sabato 22 ottobre 2016

Grenouille novello Frankenstein? - Una mezza stroncatura de "Il Profumo"






















Quando mi immergo nella lettura di un nuovo libro è come se tutti i libri finora letti lo leggessero insieme a me, parola dopo parola, sottolineando somiglianze, plagi o differenze.

Accade anche con i libri insignificanti.

Anzi, forse proprio perché insignificanti accade che per dare giustificazione alle ore perse nella lettura io tenda a vederci ciò che magari neanche c'è.

E' quanto è accaduto leggendo "Il profumo" di Suskind, opera mediocre nella forma e nel contenuto di cui l'unica cosa che forse si salva è Parigi, le sue vie, i suoi profumi, le sue botteghe. Quando viene abbandonata Parigi il libro muore e si può tranquillamente accantonare.

250 pagine per narrare la vita di Grenouille, di un evil perfetto, un archetipo, senza morale, senza rimorso, senza... profumo.

Un personaggio che è pura ὕβϱις (Ýbris, superbia). Niente introspezione, niente coscienza, un personaggio talmente piatto e immobile che c'è da fare i complimenti all'autore per come è riuscito a tenersi lontano dalla tentazione di dare una giustificazione morale alla sua creatura.

E parlando di creatura non si può non pensare alla Creatura di Mary Shelley, mostro deforme nell'aspetto, in questo simile a Grenouille, ma tanto, tanto diverso per quanto riguarda la caratterizzazione del personaggio.

L'intuizione che in qualche modo giustifica la stesura di quest'opera è la determinazione dell'umanità attraverso il profumo, l'odore: un essere è umano ed esiste in quanto ha un odore ben specifico: sin dal principio madre e figlio si riconoscono e si accettano attraverso l'olfatto, il più primitivo dei sensi, quello più difficile da ingannare, l'odore che ognuno porta su di sé è ciò che ci definisce come persone così come ci definisce il nostro nome. Il nome definisce ciò che siamo, ci divide dal resto, ci manifesta come entità autonoma esistente separandoci dalla collettività e conferendoci dignità di persone.

Grenouille nasce senza odore

La Creatura nasce senza nome

Entrambi vengono rigettati e rinnegati dalla società, riconosciuti come il diverso, l'altro, per poi diventare agli occhi di chi osserva il שָׂטָן (Satàn in ebraico), l'avversario, "colui che si oppone", l'osteggiatore, l'aggressore.

Ma le differenze tra i due sono abissali.

La Creatura del dottor Frankenstein, cui è stato negato il nome, anela il riconoscimento, entrare a far parte della società, trae piacere dai fiori, dagli animali, desidera ardentemente essere amato e ricondotto in famiglia, in una famiglia qualsiasi e per un breve, brevissimo momento sembra riuscirci nell'incontro con un uomo cieco che lo accoglie in casa, gli parla con gentilezza, gli promette protezione. Poi, in un attimo, tutto è perduto, la felicità diventa dolore, il dolore odio, l'odio diventa desiderio di vendetta.

In Grenouille sembra esserci lo stesso desiderio: una volta compreso che è l'assenza di odore che lo allontana dalla società vive (e uccide) con il solo obiettivo di possedere un odore, anzi no, di possedere quell'odore che ispira amore, devozione, tenerezza, protezione. E quando finalmente riesce a possederlo, quando finalmente riesce a essere amato e apprezzato l'unico sentimento che prova è il disprezzo, il disgusto. Con in tasca la sua bottiglietta di odore perfetto si trastulla in sogni di gloria e potere, si congratula con se stesso per la sua superiorità nei confronti del genere umano ed... esagera.

L'Ýbris, la superbia che lo ha caratterizzato per tutta la sua vita sarà la causa della sua morte. Come Prometeo, come Lucifero cadrà.

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