lunedì 10 agosto 2009

Riccardo Prigioniero


Nel 1193, conclusa la spedizione in Terra Santa, Riccardo I si accingeva a tornare in patria. Venne catturato da Leopoldo V, duca d'Austria che lo cedette a Enrico VI, capo del Sacro Romano Impero.
Durante la prigionia Riccardo scrisse "Ja nus hons pris", Mai nessun prigioniero, diretto alla sorella Maria di Champagne, per esprimere il senso d'abbandono che lo aveva colto, lontano dal suo popolo, lontano dai suoi familiari.

Ja nuns hons pris ne dira sa raison Mai nessun prigioniero potrà esprimere
A droitement, se dolantement non: Bene quel che sente, senza lamentarsi:
Mais par esfort puet il faire chançon. Ma sforzandosi puo' comporre una canzone.
Mout ai amis, mais povre sunt li don. Ho molti amici, ma poveri sono i loro doni.
Honte i avront, se por ma reançon Saranno biasimati, se per non darmi riscatto,
Sui ça deus yvers pris. Son già due inverni che sono qui prigioniero.

Ce sevent bien mi home e mi baron, Ma i miei uomini e i miei baroni,
Ynglois, Normanz, Poitevin et Gascon Inglesi, Normanni, Pittavini e Guasconi,
Que je n'ai nul si povre compaignon Sanno bene che non lascerei marcire in prigione
Que je lessaisse, por avoir, en prison. Per denaro neanche l'ultimo dei miei compagni.
Je nou di mie por nule rentrançon, E non lo dico certo per rimproverarvi,
Car encor sui pris. Ma perché sono ancora qui prigioniero.

Or sai je bien de voir, certeinnement, Ora so bene, con certezza,
Que je ne pris ne ami, ne parent, Che un prigioniero non ha più parenti nè amici,
Quant on me faut por or ne por argent. Poiché mi si tradisce per oro o per argento.
Mout m'est de moi, mès plus m'est de
ma gent; Soffro molto per me, ma più per la mia gente,
Qu'après ma mort avront reprochement, Poiché, dopo, la mia morte sarà biasimata
Se longuement sui pris. Se a lungo resterò prigioniero.

N'est pas mervoille se j'ai le cuer dolant, Non c'è da meravigliarsi se ho il cuore dolente,
Quant mes sires mest ma terre en torment. Dato che il mio Signore tormenta la mia terra.
S'il li membrast de nostre soirement Se si ricordasse del nostro giuramento
Que nos feïsmes andui communement, Che entrambi facemmo di comune accordo,
Je sai de voir que ja trop longuement So con certezza che mai, adesso,
Ne seroie ça pris. Da così tanto sarei prigioniero.

Ce sevent bien Angevin et Torain, Lo sanno bene gli Angioini e i Turennesi,
Cil bacheler qui or sont riche et sain, Quei baccellieri che son sani e ricchim ora,
Qu'encombrez sui loing d'aus, en autre main. Che io sono lontano da loro, in mano ad altri.
Forment m'aidessent, mais il n'en oient grain. Mi aiuterebbero molto, ma non ci sentono.
De beles armes sont ore vuit et plain, Di belle armi e di scudi sono privi,
Por ce que je sui pris. Perché io sono qui prigioniero.

Contesse suer, vostre pris soverain Sorella Contessa, che conservi e protegga
Vos saut et gart cil a cui je m'en clain; Il vostro alto pregio Colui cui mi appello
E por ce que je sui pris. E per cui sono prigioniero.
Je ne di mie a cele de Chartrain, E non lo dico certo a quella di Chartres,
La mere Loëys.
La madre di Luigi.

Il realtà re Riccardo non fu abbandonato proprio da tutti, la madre Eleonora d'Aquitania scrisse più volte al papa Celestino III lettere accorate in cui implorava la liberazione del figlio:

Lettera I
"[...] Il nostro re è confinato e da ogni parte l'angoscia lo opprime. Voi vedete le cose, la caduta dell'impero, la malizia dei tempi, la crudeltà del tiranno che incessantemente forgia armi di iniquità dalla fornace dell'avarizia contro il re che, nel suo santo pellegrinaggio sotto la protezione del Dio dei cieli e il supporto della Romana Chiesa, ha catturato e costretto in catene e che sta uccidendo con la prigione. [...] Rattrista pubblicamente la Chiesa ed eccita i mormorii del popolo alle spese della considerazione che hanno di Voi che, di fronte a tale crimine, a tali lacrime, alle suppliche di così tante provincie, non avete inviato un messaggero a questi principi. Spesso, per cause insignificanti, i Vostri cardinali sono stati inviati in legioni, persino in regioni barbare; eppure per questa ardua causa comune non avete inviato un suddiacono o un accolita. Il profitto fa i legati oggi, non il rispetto per Cristo, né l'onore della Chiesa, né la pace dei regni o la salvezza delle popolazioni"

Lettera II
"[...] Padre di grazia, prego per la fama di abbondanza di vostra grazia, che liberiate l'innocente dalla bocca del leone e dalla mano della bestia. Quale vantaggio prendereste dal suo sangue, che è stato visto dalla vostra mano? Svegliatevi. Signore, perché dormite, alzatevi e non nascondetevi da noi per sempre. Se non il dolore di questa infelice peccatrice, o altissimo pontefice, possa il clamore del povero, la vista dell'incatenato, il sangue dell'ucciso, la spoliazione delle chiese e l'oppressione diffusa muovervi. [...] Quale scusa può modificare la vostra mancanza di cura quando è chiaro a tutti che avete il potere di liberare mio figlio ma non ne avete la voglia? nessun re, né imperatore, né duca è esentato dalla vostra giurisdizione"

Lettera III
"[...] Le mie viscere sono estratte da me, la mia famiglia è allontanata. Il giovane re (Enrico) e il conte di Britannia (Geoffrey), riposano nella polvere, e la loro infelice madre è destinata a essere tormentata irrimediabilmente dalla memoria della morte. Due figli rimangono a mio sollievo che oggi sopravvive per punirmi, miserabile e condannata. Re Riccardo è tenuto in catene. Suo fratello, Giovanni, riduce il suo regno con il ferro e lascia che si rovini con il fuoco. In tutto il Signore è crudele verso di me e mi attacca con la sua mano. I miei figli combattono tra loro in una lotta in cui, mentre uno è ridotto in catene, l'altro, aggiungendo dolore a dolore, medita per usurpare il regno con crudele tirannia.
[...+ Davvero Voi potreste offrire la vostra vita per lui, Voi che fin'ora non avete voluto dire o scrivere una parola. Tre volte ci sono stati promessi legati ma non sono stati inviati; se posso parlare francamente sono molto più "legati" (in catene) che messaggeri. Se mio figlio fosse in prosperità arriverebbero a una semplice chiamata perché si aspetterebbero ricca ricompensa."

Da queste lettere si intuisce che il papa preferisse temporeggiare per vedere un po' come andavano le cose: l'Inghilterra non era una potenza comparata al Sacro Romano Impero di Enrico VI così Celestino III si limitava a promettere ambasciatori senza però inviarli. Alla fine però, forse per il mutare delle circostanze, forse perché quella madre cominciava davvero a seccare, lanciò una scomunica prima contro Leopoldo V e, successivamente, contro Enrico VI. Contemporaneamente Eleonora trattò il riscatto del figlio pagando 150000 soldi, un po' di tasca propria, un po' frutto di una tassazione straordinaria.
Re Riccardo tornò a casa e Robin Hood non c'entra niente.


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