziato perché quelli del loro stesso sesso potessero servirsene (...).Solo che, se la Seton e quelle come lei si fossero dedicate agli affari sin dai quindici anni non ci sarebbe stata Mary. (...) Perché finanziare un college avrebbe comportato di fatto la soppressione della famiglia. Accumulare un patrimonio e mettere al mondo tredici figli - nessun essere umano avrebbe potuto farcela.
Questo ultimo punto lascia aperta una parentesi che chiuderò in un altro post non so quando. Deve ancora maturarmi in testa. So solo che parlerà anche di Cristina da Pizzano.
Ultimo punto e poi basta... ci sarebbe da scrivere un intero trattato ma non ne ho né i mezzi né il tempo visto che di solito scrivo anche io, come Jane, Virginia e tante altre donne della storia, tra una chiamata e l'altra (ho appena fatto una pausa per metter su l'acqua del minestrone).
Per tutto il romanzo ritornano alla mente della pittrice Lily Briscoe le parole dello studente Charles Tansey:
- "Le donne non sanno dipingere, non sanno scrivere"
E' come un mantra castrante che corre dall'inizio alla fine dell'opera e condiziona l'attività artistica della pittrice che non riuscirà a terminare il suo quadro se non a distanza di tantissimo tempo.
La mente torna immediatamente a US, a quel
- "Il mio posto è la ghiaia"
La donna non è autorizzata a calpestare l'erba dell'immaginaria università di Oxbridge: il prato è riservato solo ai membri del college e agli studiosi
- "I gatti non vanno in paradiso. Le donne non sono in grado di scrivere i drammi di Shakespeare"
E' così!
Affinché non solo se ne convincessero loro stessi ma soprattutto le donne, affinché non venisse loro in mente di scrivere, di produrre altro che figli e specchi.
E ora posso tornare al mio minestrone.
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