Daisy Miller è un racconto breve su di una ragazza americana in Europa che sfida le convenzioni sociali del vecchio mondo.
Il comportamento libero e civettuolo delle ragazze americane che Daisy incarna scandalizza la buona società e le chiude le porte dei migliori salotti.
La storia è narrata internamente dall'americano Frederick Winterbourne, uno gigolò alla ricerca di ricche signore da prendere all'amo, quando Winterbourne la conosce mette da parte per un momento le ricche signore per concentrarsi su questa giovane ereditiera.
Per tutto il racconto il protagonista si interroga sulla vera natura della giovane e infine decide che non vale la pena darsi cruccio per lei: non lo merita, è un'astuta ipocrita salvo poi ricredersi nel finale rimproverarsi di aver vissuto troppo all'estero: in America il suo comportamento sarebbe stato ritenuto nella norma, in Europa no e proprio per i suoi lunghi soggiorni nel vecchio continente Winterbourne comprende di aver perso quello spirito americano di leggerezza.
È un quadro sulla diversità dei valori tra vecchio e nuovo mondo ma è anche lo specchio di ciò che era ed è permesso al sesso maschile rispetto al sesso femminile: non c'è biasimo per Winterbourne e nemmeno per gli amici maschi con cui Daisy si accompagna: il biasimo ricade tutto su Daisy perché è donna e non le piace stare a casa a fare la calzetta.
Non solo è un quadro sulle diversità tra i due mondi, è anche il ritratto di un'adolescente in viaggio, in crescita, sotto la pressione di quello che la società si aspetta da lei. per descrivere un tipo di società una giovane donna è la protagonista ideale perché non c'è nulla che attiri più le critiche di una giovane e bella ragazza: la giovane è colei che deve mantenere la reputazione intatta, immacolata, presentare sempre il lato migliore di sé, esteticamente e moralmente.
Henry James, il maestro dell'ambiguità e del non detto, non ci permette di conoscere Daisy, i suoi pensieri ci restano oscuri, le sue parole, tutte dettate dall'urgenza o dall'entusiasmo, ci fanno sì intravvedere freschezza ma anche capriccio, un capriccio che infastidisce e alla fine non proviamo nessuna empatia nei suoi confronti: rimane una presenza passeggera nella vita di Winterbourne,
Sulla prosa di James non resta molto da scrivere: l'eleganza che lo contraddistingue e la capacità di descrivere con brevi tratti di pennello i suoi personaggi e le atmosfere conferiscono al racconto l'aspetto di un quadro, la naturalezza che pervade la narrazione è figlia del naturalismo flaubertiano ma se ne distacca nel momento in cui non ne sentiamo il peso e le pagine scorrono con leggerezza.
A un lettore attento non sfuggiranno echi di Emma Bovary, come un profumo di, più giovane, più bella, più ricca e con tutta la vita davanti per sbagliare.
Lo stile di James e la focalizzazione interna del narratore fanno pendere il lettore da una parte e dall'altra sul filo dell'instabilità sulla base dei sentimenti di Winterbourne, quel che il lettore pensa glielo suggerisce Winterbourne, quel che il lettore vede lo vede attraverso gli occhi di Winterbourne, non ha altri riferimenti e bisogna procedere molto cauti con questo tipo di narratore, non dare per scontato quel che si vede, sente, legge... per il lettore il divertimento in questo tipo di narrazione risiede proprio nel poter mettere in discussione la voce che racconta la storia e provare a ribaltare la prospettiva.
Bel riassunto/commento! Anche a me ha ricordato Emma Bovary, ma in quale modo l'ho trovata più innocente, poi che altro vittima delle malelingue. Credo alle parole dell'italiano che l'hanno definita innocente (e ingenua)... Ma non avevo capito che il protagonista fosse uno gigolò! Questo mi ha stupito!
RispondiEliminaEh.. si... Andava a caccia di ricche signore 😁
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