lunedì 17 settembre 2018

Oriana Fallaci - Il sesso inutile


I libri della Fallaci hanno due grossi difetti.

Il primo è che si polverizzano, si divorano, la lettura scorre troppo veloce su pagine dense di tutto per cui il piacere della lettura è un piacere sempre troppo breve.

Il secondo è che mancano le foto.
Questo Il sesso inutile e tanti altri sono libri reportage, ovunque andasse Oriana c'era sempre un fotografo al suo fianco a rendere con immagini ciò che lei rendeva a parole perciò i suoi libri appaiono sempre un po' zoppi, mancanti.
Avrei voluto vedere la sposa di Karachi, avrei voluto vedere le matriarche della Malesia, le Tanka del Fiume delle Perle e Han Suyin, avrei tanto voluto vedere Han Suyin come la vide Oriana.

Il sesso inutile è un giro del mondo in ottanta donne sulle orme di Phileas Fog alla ricerca della felicità per scoprire che là dove le donne erano libere e uguali è arrivato il credo religioso a sottometterle e limitarle, dove erano sottomesse è arrivata la politica a emanciparle. E tutte, sottomesse ed emancipate, sono ugualmente infelici, forse le più infelici di tutte sono le donne americane. Perché le donne americane in realtà sono uomini.

Il sesso inutile è osservato con sguardo interessato e parziale all'alba degli anni Sessanta con la rabbia, lo sdegno e l'arroganza che caratterizzano questa autrice sin dagli esordi, piena di difetti eppure così partecipe, così presente, così efficace.

Un viaggio intorno al mondo alla ricerca della felicità femminile iniziato con un'amica in lacrime e terminato con un'americana delusa.
Perché? Forse perché la felicità è libertà e le donne le proprie gabbie se le costruiscono da sole e, di nuovo forse, le ultime donne libere sono le matriarche che vivono senza uomini.
Guardie controllano i documenti al Luhu Bridge
al confine tra la colonia britannica di Hong Kong 
e Shum Shum in China
E ancora...
Ancora...

Ancora, 
forse 
non possono essere felici perché le donne attraversano ponti, sono ponti, ponti come quello tra Hong Kong e la Cina Rossa che gli uomini controllano e attraversano malvolentieri, e un fiume di madri, mogli e sorelle scorre per portare saluti e auguri a Capodanno, ponti come quello di Mostar, ponti tra passato e presente, tra Oriente e Occidente, sono i vascelli delle Tanka che nascono, vivono e muoiono sul Fiume delle Perle senza toccare mai la sponda. Se gli uomini sono terra e legati alla terra, le donne sono acqua sempre in movimento e portano con sé un po' di tutto quel che attraversano, sacerdotesse dell'unione e della memoria a ritmo di Hula.
Forse per questo le donne più felici del mondo sono le Matriarche, proprietarie della terra, legate alla terra che lasciano solo per recarsi dal dentista una volta l'anno.

Forse la felicità è stasi. 
La donna, si sa, è mobile.

Nessun commento:

Posta un commento