venerdì 9 agosto 2019

Lezioni Americane - architettura in letteratura


Un'opera di letteratura è come un castello di carta che per reggersi ha bisogno di una combinazione di elementi tra i quali la leggerezza, la rapidità, l'esattezza, la visibilità e la molteplicità.
Fondamentale è anche e soprattutto iniziare e finire bene.

Lezioni americane l'ho recepito come un manifesto non solo della scrittura del Calvino narrativo ma anche del Calvino maestro, c'è una lezione sottotraccia che non viene discussa ma corre lungo tutte le sue lezioni: la semplicità.

1) Leggerezza: per descrivere la pesantezza del mondo c'è bisogno di scostarcene e reagire, innalzarsi con un balzo e narrare con distacco. Tra gli esempi citati da Calvino più di tutti ho apprezzato la sua lettura dell'amore in Romeo e Giulietta di Shakespeare che contrappone il fardello sotto cui si trova il cuore di Romeo alle ali ai piedi di Mercuzio che gli permettono di volare. 

2) Rapidità: prendendo spunto dalle narrazioni popolari Calvino si sofferma sulla velocità data dalla selezione delle parti del racconto, dalla concatenazione logica degli eventi tra di loro, e dalle transizioni da un episodio all'altro che fungono da collante della struttura. Un esempio estremo di velocità nella narrazione è Le mille e una notte in cui Sherazade riesce a catturare l'attenzione del re incatenando una storia all'altra e interrompendosi al momento giusto.

3) Esattezza: significa un disegno dell'opera ben calcolato e l'evocazione di immagini visuali nitide con un linguaggio che sia il più preciso possibile in cui nessuna parola o espressione possa essere considerata sostituibile. L'immagine che racchiude in sé queste caratteristiche è quella del cristallo: estremamente complesso eppure lo si può tenere in una mano e ammirarne la complessità. Calvino sottolinea come, nel XX secolo, in un'epoca in cui il linguaggio perde progressivamente la sua forza conoscitiva, ci sia estrema necessità di utilizzare parole precise e insostituibili.

4) Visibilità: l'essenza visiva della letteratura. Per Calvino ogni narrazione inizia con una visione ed è questa visione che si deve trasmettere al lettore attraverso la scrittura. Calvino fa riferimento soprattutto a San Tommaso d'Aquino, a Loyola, a come il primo teorizzasse una visione proveniente da Dio e il secondo invitasse, nei suoi Esercizi spirituali, alla contemplazione di Dio come visibile. L'autore, nel capitolo, si interroga su cosa possa accadere all'immaginazione in un mondo in cui le immagini ci bombardano quotidianamente. 

5) Molteplicità: ambizione di un'opera dovrebbe essere quella di contenere in sé stessa l'intera realtà conosciuta, se la letteratura non si ponesse obiettivi inarrivabili non potrebbe sopravvivere. Il problema potrebbe insorgere nel momento in cui non si riuscisse a contenere la materia all'interno dei confini del testo, per questo è indispensabile progettare l'opera letteraria sin dall'inizio. Come fece Proust: la sua Recherche  nacque tutta insieme, inizio e conclusione, per poi espandersi dall'interno.

6) Cominciare e finire: questa lezione avrebbe dovuto aprire il ciclo di conferenze ma venne poi scartata per confluire nella sesta lezione che rimase incompiuta. Iniziare uno scritto significa per prima cosa distaccarsi dalle innumerevoli possibilità letterarie, stabilire i confini e la posizione in cui si dovrà collocare l'opera. 

In questo testo Calvino ha spiegato con una semplicità disarmante i meccanismi che fanno di un romanzo (o un racconto) un'opera d'arte, un classico: l'ispirazione è quasi secondaria, c'è attesa, dedizione, minuzia, cesello, ampliamento. 
C'è coerenza, c'è tensione verso un punto ben preciso che mai deve essere dimenticato.
C'è un che di matematico in questa opera, una scienza della letteratura. 
Fare di ogni parola una parola insostituibile, di ogni evento una necessità.

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